Musica

Sanremo 2021?: “Se fossi un cantante quest’anno starei a casa”

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L’analisi di Maurizio Scandurra sui rischi da Covid-19 connessi al prossimo Festival. A tu per tu con il giornalista tv e critico musicale.

«La pandemia ha trasmesso alla musica la cornice dell’incertezza. Cantanti e case discografiche, che bene non se la passano affatto da tempo, specialmente in tempi di Covid-19 dovrebbero interrogarsi a fondo se valga o meno la pena armarsi di armi e bagagli e investire su Sanremo 2021, se tanto poi eventi e concerti non si possono fare».

A parlare è Maurizio Scandurra – critico musicale, giornalista cattolico e saggista noto per i suoi argomentati approfondimenti sul comparto dello showbusiness -, con una riflessione inedita rilasciata nei giorni scorsi alle principali agenzie di stampa italiane tra cui Ansa, Agenpress, Opinione e Adnkronos per la quale, anche durante il lockdown, spesso è intervenuto su più fronti in qualità di esperto formulando scenari plausibili sugli effetti psico-economico-sociali che la situazione in atto ha prodotto sull’industria del disco e della musica dal vivo.

 

Salve, Scandurra: quindi, quest’anno, secondo Lei i cantanti farebbero bene ad astenersi dal partecipare al Festival?

«Assolutamente sì al momento, per quanto ciò possa a primo avviso apparire potenzialmente assurdo. Inutile andare a promuovere dischi-novità che poi non possono tradursi in spettacoli pubblici e generare ricavi per l’indotto».

Perché?

«Da decenni ormai la musica si regge più su live che su diritti d’autore e royalties: complice, anche, la smaterializzazione del supporto fisico, di cd e vinili per via di internet. Partecipare a Sanremo significa di fatto centinaia di migliaia di euro di business plan messi sul tavolo. C’è il forte rischio di bruciare risorse, previsioni e investimenti. Quindi, se il contesto resterà tale, no concerti, no party. E zero euro in tasca. Per chi canta e per chi suona. Facchini, tecnici, autisti inclusi. Lo dico per primo in Italia ormai da mesi».

Che fare, dunque?

«Bene traslare in avanti ai primi di marzo la settimana festivaliera. Ma occhio a stabilire per tempo norme adeguate e certe circa il futuro di eventi in spazi aperti e al chiuso a elevata capienza, se vogliamo che dalla primavera 2021 in poi la musica torni seriamente ‘per le strade e fra la gente’, come cantava in ‘Canzone’ l’indimenticato Lucio Dalla».

Dice che basterà?

«Evitare inutili allarmismi, previsioni catastrofiche e complottismi di ogni genere calmierando il Sistema-Paese per consentire un’adeguata pianificazione economica agli operatori del settore è un altro passo importante da compiere in tal senso perché davvero ciò possa avvenire in serenità».

Giornalista tv, scrittore, saggista, collezionista, imprenditore e benefattore, ha scelto di concentrare parte della propria vita ed energie nel Monferrato. Com’è arrivato a Montiglio?

«Cercavo una dimora in zona. Tramite un annuncio sul web, la trovai: incantevole, in cima a una collina avvolta nel silenzio, con una vista mozzafiato. Ideale per pensare, scrivere e pregare, seguendo la regola aurea di San Benedetto da Norcia. Chiamai in municipio per avere notizie sul posto. Mi rispose il sindaco Dimitri Tasso, dicendomi che avevamo un amico fraterno in comune: l’avvocato vercellese Bruno Poy, scomparso nel 2017, cui devo la scoperta di questa terra meravigliosa».

Il motivo della cittadinanza onoraria conferitole dal Comune astigiano?

«Aver contribuito nel 2019, nell’anno del ventennale della fusione di Montiglio con Colcavagno e Scandeluzza, a promuovere il neofesteggiato paese ovunque possibile. Anche grazie al dono della ‘Campana dei Tre Comuni’, 53 centimetri di diametro per 110 chili posta innanzi all’ottocentesco palazzo civico».

All’interno di un’aiuola che ha fatto riallestire.

«Intitolata alla memoria di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, cui sono devotissimo, il santo sociale piemontese precursore del moderno welfare. Sono nato il 30 aprile, giorno a lui dedicato».

Da dove nasce la passione per le campane?

«Amo disegnarle e donarle, commissionandole alla molisana e rinomata ‘Pontificia Fonderia Marinelli’. Sono uno dei tanti modi per impreziosire un territorio: e abbellire un borgo, riavvicinando al contempo una comunità al senso di Dio, a valori quali etica e lavoro. Mi rattristano le chiese vuote: devo tutto alla Divina Provvidenza, inclusa la guarigione insperata da una tremenda depressione che mi colpì anni fa, facendomi perdere tutto».

