Siamo a Guildford, capoluogo della contea del Surrey, zona sud-est dell’inghilterra nel 1957 e Michael John Cloete Crawford detto Mike è un bambino di 7 anni quando riceve in regalo una chitarra da 8 sterline che ha le corde di nylon ed è durissima da suonare.
Lui stesso ha dichiarato qualche anno fa di aver faticato non poco con quel primo strumento e che dopo un anno di prove riusciva a fare solo 3 accordi. Ancora adolescente alla Charterhouse School, prestigiosa scuola inglese, fa amicizia con un altro chitarrista che si chiama Anthony Phillips.
Ma lo avrete capito. Il musicista di cui vi parlo oggi è Mike Rutherford.
Con il compagno di scuola Anthony suona nel primo gruppo il cui nome è Anon, ma ben presto a loro si uniscono Peter Gabriel e Tony Banks ed insieme fondano i Genesis.
Quello che segue è storia e sul gruppo britannico è stato già detto tutto e non è su di loro che voglio accendere i riflettori, vorrei invece soffermarmi sulla figura del “musicista di classe”, serio e preparato, che costruisce la sua storia senza aver bisogno di manifestazioni teatrali, senza maschere, senza trucchi.
Nei Genesis convivono le due anime della musica di quel periodo: quella raffinata e preparata di musicisti come Mike Rutherford e Tony Banks e quella Rock tipicamente teatrale che viene incarnata da un frontman comunque straordinario e innovativo come Peter Gabriel.
Purtroppo, è molto più facile per un giornalista mettere in prima pagina i travestimenti di Gabriel sul palco, piuttosto che un bel giro di basso di Mike Rutherford o di un brano di uno dei più grande tastierista della storia del rock come Tony Banks con in suo Hammond L-111. Questo dualismo (involontario) provoca non pochi dissidi tra di loro dopo i primi concerti ma, per fortuna, i ragazzi sono intelligenti e diventano in breve tempo i migliori musicisti di quel periodo, esponenti di primo piano del genere che successivamente prende il nome di Progressive Rock.
Peter Gabriel è un genio indiscusso, innovatore rivoluzionario. Tony Banks, Mike Rutherford e successivamente anche Steve Hackett e Phil Collins sono invece grandi e straordinari musicisti.
Fra costoro ho scelto oggi di parlare di Mike Rutherford, forse quello meno fotografato e meno menzionato dai media in quel contesto, lavoratore instancabile che dopo l’abbandono di Anthony Phillips (che avviene nel 1971) continua a lavorare a The Musical Box, mentre il gruppo si vuole già sciogliere prima dell’arrivo di Steve Hackett. Non voglio nemmeno pensare a cosa poteva succedere senza un album come Nursery Cryme e, invece (fortunatamente) l’album arriva nel 1972 e il gruppo rimane unito regalandoci anche i dischi successivi Foxtrot e Selling England By The Pound, gioielli di valore inestimabile per la storia della musica.
Mike Rutherford anche se nella formazione storica è il bassista della band, in realtà è un polistrumentista e non è raro vederlo esibirsi con lo strumento a doppio manico basso/chitarra elettrica. Creatore della maggior parte dei “riff” dei Genesis, anche quelli che nel primo periodo portano la firma di tutta la band, ovvero fino a The Lamb Lies Down on Broadway e poi, dopo l’abbandono di Gabriel, diventa insieme a Tony Banks l’autore principale di molti brani famosi. E bellissimi.
Un grande musicista ha sempre molto da dire quindi, a partire dal 1980, la sua carriera musicale, come quella di Collins, si divide tra album con i Genesis di grande successo commerciale e album solisti. Ricordo con molto piacere Smallcreep’s Day un album basato sul racconto surrealista di Peter Currel Brown riadattato e suonato in perfetto stile prog, con una suite che occupa tutto il primo lato del disco in vinile. Nell’album Mike recupera anche il rapporto con Anthony Phillips che in quella occasione suona le tastiere.
Dal 1985 arrivano i Mike and the Mechanics, il progetto più riuscito dal punto di vista commerciale: otto album pubblicati tra il 1985 e il 2011, che producono Hit come The Living Years del 1989 e Over My Shoulder del 1995 .
Otto album, come le otto sterline spese per acquiatare la prima chitarra, sarà un caso?
Vincenzo Legno – Onda Musicale