"Di ferro e cuoio" è il romanzo d’esordio di Marco M. Colombo, voce e penna della cult band Carver, e precedentemente frontman dei Motel 20099, nonché poeta, uomo d’affari, esploratore ed ala sinistra.
Di ferro e cuoio è un’epica cavalcata noir metropolitana, violenta, brutale, irriverente e poetica come solo un sonetto di periferia sa, e può essere.
È un romanzo di formazione che si snoda dagli anni 90 ai nostri giorni, sempre in bilico tra tenerezza e violenza, narrato in prima persona con il disincanto profondo e consapevole di chi è cresciuto respirando a pieni polmoni, una tensione latente, invisibile, dissimulata, sempre ad un passo dall’esplicitarsi ma senza mai dare l’impressione di volerlo veramente fare.
Il romanzo è pervaso di un’ostilità così sottile da essere un qualcosa di cui non si parla, a cui non si attribuisce un nome, ma è ben presente in ogni pagina, tanto da essere sempre sottesa in ogni azione narrata. Amicizia, bande giovanili, lealtà, calcio di strada, sesso, droga, vandalismo, malavita, poesia, dolcezza, fragilità e amore coesistono in Di ferro e cuoio in perfetta armonia, come in un micidiale sfrontato cocktail di influenze che spaziano dall’Eduard Limonov di “Eddy Baby ti amo” ai film di serie B di delinquenza adolescenziale dei primi anni 90, passando per i “Basketball Diares” di Jim Carroll e le chiacchiere raccolte nei discorsi carpiti nei bar o in metropolitana.
Di ferro e cuoio è una risata amara impertinente e iconoclasta di cui non ci si dimentica facilmente e a cuor leggero. A Di ferro e cuoio hanno collaborato anche altri artisti, rendendo il tutto un prospetto multidimensionale. Matteo Cantaluppi, uno dei produttori musicali più in vista oggigiorno, fresco di secondo posto all’ultimo Festival di Sanremo con Francesco Gabbani e l’uomo della stanza dei bottoni dietro il successo pop di Thegiornalisti, Bugo, Di Martino ecc. ma anche nume tutelare di progetti fra i più arditi della musica colta e sperimentale in ambito ambient, ne ha curato la colonna sonora originale.
All’interno del romanzo, le visionarie illustrazioni sono affidate al digital artist Josè Sala, mentre alle grafiche di copertina hanno lavorato Andrea Giambelli e Francesca Oprandi graphic designers di stanza in quel di Toronto. Infine il regista Simone Scafidi, candidato all’ultimo Festival del cinema di Venezia per il miglior documentario sul cinema, ha curato la bellissima e potente prefazione.
(sal)
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