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“The Clash”: 44 anni fa usciva il primo album della band londinese

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The Clash, Live in Boston (MA), 1979 - Photo Credits: Bob Gruen/ djdmac.com

The Clash è un LP dalla genesi rapida ma anche estremamente movimentata. È nato con l’idea di catturare la potenza e l’immediatezza live del giovane gruppo.

L’8 aprile 1977 viene pubblicato l’album di debutto di un gruppo che diventerà uno dei maggiori esponenti mondiali del punk rock. Il disco è The Clash ed è realizzato dall’omonima band londinese. Esce sotto l’etichetta discografica CBS Records.

Genesi e registrazione del disco

Siamo a Londra, in un appartamento al diciottesimo piano di Harrow Road. È qui che vede la luce gran parte del materiale inserito in The Clash. La nonna di Mick Jones, il chitarrista del gruppo, ha pagato l’affitto del locale, per metterlo disposizione dei giovani musicisti. La donna, infatti, si è già rivelata una loro grande supporter, spesso anche presenziando i loro primissimi concerti.

A scrivere le canzoni sono quasi sempre Joe Strummer, chitarra e voce della band, e lo stesso Jones.

Nel gennaio 1977 i Clash lavorano a una serie di demo presso la Scuola Nazionale di Film e Televisione di Beaconsfield. Registrano sotto la guida di Micky Foote, il tecnico del suono che li segue quando suonano live.

Le demo create in queste sessions riescono a convincere la CBS. La casa discografica sceglie allora di mandare il gruppo in sala di registrazione. Inoltre, viene deciso di mantenere Foote alla produzione. La creazione di The Clash dura neppure 21 giorni. Tutto avviene nel febbraio del 1977 presso il CBS Studio 3 di Londra. A lavorare come il tecnico del suono è Simon Humphrey.

Come racconta Pat Gilbert nel suo libro Clash. Death or Glory (2007, Arcana Editore), in principio Foote concepisce il disco come un live album. Il produttore seleziona come esempio Live at Max’s Kansas City dei Velvet Underground (Cotillion Records, 1972). Alla fine, però, il progetto prende un’altra direzione.

Tuttavia, tale riferimento rimane una guida per le successive fasi di lavorazione di The Clash. Foote, infatti, dichiarerà in seguito: “Mi assicurai che non ci fossero sovraincisioni né che si usassero effetti tipo noise gate. L’indicazione era: ‘Collega l’amplificatore, alza il volume fino al tre e lascia perdere tutte le menate!’”.

The Clash: una produzione movimentata

La registrazione di The Clash si rivela a dir poco animata. I giovani musicisti non perdono l’occasione per mostrare il loro lato ribelle. Inoltre, rifiutano qualsiasi forma di controllo sul loro lavoro da parte della CBS.

Una testimonianza di questo loro atteggiamento ribelle è riportata sempre nel libro di Gilbert. Arriva attraverso le parole dello stesso Humphrey: “Non mi stringevano neppure la mano perché mi consideravano un hippie”. E ancora: “Si presentavano vestiti di tutto punto con le loro uniformi punk. Non c’era remissione, sotto questo aspetto. Erano ansiosi di registrare ma non capivano granché del procedimento. L’unica indicazione che davano era: ‘È così che registri gli ABBA? È così che registri una band rock? Be’, con noi devi cambiare sistema’. Era proprio quel tipico atteggiamento alla scagliamoci-contro-tutto-e-tutti”.

The Clash (1977), copertina album - Photo Credits: nonsiamodiqui.it
The Clash (1977), copertina album – Photo Credits: nonsiamodiqui.it

Durante la lavorazione dell’album, gli scontri non avvengono, tuttavia, solo tra il gruppo e i membri della produzione. Anche fra gli stessi componenti dei Clash nascono le prime divergenze. Divergenze che coinvolgono soprattutto Strummer e Jones.

Presentando il disco nella sua classifica I 500 migliori album secondo Rolling Stone, l’omonima rivista musicale racconta un’altra particolarità riguardante la realizzazione dell’album. Nel corso delle registrazioni, ad occuparsi della parte di chitarra è quasi esclusivamente Jones. Strummer, infatti, si rifiuta perché secondo lui la strumentazione che hanno a disposizione in sala è troppo poco “punk”.

Giocando con diversi generi musicali

The Clash è un LP che non suona puramente punk rock. Una caratteristica, questa, che accompagnerà la band londinese lungo tutta la sua carriera. Forse, l’elemento più punk dell’intera produzione è il modo di cantare di Strummer. La sua voce affronta le canzoni sempre in modo aggressivo, tendendo spesso al graffiato e all’urlato.
A discostare il sound del gruppo dal punk rock puro sono le parti di chitarra. Capita più volte che non siano strutturate con quel tipico susseguirsi aggressivo di power chords. Ciò si può chiaramente notare nella sezione del verso di Hate & War e I’m So Bored with the U.S.A , ad esempio. Inoltre, in generale, le canzoni risultano più scandite a livello ritmico rispetto a delle standard composizioni punk.

Il fatto che i Clash diano spazio a diverse influenze, si osserva anche dalla cover inserita nel loro album d’esordio. Si tratta di Police and Thieves. Un brano, quest’ultimo, che è originalmente cantato dal musicista reggae giamaicano Junior Murvin e che è fa parte del suo album Police and Thieves del 1976.

Sempre nel libro Clash. Death or Glory si riporta che tale pezzo viene incluso alla fine delle registrazioni di The Clash. Ciò accade perché, una volta raccolto l’intero materiale prodotto, si scopre che il disco risulta ancora troppo corto. I Clash, comunque, già da tempo si sono avvicinata al reggae. Infatti, nel periodo di poco antecedente alla registrazione del loro primo disco, hanno cominciato a provare due canzoni reggae. Una è appunto Police and Thieves, l’altra è Dancing Shoes (1966) di Bob Marley.

— Onda Musicale

Tags: The Clash/Joe Strummer
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