All’inizio dell’anno il chitarrista Kirk Hammett (Metallica), 58 anni, ha partecipato al Peter Green Tribute, un concerto organizzato al Palladium di Londra per omaggiare il grande chitarrista dei Fleetwood Mac e la storia della band.
In quell’occasione, Hammett ha avuto la possibilità di condividere il palco con tantissime leggende del rock, come David Gilmour dei Pink Floyd o Pete Townshend degli Who.
Quella performance per lui ha rappresentato una grande emozione:
Per me è stato come ricevere una conferma da parte di un gruppo di musicisti che sono stati le mie prime fonti di ispirazione – ha commentato in proposito Kirk Hammett in un’intervista per So What – quando ho iniziato a suonare la chitarra, ascoltavo Jimi Hendrix, Jeff Beck, Eric Clapton, Jimmy Page, Joe Perry, Brad Whitford, Ritchie Blackmore, quindi conoscevo il blues. Proprio per questo, conoscevo anche B.B. King, Buddy Guy, Albert King, Freddie King. Nei primi due o tre anni di studio della chitarra, insomma, io sono stato totalmente immerso nell’hard rock britannico che aveva una base blues. Così ho imparato a suonare il blues, è diventato parte della mia tecnica e l’ho inserito spesso anche nelle canzoni dei Metallica”.
Tornando all’esibizione al Palladium, Kirk Hammett ha spiegato:
Mick Fleetwood mi ha invitato, lui è la persona più dolce che si possa incontrare – ha sottolineato – e così mi sono ritrovato lì seduto, con personaggi come Billy Gibbons e David Gilmour. Poi all’improvviso sono arrivati anche John Mayall, Bill Wyman e Steven Tyler. Io me ne stavo lì e pensavo ‘Ok, tutte queste persone mi guarderanno mentre proverò The Green Manalishi con la band cardine della serata’. Avete presente la pressione che si prova quando senti gli occhi della gente addosso? Questa è stata probabilmente una delle esperienze più spaventose della mia vita, da far rizzare i capelli – ha sottolineato – Allo stesso tempo, però, è stata anche incredibilmente stimolante, oltre che una vera rivendicazione. La cosa divertente è che io ero ‘il tipo heavy metal’, giusto? Quando sono arrivato alcuni musicisti che non mi conoscevano erano un po’ titubanti, così sapete cosa ho fatto? – ha proseguito – ho iniziato a suonare dei licks blues. Ho iniziato a suonare qualcosa di Stevie Ray Vaughan, poi alcune canzoni dell’album Blues Breakers di John Mayall. Dopo due o tre minuti loro hanno capito che conoscevo il blues e all’improvviso ai loro occhi sono diventato come una bellissima donna o qualcosa del genere! Sono venuti tutti da me, hanno iniziato a parlarmi, a farmi domande ed è stato un modo di rompere il ghiaccio del tutto inaspettato. All’improvviso mi hanno accolto in un modo caloroso al quale non avrei mai creduto. Nei due giorni successivi – ha concluso – ho sentito dire di me ‘Sì, è un musicista blues, sa suonare il blues, sa quello che fa’. È stato incredibile, non riuscivo a crederci”.
Tra i giganti della musica che Kirk Hammett ha avuto il piacere e l’onore di incontrare quel giorno c’è anche David Gilmour:
È un tipo davvero gentile, è un gentleman. L’ho rivisto il giorno dopo averlo incontrato e mi ha detto ‘Ehi, come va Kirk?’. Dentro di me ho pensato ‘Accidenti, mi ha davvero riconosciuto e considerato per due giorni di fila!’”.
Con questa esperienza, Kirk ha capito come rapportarsi con musicisti di questo calibro e come evitare di dire qualche sciocchezza, facendo una brutta figura:
Per non dire cose strane – ha spiegato – ho messo a punto un approccio sicuro, ossia inizio a parlare degli strumenti e dell’attrezzatura. Con Gilmour ho quindi iniziato a parlare del suo amplificatore. La cosa sorprendente è che ogni volta che suonava, iniziava con una canzone dei Fleetwood Mac e finiva con un pezzo dei Pink Floyd. Santo cielo! C’erano anche i Pink Floyd lì! – ha scherzato il chitarrista americano – ogni volta che suonava quella chitarra sembrava di essere ai tempi di The Dark Side Of The Moon. Era assurdo. Il suono della sua chitarra è così caratteristico che qualsiasi cosa suoni ricorda i Pink Floyd”.
Infine, Hammett ha raccontato che di recente ha iniziato ad ascoltare gli Who, una band della quale non era mai stato un fan. Adesso che li ha conosciuti meglio, però, ha iniziato ad apprezzarli. L’anno scorso ha avuto la possibilità di conoscerli per uno show all’Hollywood Bowl insieme a un’orchestra:
Ero così entusiasta – ha raccontato in proposito – ho incontrato Pete Townshend e Roger Daltrey per la prima volta! Sono rimasto scioccato per quanto sono stati amichevoli. Rimango sempre stupito per queste cose. È stato grandioso”.
Per il chitarrista dei Metallica è stata una grande emozione poter ascoltare dal vivo Pete Townshend, che lo ha colpito per il suo grande talento e la sua tecnica.
Quando è arrivato il suo turno, anche in questo caso è salito sul palco intimorito per eseguire The Green Manalishi:
Subito dopo la mia esibizione, ho sentito qualcuno che mi afferrava per un braccio – ha raccontato il chitarrista – mi sono girato ed era Pete! Mi ha detto ‘Amico, sei stato davvero grandioso, hai suonato davvero, davvero bene!’. Io gli ho risposto ‘Grazie Pete!’. È stato incredibile, perché io ho sempre pensato che lui avesse un carattere estroverso ma, al contrario, è stato molto tranquillo per tutto il tempo. Se n’è stato seduto in un angolo e in realtà mi è sembrato molto più introverso di quanto pensassi. Questo – ha concluso – mi ha permesso di relazionarmi con lui più facilmente perché anche io sono così”.
Pur essendo anche lui un musicista famoso e con decenni di carriera alle spalle, di fronte a queste leggende della musica Kirk Hammet ha saputo comportarsi con grande umiltà ed è riuscito a dare il massimo, nonostante l’emozione, ricevendo così i complimenti da parte dei suoi idoli di sempre.
(fonte: virginradio)