Musica

Tutto il mondo è un palcoscenico

|

Buskers

C’è chi sceglie di esibirsi per racimolare qualcosa, chi per fare esperienza, chi per brevi periodi della propria esistenza, chi invece decide che la sua vita sarà lì a raccogliere applausi, ma comunque vogliono vivere in mezzo alla gente, alle persone di ogni tipo. Sono persone che hanno sposato uno stile di vita che li vede nomadi per le piazze e le vie delle città del mondo.

Spesso rappresentati come eccentrici, strani, outsider della società, i Busker, così vengono chiamati in gergo, non si limitano ad esibirsi solo durante i periodi di festività, ma puntano a fare della strada il proprio palcoscenico, 365 giorni all’anno.

Moltissimi artisti di strada raccontano di quanto sia bello suonare in giro per le città, conoscere nuove culture e persone interessanti, non rimanere fossilizzati nella propria piccola cerchia di amici e conoscenze, e sostengono che l’arte di strada permette loro di alimentare creatività e immaginazione.

Ci sono anche delle difficoltà dietro questa vita fatta di incertezze, in cui la stabilità non esiste, i guadagni a volte scarsi, per non parlare delle regole sempre più stringenti. In Italia ad esempio non c’è un regolamento unico, ma leggi e regolamenti che variano da regione a regione e da città a città (a Firenze, per esempio, per potersi esibire si deve risiedere in città; a Milano bisogna registrarsi regolarmente su un apposito sito). In Europa la situazione è ancora diversa; in Germania gli artisti di strada possono esibirsi tranquillamente purché rispettino poche regole e cambino posto ogni mezz’ora. A Londra invece è un caso unico: i buskers hanno l’appoggio del sindaco ed esiste un sito (Buskinglondon.com) nel quale si possono trovare tutte le info per praticare la propria arte e per creare un profilo affinchè gli ambasciatori (artisti famosi che hanno deciso di appoggiare l’arte di strada), possano conoscerli.

Chi si esibisce in strada non è uno scansafatiche, un artista minore, uno che tira a campare. È un artista diverso che ha deciso di abbandonare un po’ di sicurezza in cambio di un’esistenza non ingessata nel classico rituale casa-lavoro-casa. È un artista che ha deciso di calcare il palcoscenico più grande e popolare che ci sia: la strada.

L’arte di strada si sa che per sopravvivere ha bisogno appunto della strada, di metropolitane affollate e di persone incuriosite. Con il lockdown le città sono sgombre, l’asfalto e le piazze che facevano da palcoscenico e da foyer ormai si sono svuotate, i busker non hanno praticamente più nulla, né una postazione, né un lavoro. E la loro musica ha smesso di suonare.

Che ne è di tutti quegli artisti che affollavano le vie dello shopping e le metro? C’è chi ha praticamente smesso di lavorare, chi ha patito l’impossibilità di dare sfogo alla propria vena creativa. C’è anche chi in situazione di criticità ha stimolato la fantasia ed è riuscito a reinventarsi improvvisando piccole sessioni su InstagramYoutube o mini-concerti su zoom. Alcuni si sono improvvisati in nuove discipline magari imparando a suonare il violino per sostituire il canto perché immaginare di cantare per strada con su la mascherina non è una buona prospettiva.

La strada virtuale che è internet non riesce a compensare le emozioni che solo l’arte di esibirsi in strada può dare; è una conversazione unidirezionale, non ci si guarda negli occhi per capire se la musica piace o no, il dialogo non è immediato, cambiano le sensazioni. Non immaginiamo le città senza buskers e non riusciamo nemmeno ad immaginare una monetina lanciata a 2 metri di distanza per centrare il cappello degli artisti.

Il fenomeno dell’arte di strada si caratterizza per la sua capacità di trasformare in senso estetico dei luoghi e dei momenti quotidiani e per la sua utilità come metodo di integrazione artistico-sociale. Si tratta di un patrimonio vivo, cangiante, estremamente sensibile ai mutamenti socio-culturali. In strada si crea sempre una partecipazione spontanea, diretta. Il pubblico dirige l’anima dello spettacolo; dove, come, con che ritmo ed allo stesso tempo si muove, si avvicina e senza rendersene conto inizia a far parte dello spettacolo. È il rapporto con il pubblico che dà la possibilità di divertirsi insieme. Guai se non ci fosse; c’è sempre stato. Perché il contatto diretto con chi sta facendo qualcos’altro, con chi passa, cammina e viene catturato dalla musica è qualcosa di veramente unico.

La possibilità di catturare per un istante con un suono, una sensazioneun’emozione; far scattare in chi passa di fretta da una strada, un’emozione che lo spinga a fermarsi per un momento, a dare ascolto e attenzione alla musica rende gratificato sia l’artista di strada che ha scelto questa carriera sia noi spettatori perché senza di loro le città avrebbero solo il rumore delle auto.

Aspettando il ritorno dell’incanto degli spettacoli di strada vi lasciamo con alcuni artisti che hanno iniziato la propria carriera con tanta fatica e tanto sudore e che prima di essere notati da qualcuno hanno suonato nelle piazze:

  • Rod Stewart; il grande artista che si esibiva al Piccadilly Circus di Londra
  • Tracy Chapman: sin da giovanissima si esibisce prima per strada e poi nei locali
  • Sheryl Crow: afferma che il busking è uno dei migliori modi di assorbire molte influenze diverse per il proprio stile
  • Passenger: ha dimostrato che è possibile passare da suonatore di strada a Brit Award Nominee
  • BB King: la pura dimostrazione che a volte i musicisti più leggendari hanno gli inizi più umili
  • Bandabardò: la storica band folk fiorentina, street musicians per antonomasia
  • Tones and I: dall’essere un’artista di strada sconosciuta è diventata una delle artiste più ascoltati su Spotify

Non c’è personale di sicurezza, non ci sono posti Vip e tanto meno biglietti d’ingresso. Troveremo persone che senza paura di essere giudicate dai passanti hanno vissuto, vivono e vogliono vivere l’arte sulle strade del mondo cercando dai passanti nuova linfa per nutrire la propria espressività.

— Onda Musicale

Segui la pagina Facebook di Onda Musicale
Leggi anche

Altri articoli