Chissà se cinquanta anni fa, dopo il recente acerbo Writer, il suo album d’esordio, Carole King potesse immaginare che Tapestry diventasse un capolavoro e il manifesto del cantautorato al femminile.
Carole si chiama Klein, ma suona meglio King.
Nasce il 9 febbraio 1942 a Brooklyn, New York, sotto il segno dell’acquario da una famiglia ebraica. “Il primo mobile nella casa dei miei genitori è stato un pianofortee per me è stata una grande opportunità. I miei genitori mi hanno supportato, mi hanno fatto conoscere le arti e la musica. Mia madre mi ha portato a decine di spettacoli a Broadway: penso che vivere a New York mi abbia introdotto a un mondo di grandi opportunità” racconta la dolce Carole, che inizia a suonare il pianoforte da bambina e presso la James Madison High School forma un quartetto vocale chiamato Co-Sines.
Il suo primo successo
Al Queens College ispira Neil Sedaka per il suo primo successo “Oh! Carol” al quale la cantautrice risponde con tutta la tenerezza e la dolcezza che la contraddistingue “I never hoped that you’d remember me / I never dreamed you’d put me in a song – Oh! Neil”. Conquista prima il cuore di Paul Simon e poi quello di Gerry Goffin con cui si sposa a soli 17 anni incinta della sua prima figlia Louise. La coppia avrà un’altra figlia, Sherry, e una serie impressionante di hit da primato in classifica come ad esempio The Loco-Motion portata al successo da Little Eva nome d’arte di Eva Boyd la colf di casa Goffin, Upon the Roof scritta per i Drifters e la celebre You Make Me Feel Like A Natural Woman interpretata da Aretha Franklin.
Cantautrice antesignana
Carole King “E’ stata una delle prime cantautrici ad attingere a questioni sociologiche come nel brano Will You Love Me Tomorrow scritto per le Shirelles. Ha superato gli ovvi temi dell’amore e del sesso, era in anticipo sui tempi” afferma il cantautore statunitense Jimmy Webb. Insieme al duo Bacharach -David, Carole e Gerry diventano gli autori di maggior successo degli anni Sessanta: il loro è uno stile unico, che si discosta dai cliché dell’epoca. Non a caso gli stessi Beatles ai loro esordi affermano di volersi ispirare agli schemi compositivi del duo. Purtroppo l’esplosivo successo si scontra con i tormenti sentimentali che conducono i coniugi al divorzio nel 1968. E come spesso accade, nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità, così Carole si rifugia nella musica e trova il coraggio di cantare in prima persona le sue canzoni.
Le sue interpretazioni sempre intense e sentite e la sua tonalità elegante e raffinata arrivano dritte al cuore.
Il suo primo album solista del 1970, Writer, non è un grande successo ma permette già di apprezzarla in tutto il suo talento. Contiene infatti la celebre “Goin’ back” resa famosa da Dusty Springfield e interpretata successivamente da artisti del calibro dei Queen, Byrds e Pretenders. Falliscono anche le seconde nozze con il bassista Charles Larkey e la King trova nel pianoforte il suo approdo sicuro, la sua possibilità di riscatto. A febbraio 1971 pubblica Tapestry, un album perfetto, nelle cui trame si abbracciano tanti sentimenti profondi. L’album ha un successo immediato sia tra il pubblico che tra la critica e viene riconosciuto come uno dei simboli della musica cantautorale statunitense degli anni settanta. Tapestry rimane nelle classifiche per più di sei anni, merito del fascino immortale delle ballate e della sua delicata sensibilità unita a uno spirito fermamente utopista, in linea con i tempi. Solo in America vende più di 10 milioni di copie e nel mondo circa 22. Vince quattro Grammy Awards – miglior album dell’anno, migliore canzone (“You’ve Got A Friend”), migliore composizione dell’anno (“It’s Too Late”), migliore interprete femminile.
La rivista Rolling Stonelo posiziona al 36º posto nella classifica dei 500 migliori album.
Forte delle eccellenti collaborazioni con Joni Mitchell e James Taylor, suo grande amico a cui Carole dedica You’ve Got a Friend, l’album Tapestry rimarrà l’apice del suo successo straordinario. Con Carole King, come con Janis Joplin, si celebrano la rivoluzione sessuale, i grandi sogni dei 70, gli ideali della “Woodstock Generation”. Ma tutto è più sfumato, tenero, aggraziato.
Carattere introverso
Attraverso il disagio che traspare dalle sue canzoni, la cantautrice di Brooklyn mostra tutti segni di un carattere introverso, che non reggerà molto a lungo alla celebrità. Carole alla finestra in penombra, pantaloni a zampa di elefante, a piedi nudi e sola con il suo gatto Telemachus, nella sua casa di Appian Way al Laurel Canyon, a distanza di sicurezza da quelle luci della ribalta che teme fin dal giorno del debutto. La chiamano stagefright, la paura di misurarsi col palco.
E non le basterà una valigia piena di hit per superarla mai del tutto. Quanto talento e umiltà in un solo metro e 62 centimetri… Auguri doppi Carole.