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“Listen To The Band”: la storia dei Monkees [Terza Parte]

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Eccoci arrivati al racconto del penultimo anno di vita dei Monkees. Il 1969 – momento storico che vedrà la nascita di capolavori quali Abbey Road, Let It Bleed, Arthur, Tommy – per i Monkees non si apre nella maniera più felice.

 Come abbiamo visto, il gruppo, dopo la tournée di fine 1968 in Australia e Giappone, aveva perso Peter Tork, stanco degli impegni e delle tensioni che affliggevano il gruppo e che risultavano essere forieri di non poco stress. Invece di interrompere la propria attività o di reclutare un nuovo membro (come nello stesso periodo fecero i Kinks con John Dalton), i Monkees scelgono di andare avanti come trio. Lo testimoniano le copertine dei due dischi dati alle stampe nel corso dell’anno, cioè Instant Replay [uscito il 15 Febbraio] e The Monkees Present [uscito il 1º Ottobre].

Vediamo brevemente la storia di Instant Replay. Il disco nasce probabilmente su istanza di Brendan Cahill – direttore musicale e road manager del gruppo – il quale ritiene che un modo per riprendere quota dopo un periodo di evidente calo del successo commerciale consista nel concepire un disco in cui trovino spazio quelle canzoni che, per una ragione o per l’altra, non erano state inserite negli LP precedenti (i box sets nonché le edizioni deluxe della discografia dei Monkees confermano il loro frenetico lavoro in quattro anni di attività in studio). La scaletta di Instant Replay viene progettata mettendo insieme sei canzoni nuove e riesumandone altrettante, alcune delle quali risalenti addirittura al 1966, come nel caso di “Tear Drop City” (il cui nastro viene accelerato, cambiandone la tonalità) e di “I Won’t Be the Same Without Her”(unica apparizione “virtuale” di Tork); “Just a Game”, scritta da Dolenz, data alle sessioni per Headquarters (quindi ad inizio ‘67).

“Tear Drop City”– in abbinamento con “A Man Without A Dream” – fu il primo dei tre singoli del 1969, pubblicato l’8 Febbraio [Colgems 5000]. Per informazioni più dettagliate si rimanda al libretto dell’edizione in formato CD.

Nel corso dell’anno i Monkees continuarono ad essere impegnati nel partecipare a numerosi programmi televisivi – come The Glen Campbell Goodtime Hour, The Johnny Cash Show, Hollywood Squares, Laugh-In – oltre che in diverse pubblicità della Kool Aid (preparato per bevande) e della Post (marca di cereali simile alla più famosa Kellogg’s). Quest’ultimo marchio era quello delle scatole di cereali dalle quali si ritagliava un 45 giri di cartone che si poteva tranquillamente ascoltare su un comune giradischi (cercare su YouTube per credere!).

Il secondo singolo del 1969 fu “Listen To The Band“ – in abbinamento con “Someday Man” – pubblicato il 26 Aprile [Colgems 5004]. Il Lato A, una poderosa composizione country-rock di Nesmith, si piazzò nelle classifiche ad una posizione più elevata del brano cantato da Davy Jones (contrariamente a quanto era solito verificarsi). A “Listen To The Band” / “Someday Man” seguì un terzo singolo, “Good Clear Fun” / “Mommy And Daddy”, pubblicato il 6 Settembre con la sigla Colgems 5005. Entrambi i 45 giri anticipavano quello che sarebbe stato il nuovo LP, cioè The Monkees Present (uscito il 1° Ottobre), l’ultimo lavoro a contemplare anche la presenza di Nesmith, dimissionario ad inizio 1970 per poter inseguire la propria vocazione compositiva.

Per quanto riguarda le tournée, l’ultimo anno dei Monkees come trio paradossalmente fu caratterizzato da una raffica di spettacoli dal vivo che coprì quasi ininterrottamente il periodo dal 29 Marzo al 6 Dicembre. Come ebbero modo di osservare anche i giornali dell’epoca, le esibizioni di Dolenz, Nesmith e Jones erano arrivate a durare circa due ore, con una scaletta che per forza di cose si era notevolmente allungata rispetto agli esordi di pochi anni prima. Il tour, anche se apprezzato dal punto di vista dei brani proposti, di contro era stato criticato per il fatto di aver posto in apertura dei concerti un gruppo R&B, Sam And The Goodtimers, scelta che mal si conciliava con lo stile dei Monkees (un po’ come l’aver loro abbinato la Jimi Hendrix Experience nel 1967). L’estenuante tournée, in cui alcune date furono cancellate per via della scarsa vendita di biglietti, non riuscì a risollevare le fortune del gruppo.

1970. Cala il sipario sull’avventura dei Monkees.In Aprile, dopo aver recitato nell’ennesimo spot della Kool-Aid, Michael Nesmith lascia il trio. Da circa due mesi era di fatto impegnato con i suoi nuovi amici della First National Band ad incidere canzoni per i primi due dischi del gruppo – Magnetic South (che esce in Giugno) – e Loose Salute (che esce in Novembre, dopo una gestazione durata da Aprile ad Ottobre). Dolenz e Jones restano in pista solo per assolvere all’obbligo contrattuale di fornire un nuovo disco. Changes (uscito in Giugno, lo stesso mese dell’esordio di Nesmith), viene imbastito in buona parte con materiale scartato da sessioni del triennio precedente, mentre il materiale nuovo di zecca viene registrato a New York tra Febbraio e Aprile. L’unico singolo tratto dall’LP – “Oh My My / “I Love You Better” (uscito il 1º Aprile, Colgems 5011) si piazza ai piani bassi della classifica, mentre in disco in sé non la vede nemmeno per sbaglio (si rifarà nel 1986, in concomitanza con la tournée per il 20° anniversario del gruppo, entrando nella Billboard 200). Il 22 Settembre Dolenz e Jones registrano “Do It in the Name of Love” e “Lady Jane”: saranno i brani dell’ultimo singolo a nome Monkees, pubblicato nell’Aprile 1971 (negli Stati Uniti, persi i diritti di utilizzo del nome del gruppo, pubblicheranno il 45 giri a nome loro).

Tra alti e bassi, momenti di tensione e feroci critiche, i quattro ragazzi – scritturati per una serie tv che avrebbe dovuto raccontare le vicende di un immaginario gruppo rock sulla falsariga dei Beatles – dimostrarono (non sempre con fortuna e successo) di avere una loro personalità e una loro identità, elementi che riversarono in ben nove dischi distribuiti in soli quattro anni (li possiamo ascoltare nel cofanetto che li riunisce tutti insieme, pubblicato dalla Rhino quattro anni fa per il 50° anniversario del gruppo). Il 2016 è stato un anno trionfale, l’occasione per celebrare – anche con un nuovo disco (Good Times!, l’ultimo con Tork ancora vivo, essendo scomparso nel 2019) – l’eredità di un gruppo che è riuscito a lasciare un’impronta nella Storia e che ancor oggi riscuote successo e guadagna nuovi fan.

 

 

    Massimo Bonomo – Onda Musicale

 

 

 

 

 

 

— Onda Musicale

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