L’arte deve prima di tutto stravolgere ed emozionare. Confondere e provocare. Non sai di preciso cosa ti piace, ma c’è qualcosa che ti cattura e ti porta per mano in qualche posto che ancora non conoscevi.
E riuscirci è più difficile di quel che può sembrare. Senz’altro è più semplice apprezzare un bel quadro di Tiziano oppure restare colpiti dalla perfezione del Ratto di Proserpina entrando alla Galleria Borghese. Sono opere d’arte chiaramente leggibili perché più vicine alla realtà e quindi facilmente apprezzabili. Inoltre rientrano perfettamente nei canoni classici della cultura appresa di ognuno.
Siamo abituati dai tempi della scuola a fare i conti con i grandi artisti del passato che dovrebbero anche aiutarci a confrontarci con quelli contemporanei. Come? Stimolando la nostra curiosità, visto che l’arte, attraverso la sua forma, riflette la contemporaneità. E ne racchiude ambizioni, sogni e aspettative ma anche la profonda disillusione e l’amaro senso di solitudine; anche per questo le opere contemporanee spesso non sono d’immediata lettura.
Ma l’osservatore può scegliere: Pillola azzurra, fine della storia. Domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai! Pillola rossa, resti nel paese della meraviglie e vedrai quanto è profonda la terra del bianconiglio!
È chiaro che fermarsi alle apparenze e sparare a zero senza conoscere sia la scelta più semplice da perseguire. Si resta nel proprio piccolo mondo finché non diventa stretto, proprio come quel paio di pantaloni che ci piace tanto e un giorno all’improvviso non si chiude più. Invece quel briciolo di coraggio in più può fare la differenza e illuminare la libertà abbattendo i muri del pregiudizio e dei luoghi comuni permettendo alla luce dell’essenza dell’artista di penetrare.
Quando resti incantato davanti a una performance e non pensi ad altro, se il tempo si ferma e vieni trasportato in un’altra dimensione e senti qualcosa muoversi dentro allora sai di essere di fronte a un Artista. Artista che nel bel mezzo di una pandemia ci ha trasportato in un viaggio onirico tra i generi musicali attraverso cinque diversi quadri.
Achille Lauro: Non volevo venire a Sanremo a fare l’ospite. Quest’anno non c’erano personaggi né la voglia di fare scalpore ma solo il desiderio di portare qualcosa in più di una semplice canzone, per quanto io creda nelle canzoni, per me interpretare e scrivere è la stessa cosa, perché oggi la musica si guarda. Si tratta di un viaggio tra i generi musicali attraverso delle rappresentazioni, incarnando non un personaggio ma l’essenza del genere.”
Basta un bacio a Boss Doms e qualche lacrima di sangue a mandare in tilt i benpensanti: le maschere scivolano su smorfie di cinismo e avidità. Oppure invidia. Invidia per chi ha avuto il coraggio di essere. Sono messaggi forti e importanti quelli che Achille Lauro vuole trasmettere e vanno ben oltre all’essersi ispirato a Brian Slade la prima sera – una delle tante critiche che gli sono state mosse in questi giorni. Purtroppo finché ci si limita agli aspetti esteriori e superficiali – per quanto calzassero comunque a pennello visto che si trattava del Glam Rock – non si può cogliere la profondità della vita, destinata a restare per pochi e di pochi. Essere è diritto di ognuno.
Ma per cogliere l’essenza è necessaria una sensibilità diversa e al tempo stesso bisogna avere il coraggio di essere. Le sue sono performance di arte contemporanea che sanno unire tutto e sembrare vuote. Allo stesso tempo dense e intense. Sono musica da leggere e giochi di luce da cui farsi attraversare. Ma sanno anche essere momenti di leggerezza e spensieratezza di cui in questo momento abbiamo estremo bisogno, come sulle note del rock’n roll anni ’50 rivivendo la celebre scena di Pulp Fiction. Ha anche tentato di ridare il giusto valore al Pop – ormai in Italia genere banalizzato, superficiale e ridotto a qualcosa di frivolo e scarsamente artistico – attraverso un’esibizione quasi teatrale e onirica, proprio a sottolineare la costruzione forte che esiste dietro a un genere apparentemente meno imponente.
La sera dopo, si è guadagnato una pioggia di critiche sulle note del punk rock – ma non c’è da stupirsi visto siamo nella dimensione pura dell’anticonformismo esattamente contro l’omologazione del “si è sempre fatto così”. Ma la libertà è come l’aria, non si può star senza. Non è un regalo, ma una conquista che va difesa giorno per giorno, per questo è importante ricordarlo. L’ultima sera un particolare omaggio all’orchestra classica con un invito a farsi scivolare addosso le critiche rinnovando l’invito ad essere ciò che si è.
Credo personalmente che il messaggio più grande di Achille Lauro attraverso queste cinque performances, soprattutto in un momento così buio, sia stata la speranza. Speranza che l’Arte, in ogni sua forma, possa ancora renderci liberi.