Lo scorso mese di febbraio (all’indomanio del Festival di Sanremo) scrivavamo sulle pagine del nostro giornale “Un po’ Marilyn Manson nel look, in po’ il primo Vasco nell’ispirazione musicale, Achille Lauro appare più geniale nei travestimenti che nella musica.”
“In giacca e cravatta non avrei ottenuto lo stesso riscontro. Il fine, in questi casi, giustifica i mezzi. Comunque io, che sono stato giudicato fino a stamattina, non posso permettermi di giudicare un altro artista. Amo tutti quelli che vogliono fare questo lavoro, a condizione che sappiano che la gente non va presa per il culo”. Una frecciata notevole, per rimarcare ancora una volta la sua vena anticonformista. Sì perché Renato Zero non si fa relegare nel recinto degli artisti di “tendenza”, di paragoni e accostamenti se ne sbatte, rivendicando giustamente la sua inimitabile originalità.
Contro le major e la “monnezza americana”
Ma il Re dei Sorcini ha sempre rifiutato anche le facili etichette, non ha mai fatto coming out vari e quando lo ritiene opportuno dice cose altamente fastidiose per il monopensiero dominante. Così, parlando del suo ultimo lavoro, non esita a lanciare una frecciata anche alle principali etichette discografiche: “Se le mie canzoni non piaceranno, si farà presto a togliere i dischi. Ma restituiamo al pubblico la possibilità di scegliere, al di là delle spinte delle major” che “fanno soldi in Italia, ma li reinvestono fuori e non valorizzano la musica italiana”.
Poi Renato Zero bacchetta pure le radio: “Nel nome del target, non passano le mie canzoni. De André, Guccini, Lauzi, Battiato sono stati abbandonati dalle radio che non danno la possibilità di ascoltare chi in questo Paese ha cantato alto. La monnezza la lasciassero agli inglesi e agli americani che a casa loro mettono musica buona, a noi ci mandano lo spezzatino”.
(di Alessandro Della Guglia – LINK)
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