Ricorre proprio oggi la morte di Michel Petrucciani, primo artista non americano a firmare per la Blue Note Records.
Considerato da molti come uno dei più grandi pianisti jazz di tutti i tempi nel corso di una carriera relativamente breve, Michel Petrucciani ha superato gli effetti della sua malattia ossea per diventare uno dei maggiori artisti nel mondo del jazz.
Michel Petrucciani è nato il 28 dicembre 1962, con una grave disabilità fisica, l’osteogenesi imperfetta nota anche come “malattia delle ossa di vetro”. Nato da genitori italiani a Montpellier in Francia, non poteva camminare e le sue ossa si frantumavano costantemente.
Interessatosi al pianoforte alla tenera età di 3 anni mentre guardava un programma televisivo con Duke Ellington, Petrucciani fu incoraggiato da suo padre, un chitarrista jazz siciliano, il quale portò a casa un pianoforte malconcio abbandonato nella base militare dove prestava servizio. Quello strumento cambiò la vita di Michel. Infatti un anno dopo, all’età di 4 anni iniziò i suoi studi in pianoforte. Il superamento degli ostacoli della sua malattia genetica includeva ausili costruiti apposta per lui per potergli permettere di raggiungere i pedali del pianoforte. La condizione tuttavia non ha influenzato le sue mani ed ha potuto studiare pianoforte classico per 8 anni.
La prima apparizione significativa di Petrucciani fu al Cliousclat Festival quando aveva appena 13 anni ed è proprio lì che fu scoperto da Clark Terry, il quale lo presentò a un certo numero di musicisti jazz espatriati e questo incoraggiò il giovane Petrucciani ad abbracciare il jazz come un linguaggio musicale piuttosto che come musica classica.
A 18 anni, nel 1982, lasciò la Francia per raggiungere l’America e viene presentato al sassofonista Charles Lloyd. Quest’ultimo rimase così colpito dal pianista che lo aiutò a lanciare la sua carriera americana nominandolo suo mentore e assumendolo per il suo quartetto. Insieme registrarono un album dal vivo “Montreux 82”.
Durante la sua permanenza negli Stati Uniti Petrucciani ha avuto l’opportunità di suonare con molti giganti del jazz tra cui Dizzie Gillespie.
Nel 1986 è diventato il primo francese a firmare un contratto per la leggendaria etichetta Blue Note. Tra il 1985 e il 1994, il pianista ha realizzato sette album per la Blue Note Records incluso il suo acclamato LP di canzoni originali “Michel Plays Petrucciani”. Tra gli altri suoi album per la famosa etichetta ci sono “Pianism”, “Music” e “Playground”.
Oltre alla sua straordinaria carriera da solista, Petrucciani è stato un collaboratore molto richiesto ed un sideman per alcuni dei grandi nomi della musica.
Fu invitato dal trombettista Freddie Hubbard a unirsi alla sua band All Star e lavorò anche con il sassofonista tenore Joe Henderson. Petrucciani ha anche registrato album con il sassofonista Lee Konitz e il maestro di violino Stéphane Grappelli.
Van Morrison fu felicissimo di aver accettato di suonare con lui al Montreux Jazz Festival del 1984 e fu in quel luogo, due anni dopo, che Petrucciani si unì a Wayne Shorter e Jim Hall per registrare il superbo album dal vivo “Power of Three”.
Una delle più grandi collaborazioni del pianista è stata con Joe Lovano per l’album “From the Soul” registrato il 28 dicembre 1991 agli Skyline Studios di New York.
Petrucciani è stato anche insignito del prestigioso Prix Django Reinhart e nel 1984 il suo album solista “100 Hearts” ha vinto il Grand Prix Du Disque, l’equivalente francese di un Grammy Award. Nel 1994 è stato nominato cavaliere della Legion d’Onore a Parigi.
Petrucciani non credeva nel genio, ma nel duro lavoro; verso la fine della sua vita stava cercando di fondare una scuola di jazz a Parigi. Era ancora pieno di ambizioni e progetti musicali quando il 6 gennaio 1999 a soli 36 anni muore per una grave polmonite. È sepolto nel cimitero di Père Lachaise a Parigi accanto alla tomba di Chopin.
Nel 2011 è stato protagonista di un affascinante documentario del regista britannico Michael Radford, noto per il suo film di successo “Il postino”.
Il documentario mostra il pianista come un personaggio carismatico e amante del divertimento. Radford lo ricorda così: “Michel simboleggia il combattimento dell’essere umano. Quel combattimento che consiste nel superare le avversità e nel vivere fino in fondo, ottenendo tutto il possibile dalla vita”.
Doveroso è ricordare una sua frase per poter riflettere il suo modo di vivere spensierato e intenso la sua vita nonostante fosse atipica: “le persone non comprendono che per essere un essere umano non è necessario essere alti un metro e ottanta. Ciò che conta è ciò che si ha nella testa e nel corpo. E in particolare ciò che si ha nell’anima.”
Myriam Al Jazazi – Onda Musicale