Musica

La mia Bologna, Beppe Maniglia e la città dei grandi artisti

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Io e Lucio Dalla, nel 2011, stavamo uno di fronte all’altro, ci guardavamo negli occhi da vicino. Era un pomeriggio, durante le prove dello spettacolo che si sarebbe tenuto quella sera, una sera di aprile, a Padova.

Suonava e cantava insieme al suo amico Francesco De Gregori che stava lì anche lui, vicino a noi. Erano concerti meravigliosi. Lucio, lo conoscevo fin da quando ero ragazzino, avevo 17 anni quando rimanevo delle ore in Piazza Maggiore a Bologna, in compagnia del mitico Beppe Maniglia, che suonava la sua chitarra vicino alla sua grande Harley Davidson, con amplificazione incorporata.

Io ero innamorato (e lo sono ancora) di Bologna, delle moto, delle chitarre, della musica e delle storie strane che mi raccontava il grande Beppe che forse per me era qualcosa di più, era Beppe “Il grande”.

Da lì, prima o poi passavano tutti, e quasi tutti si fermavamo. Il muscoloso chitarrista e artista di strada di origini ungheresi, attirava l’attenzione di chiunque. Beppe era un divo, aveva il suo palcoscenico naturale ed un folto pubblico. Vendeva i suoi CD, chiacchierava, raccontava storie, faceva foto con belle ragazze straniere, e suonava la chitarra elettrica bene.

Ogni tanto si vedeva Gianni Morandi, negli anni a seguire anche Vasco Rossi, poi si facevano due parole con Romano Trevisani (grande chitarrista bolognese purtroppo suicidatosi un paio di anni fa), con Ricky Portera, anche lui famoso chitarrista, e spesso, quando si trovava a Bologna, anche  con Lucio Dalla.

Beppe, io lo vedevo come un fratello maggiore. Addirittura fino a qualche anno fa, ci si vedeva ancora, e anche se lui non si ricordava sempre di me al primo colpo, quando capiva chi ero, rideva come un pazzo. Mi diceva sempre:“ Tu sei quel ‘cinno’ (ragazzino in dialetto bolognese) che veniva in bicicletta da San Lazzaro fino in centro a Bologna per stare ad ascoltare tutte quelle caz..te che raccontavo!”

Lui non sapeva, che per me, incontrarlo era stato come trovare una famiglia, che avevo iniziato a suonare la chitarra per merito suo e che aveva il grande pregio di avermi insegnato a sognare, raccontandomi le sue storie grottesche. Sempre lui mi aveva fatto capire che la libertà non ha prezzo, e tramite suo, avevo avuto l’occasione di vedere e a volte di conoscere tutti i più grandi artisti bolognesi. Insomma nei suoi confronti, provo ancora adesso ammirazione, gratitudine e affetto.  

È così che conobbi Lucio Dalla. Anche lui, come Beppe, non si ricordava di me al primo colpo, stavamo alcuni minuti uno di fronte all’altro, mentre io ero costretto a spiegargli chi ero. Quando lui capiva, mi abbracciava forte. Quante risate ci siamo fatte insieme. Se chiudo gli occhi me lo vedo ancora, arrivare alle due di notte da solo, in Piazza Maggiore.

Nel frattempo, io ero diventato un po’ più grandicello, e pur abitando in un’altra città, continuavo a tornare a Bologna per cercare il mio amico Beppe Maniglia, il quale nel frattempo aveva cominciato ad esibirsi in un altro dei suoi numeri. Gonfiava le boule di gomma, ci soffiava dentro sfinendosi i polmoni, fino a farle diventare enormi. Le boule erano quei contenitori morbidi con tappo che si compravano in farmacia e che si riempivano di acqua calda per metterle sulla pancia, quando si aveva male.

Ogni tanto ci penso ancora! Allora, sembrava che tutto fosse una storia infinita, e invece adesso sono passati tanti anni e in questo lungo arco di tempo sono cambiate tante cose. Se nel 2011 avessi saputo che il povero Lucio di lì a breve sarebbe morto, lo avrei abbracciato ancora più forte.

Io e lui ridevamo tanto quando gli ricordavo le corse che facevamo di notte insieme, gli scherzi agli amici, le battute, e tutto il resto, comprese le abbuffate notturne di brioche alla crema in quella piccola pasticceria che apriva alle sei di mattina.

Bologna era ed è una città meravigliosa, e forse per questo motivo è stata la città di grandi musicisti, cantanti, e autori. Bologna, metteva di buon umore.

Merito anche dei bolognesi, del loro prezioso spirito di condivisione di ogni cosa, un modo di fare che era vero, naturale, esemplare, spontaneo. Il condividere con il prossimo era considerato un modo per dimostrare di essereeducati. Forse è questo il segreto di quella città, la cui storia è ammantata di questi grandi artisti oltre a quelli già nominati: Gianni Morandi,  i Pooh, Raffaella Carrà, gli Stadio, Luca Carboni, Valerio Negrini (Pooh), Silvia Mezzanotte (Matia Bazar), Andrea Mingardi, Cesare Cremonini e i Lunapop, gli Skiantos, e  Claudio Lolli (solo per citarne alcuni).

In quel contesto di piazza, conobbi anche Claudio, persona fragile anche se sotto certi aspetti molto determinata. Grande cantautore. Ebbi la fortuna di risentirlo per telefono nel 2013 dopo circa 35 anni e di emozionarmi molto. Mi fece molto effetto, riascoltare la sua voce, mi fece molto male il fatto di percepire che non stava proprio bene. Ricordo anche lui con affetto.

Quando nel gruppo di amici, che si formava in Piazza Maggiore, c’ero anch’io, si comportava diversamente dal solito, sembrava come cercasse di essere un buon esempio per me. Avevamo 10 anni di differenza, a quei tempi erano tanti.

Tornando a Beppe, mi raccontano che dopo essersi candidato alle elezioni per diventare sindaco di Bologna, senza vincerle, è stato multato più volte e sfrattato senza pietà dal suo luogo di lavoro in piazza Maggiore a Bologna.

Dovrebbe avere 75 anni, chissà com’è.

Prima o poi andrò a cercarlo e insieme, come due star, andremo a bere due caffè (il whisky fa male) in via Rizzoli, al mitico Roxy Bar.

— Onda Musicale

Tags: Stadio/Luca Carboni/Claudio Lolli/Bologna/Cesare Cremonini/Pooh/Francesco De Gregori/Gianni Morandi/Matia Bazar/Silvia Mezzanotte/Ricky Portera/Raffaella Carrà/Carlo Zannetti/Andrea Mingardi
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