Come ne è uscito?

«Grazie all’incontro, straordinario, con Don Adriano Gennari: un sacerdote cottolenghino che con l’esempio e le sue potenti preghiere di intercessione mi ha cambiato l’esistenza. Vengono da tutto il mondo, a Torino, per essere ricevuti da lui. Ogni epoca ha il suo Padre Pio».

Ha lavorato come giornalista e conduttore televisivo. Che cosa ricorda di quel periodo?

«Nel 2006, scelto come inviato dal grande regista Michele Guardì, esordii su Raidue a ‘Mattina in Famiglia’ in una rubrica sui musei italiani del collezionismo storico: lì nacque l’amicizia con Antonio Lubrano, che all’epoca conduceva il programma. Rammento con affetto un’edizione di ‘Telethon’, cui partecipai in studio con Pippo Baudo e l’indimenticato Fabrizio Frizzi. Apprezzo molto anche Alessandro Meluzzi, con cui ho condiviso bei momenti a Telelombardia. Indubbiamente, una delle stagioni migliori del mio percorso».

E’ anche critico musicale e biografo di molti artisti.

«Direi, più che altro curatore dei loro libri. Così è stato nel 2010 per ‘I ragazzi della Via Stendhal’ di Pietruccio Montalbetti, leader degli storici Dik Dik, e l’anno dopo ‘Quasi una confessione!’, prima opera da scrittrice dell’amica Ivana Spagna».

Un aneddoto curioso?

«Una volta, un grande cantautore mi chiese di rispondere al telefono di casa sua, perché stava per entrare in sala d’incisione. Giunse una chiamata: “Buongiorno, è l’ufficio del cantante Andrea Mingardi. Chi parla?”, esordii io. “Sono Mazzini, Mina Mazzini. C’è Andrea?”. Poco mancò che mi venisse un colpo!».

Colleziona anche oggetti curiosi: ventilatori, campane e persino autobus d’epoca.

«Sono tutti e tre amori legati ai miei più cari ricordi d’infanzia. I primi li preferivo alle macchinine e ai Lego, mentre le campane le ho sempre amate, e al tempo avrei pagato qualsiasi cifra per averne una a portata di mano, io che ero solito udirle e ammirarle dal basso verso l’alto come tutti, del resto».

E le vecchie corriere?

«Le prendevo con mia nonna Rosetta quando ero piccolo, sia in città che in gita con la parrocchia. Riportarle in vita, oggi come allora, restituendo loro la stessa identica bellezza degli antichi splendori, è un altro dei miei obiettivi. Farne veicoli di onestà, e di carità. E a bordo di questi giganti del passato ripercorrere le strade, i borghi, le colline con la stessa, sana euforia e genuinità dell’Italia del Dopoguerra. Quella del boom, dei film di Fellini, di ‘Lascia o Raddoppia’. Quando ci si radunava tutti in piazza a vedere insieme la tv, in cui la famiglia e buon vicinato avevano ancora un senso e contavano qualcosa».

Un libro che ama?

“Un uomo onesto di Monica Zapelli, una sorta di moderno vangelo per la sana educazione civica sul campo di chi opera nel pubblico. Dato il momento in corso, auspicherei che Sperling & Kupfer lo ristampasse per il valore intrinseco dell’opera. Narra la tragedia di Ambrogio Mauri, famoso industriale dei pullman che pagò con la vita il rifiuto a piegarsi alla ‘logica’ delle tangenti. Un uomo simbolo nella lotta alla corruzione che andrebbe decisamente riscoperto”.

Prossimi obiettivi?

«La progressiva riqualificazione di Montiglio, con uno specifico incarico per grandi eventi e recupero della memoria storica e religiosa conferitomi dal Sindaco, Covid permettendo. E continuare a fare del bene».

E In tv?

«Ho dei progetti. Stimo molto il tg di Enrico Mentana e La7, su tutti il coraggio e l’onestà intellettuale di Massimo Giletti. E la nuova Retequattro con Mario Giordano, Paolo Del Debbio, Nicola Porro, Gianluigi Nuzzi, Barbara Palombelli e la rivelazione Veronica Gentili: persone con cui sarei felice di lavorare. Se vogliamo, i sogni si avverano».

 

  Luana Genta 

— Onda Musicale

Tags: Ivana Spagna/Mina/Festival di Sanremo/Pippo Baudo/Andrea Mingardi/Maurizio Scandurra/Covid-19/lockdown
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