“Sul fondo” degli IVAS è un testo importantissimo, intenso e sofferto come intensa e sofferta è l’interpretazione di Fabiana Mariniello, dalla vocalità biascicata e pregna.
E non appaia irriverente o ardito l’accostamento ad un paroliere immenso come Roger Waters che le inquietudini ha profondamente esplorato: sul fondo dell’inizio del ventunesimo secolo le inquietudini sono evidentemente le stesse degli ultimi decenni del ventesimo secolo.
“Sul fondo” è anche il portato del tempo in cui un virus – come un blob o uno tsunami – travolge sistemi economici e idee di progresso seminando nuove inquietudini, tali che perfino Bob Dylan torna a scrivere un testo che è una lezione di storia sul più ripugnante degli assassinii (“Murder Most Foul”) e una riflessione sul mondo contemporaneo.
“Sul fondo” degli IVAS è anche una canzone importantissima perché oltremodo coraggiosa. Sì, coraggiosa perché non incline al commerciale: quasi sette minuti di durata le precludono passaggi radiofonici tra un jingle e l’altro e passaggi tra talent show televisivi. Coraggiosa perché i suoni sono lontani anni luce dal rap, dal trap, dall’autotune imposti da quel che resta dell’industria discografica italiana.
Coraggiosa perché i suoni sono integralmente suonati; niente campionamenti, niente sintetizzatori, niente ammennicoli elettronici. Le chitarre di Davide Marra e Stefano Cavuoti sono lancinanti, nel mood del brano, ma si lanciano in onirici assoli. Suoni moderni, freschi, garage ma non troppo, da cantautorato elettrico.
La costruzione del brano, poi, è dilatata, in modalità prog-rock: dopo la fine del cantato, la seconda parte del pezzo è introdotta dalle eteree note del sax di Luigi D’Auria che poi cedono il passo all’impeto delle chitarre che ben rendono il tormento che è sul fondo della mini-suite.
“Sul fondo” è la prorompente manifestazione dell’urgenza espressiva degli IVAS.
“Sul fondo”è l’originale via italiana all’Art Rock.
“Sul fondo” è l’accattivante prologo di un album del quale cresce con fervore l’attesa per una band che ha bisogno dei 43 minuti dell’LP oppure dei 78 minuti del CD per esprimere a pieno le idee racchiuse nei 7 minuti di questo brano.
“Sul fondo” è anche un originalissimo videoclip per la regia di Alex Ferricelli, che mescola immagini della band in bianconero / chiaroscuro e fiction che rappresenta vuoto e tormento, infanzia e vecchiaia, con un’esplosione di colori very psychedelic e onirica sulla ripresa strumentale del brano.
Da segnalare, inoltre, una citazione per immagini – al minuto 6’23’’ – del prisma di The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd che aggiunge valore all’accostamento di cui sopra.
Last but not least, oltre a quelli citati gli IVAS sono anche: Alessandro Caggiano – tastiere, Vincenzo Pecoraro – basso, Gianmario Sabini – batteria.
“Sul fondo” degli IVAS è uscito il 2 aprile 2020 per Fuffa Recordz.
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Originaria del Vallo di Diano, in provincia di Salerno, la band ha all’attivo l’omonimo EP d’esordio uscito il 3 marzo 2018 e i singoli “Penny” (23 marzo 2019) e “Overflow” (30 agosto 2019).
“Sto sul fondo, tra le cose che ho perduto. / Scavo a fondo tra quel che ho dimenticato.”
Alienazione, l’io e l’altro da me.
“There’s someone in my head but it’s not me”, “C’è qualcuno nella mia testa, ma non sono io”.
“Mi nascondo dai rumori e dalle voci che ogni tanto gridan così forte che non mi sento”.
Il silenzio dentro, fuori il rumore.
“You shout and no one seems to hear”, “Urli e pare che nessuno ti senta”.
L’altro da me, il silenzio dentro, il lato oscuro della luna.
“Sto fermo a contemplare spazi vuoti, disimparo a parlare”.
Vuoto interiore, incomunicabilità. Vuoto da colmare, spazio da riempire.
“What shall we use / To fill the empty spaces / Where we used to talk?”, “Come faremo / A riempire gli spazi vuoti / Dove di solito parlavamo?”
“Non riesco più a pensare, a immaginare quel che c’è aldilà.”
Come Pink, dietro il Muro
Carlo Maucioni