Quel 2 marzo tanto strombazzato sulle reti Rai è praticamente arrivato. Il carrozzone del festival di Sanremo è ai nastri di partenza e con tutte le novità del caso, in primo luogo l’assenza del pubblico in sala. Già ci manca quella colorata umanità della galleria che conferiva al teatro una dimensione reale del tutto.
Inutile negare che la serata più attesa è quella relativa alle cover d’autore, (4 marzo) in alcuni casi tradotte in duetti. E che duetti. Due nomi su tutti: Samuele Bersani e Donatella Rettore. Il primo duetterà con Willy Peyote nel classico “Giudizi universali” mentre miss Rettore con La rappresentante di lista nel trascinante “Splendido splendente” . La queer band con la queer – queen. Un connubio perfetto.
Donatella torna al festival dopo 27 anni, ma in quell’occasione era in gara con la ballad “Di notte specialmente“. Pezzo insolito (ma apprezzato da pubblico e critica) per una rocker come lei. Ventisette anni di assenza sono tanti, sicuramente troppi per un’artista di razza, per una figura di costante avanguardia che al festival avrebbe regalato guizzi musicali nonchè grandi numeri di spettacolo.
E se è vero che ormai il festival è diventato soprattutto un evento televisivo, la partecipazione della coraggiosa Donatella rappresenta (al dil a’ del suo indiscutibile valore musicale) un importante tassello della kermesse sanremese. Perchè la cantautrice veneta negli anni ha confermato di essere fra le numero uno in quella capacità di offrire un affascinante cocktail fra dimensione musicale e costruzione scenografica, teatrale. Rettore insomma ci sembra la scelta piu’ azzeccata per un festival che in un’edizione anomala ha fra i suoi obiettivi quello di poter esorcizzare e allontanare, almeno per una settimana, le criticità, l’inquietudine di questo periodo.