È uno dei migliori artisti che la musica italiana abbia mai avuto. Perché Franco Battiato non è solo un abile cantautore, ma un filosofo d’avanguardia, intriso di eclettismo.
In cinquant’anni di musica, Franco Battiato ha lasciato la sua impronta indelebile. Il cantautore siciliano è un vero e proprio punto di riferimento per molti musicisti, un artista influente, un filosofo che ha regalato testi che trasudano cultura. Solo un eclettico come lui poteva passare dall’avanguardia più imponente al progressive fino addirittura alla lirica, lasciando al contempo u segno profondo nel pop.
Franco Battiato: gigante tra i giganti
Franco Battiato è un vero e proprio punto di riferimento per moltissimi artisti nostrani. Non mi stupisco quando fanno a gara per avere una collaborazione con lui o solo una chiacchierata. Da Alice ai Bluverigo, passando dalla conterranea Carmen Consoli fino ad arrivare ai Marta sui Tubi. Tutti loro possono vantare di aver avuto degli insegnamenti di Battiato. Perché di insegnamenti si trattano quando c’è di mezzo “il Maestro”.
Non tutti sanno che FrancoBattiato ha iniziato la sua carriera grazie a Giorgio Gaber. Fu proprio “il signor G” a fargli ottenere il primo importantissimo contratto discografico, per poi ospitarlo per la sua prima apparizione televisiva nel 1967, anno in cui Mina consegnò al nostro Paese Fabrizio De André, cantando in diretta televisiva La Canzone di Marinella. Ma questa è un’altra storia che poi un giorno vi racconterò.
Gli anni Settanta forse sono gli anni più importanti per Battiatsi, dove riesce a sperimentare e a far emergere tutta quella sua parte avanguardista. Tantissimi sono gli album divenuti poi veri oggetti di culto, come “Fetus” e “Pollution”. Negli anni Ottanta incontriamo un Franco Battiato più pop, protagonista di vere hit che poi divennero dei classici: “Bandiera bianca”, “Centro di gravità permanente”, “L’era del cinghiale bianco”, “Voglio vederti danzare”, “Cuccurucucù Paloma”, “E ti vengo a cercare”. Canzoni ironiche e sorprendentemente intelligenti, con testo surreali e ironici.
Negli anni Novanta, invece, troviamo un altro Franco Battiato, dove abbraccia un altro tipo di sonorità, più intellettuali, dove troviamo lavori tipo “Come un cammello in una grondaia” e canzoni come “Povera patria”. Nel 1996 pubblica l’album “L’imboscata”, che lo riporta in vetta alle classifiche e che contiene uno dei brani simbolo per Battiato: “La cura”.
Tra il 1999 e il 2008 si dedica ad un progetto interessante, con la trilogia dei “Fleurs”, nella quale ripropone a suo modo canzoni celebri e meno celebri di altri artisti. Tra i suoi interessi c’è la pittura e il cinema.