I Pink Floyd, storico gruppo rock inglese, non hanno certo bisogno di presentazioni data la loro fama ed il loro successo mondiale. I mitici Pink Floyd sono stati, e sono tutt’ora, uno dei punti di riferimento della musica e non sono pochi i “colleghi” che hanno deciso di rendere loro tributo.
Tra i tanti (si spazia dai vari sottogeneri del metal, al reggae, alla musica d’orchestra fino ad arrivare al rap), ma oggi vorrei introdurvi brevemente al tributo dei Dream Theater, band progressive metal americana.
In quanto “colleghi” di una musica che non si sente di certo spessissimo in radio i Dream Theater, va detto anche questo, non sono certo nuovi alle cover.
Già negli anni ’90 il gruppo aveva collaborato con mostri sacri del prog quali Steve Howe (chitarrista degli Yes), Steve Rothery e Steve Hogarth (chitarrista e cantante dei Marillion) reinterpretando i brani dei rispettivi gruppi britannici. Tre “Steve” accomunati dalla matrice progressiva.
A proposito dei Marillion, la band americana gli ha reso tributo anche nel tour di “Chaos in Motion”, 2007 – 2008, suonando la malinconica “Sugar Mice”.
Tra le altre cover proposte segnalo il tour dell’album “Six Degrees on Inner Turbulence” (2002) in cui il gruppo ha eseguito per intero una delle pietre miliari dei Metallica, “Master of Puppets” del 1986, seguita a ruota da “The Number of the Beast” degli Iron Maiden (1982) e “Made in Japan” dei Deep Purple (1972).
Ma adesso arriviamo al momento dei Pink Floyd dopo questa introduzione. Tra le varie serate, opportunamente divise tra 2005 e 2006, la band ha suonato per intero “The Dark Side of the Moon” (1973) per uno show di 45 minuti.
Quasi un’ora di tributo per un capitolo fondamentale della lunga storia dei Pink Floyd e della musica con tanto di sassofonista (proveniente dal gruppo di Roger Waters) e corista mantenendo lo stile “floydiano”, quasi intatto, senza eccedere in troppi tecnicismi.
Uno show che si chiude con il buio ed i fan in estasi per il lavoro di James LaBrie (voce), John Petrucci (chitarra), Jordan Rudess (tastiere), Mike Portnoy (batteria) e John Myung (basso).
Va anche detto che, durante quello stesso periodo, i cinque avevano già reso tributo ai Pink Floyd citandoli della title track dell’album “Octavarium” del 2005.
Nella canzone in questione citavano direttamente “Careful with That Axe, Eugene”, assieme a degli estratti di Genesis (“Supper’s Ready”), Beatles (“Lucy in the Sky With Diamonds”) e Doors (“Light My Fire”).
Tra le altre cover segnalo “Hey You”, “Comfortably Numb” con i “colleghi” Queensrÿche e l’immancabile “Wish You Were Here”. Una performance acustica, quest’ultima, a tre.
Un ispiratissimo Rudess che “vola” sui tasti bianchi e neri, un Petrucci armato di una Taylor a 12 corde ed un concentratissimo LaBrie fanno rivivere questo classico immortale.
Guarda il video di Wish You Were Here da Youtube
Guarda il video dell’intero concerto The Dark Side of the Moon
Vanni Versini – Onda Musicale