Il Dantedì è la giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri e si celebra in Italia ogni 25 marzo per commemorare la morte del celebre poeta avvenuta nel 1321.
Nella interessante intervista apparsa oggi sul Corriere della Sera, a cura di Marzio Breda, il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha sottolineato il suo amore dantesco commettendo però lo strafalcione ideologico di considerarlo “esempio di coerenza”.
Ora, sebbene la sua premessa di non apprezzare i parallelismi tra epoche storiche diverse, urge ricordare che Alighiero – o “Alighieri” per chi ha studiato dalle antologie – fu “condannato baratteria, frode, falsità, dolo, malizia, inique pratiche estorsive, proventi illeciti, pederastia, e lo condanna a 5.000 fiorini di multa, interdizione perpetua dai pubblici uffici, esilio perpetuo (in contumacia) e se lo si prende, al rogo, così che muoia” (sentenza del 1302).
Il che poco cambia: guelfo bianco o nero, Dante fu anche rivoluzionario, abile saccheggiatore, e probabilmente oggigiorno avrebbe messo a ferro e fuoco le istituzioni unioneuropeiste e i radical chic.
Insomma, a dirla tutta, Dante era un vero rocker.
René Guenon, noto scrittore ed esoterista del secolo scorso, rinvenne componenti esoteriche nella Commedia tutt’oggi intuite dai più ma ancor troppo mal sviscerate nelle università e nelle scuole.
Lungi dall’effettuare noioisissime analisi esoteriche, urge evidenziare come molti rocker siano stati affascinati sia dall’opera dantesca sia da quelle altrui, esoteriche, derivanti sempre da una primaria lettura del buon Dante. LaVey – fondatore della Chiesa di Satana – influenzò oltremodo Marylin Manson, Aleister Crowley fu ossessione di Jimmy Page e curiosità mai realmente approfondita di Ozzy Osbourne.
Qualcuno ha anche ritenuto che corpose siano state le letture dantesche da parte di Kurt Cubain. Per non parlare del Duca Bianco e dell’italiano Lucio Dalla affascinati dalle letture magico-esoteriche di Julius Evola.
L’esoterismo e la musica in Dante sono fondamentali. Siamo nel Medioevo e la scrittura musicale era agli albori. Abbiamo l’Ars Nova che rende polifonica la musica profana, abbiamo il “Kyrie eleison” le cui origini vengono fatte risalire a Guillame de Machault e alla Messa di Notre Dame (ma taluni sospettano chissà quale plagio). Abbiamo la nascita del mottetto, una delle principali forme polifoniche dell’epoca – duplus et triplus – che verrà divulgato dal Quattrocento in poi.
Insomma, dalla musica sacra al sacro rock dei secoli successivi sarà un attimo. E Dante ne fu uno dei fautori. Come? Beh, nel secondo canto del Purgatorio vede il suo amico Casella. Chi era costui? Colui il quale musicava le sue canzoni. Tant’è che il fiorentino lo pregherà di intonargli qualche verso. “Amore che nella mente mi ragiona”. Canto soave e leggiadro, musica da ballo.
Un po’ come un moderno B.B. King.