Musica

40 anni di Teorema (a cura di Marco Ferradini)

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Marco Ferradini

Come vicedirettore del quotidiano Onda Musicale sono onorato di ospitare il celebre Marco Ferradini, per l’occasione in veste di redattore del nostro giornale, per ricordare i 40 anni di “Teorema”, una delle più belle canzoni della storia della musica italiana. A livello umano considero un vero privilegio continuare a coltivare un’amicizia con lui. Marco é una persona dai modi gentili che stimo profondamente non solo come artista ma anche come uomo di cultura. (Carlo Zannetti)


Non ci posso credere ma è proprio così, sono passati 40 anni dall’uscita del Q Disc “Schiavo senza catene” avvenuta nell’aprile del 1981, disco nel quale era contenuto il brano che mi ha fatto conoscere non solo alla mia generazione ma anche a quelle future: Teorema. I giovani la conoscono bene e in qualche modo la ritengono una specie di manuale dell’apprendista dell’amore. Tipo  “Il Manuale delle Giovani Marmotte di Disneyana memoria.

Mi hanno chiesto in molti come è nata questa canzone, se racconta una storia vera o è solo un’esposizione di tesi diverse e contrastanti. La risposta giusta è la prima. All’inizio degli anni ottanta mi trovavo in una profonda crisi sentimentale dovuta alla fine di un rapporto. Ne parlai all’amico e collaboratore Herbert Pagani e mi disse che anche lui in quei giorni si trovava nella mia stessa condizione.

Partimmo per un week end in montagna per dimenticare ma anche per scrivere i testi poi contenuti in “Schiavo senza catene”. Di giorno facevamo lunghe passeggiate immersi nella bellezza della natura di Macugnaga, ci raccontavamo le nostre pene, le nostre esperienze. Di sera, attorno al fuoco del camino dello stupendo chalet che ci ospitava, scrivevamo i testi delle canzoni. “Schiavo senza catene”, “Week End” e “Teorema” sono esattamente il resoconto di quei giorni. 

Herbert era un genio perché sapeva fotografare e tradurre in semplici parole quei momenti trascorsi insieme.

Io, accompagnandomi con la chitarra, cantavo la melodia mentre lui faceva uscire dal suo cappello magico le parole ormai immortali. Ricordo il nostro entusiasmo quando nel viaggio di ritorno a Milano ascoltando le canzoni appena composte ci rendemmo conto della loro forza, della loro verità. Il Q Disc conteneva quattro brani che formavano un piccolo concept-album.

Erano tutti legati tra loro da una scansione temporale: Schiavo senza catene, racconta la solitudine dopo la lite, lei che se ne va e sbatte la porta e lui che rimane a casa. È il  mese d’agosto,  la città è deserta e il caldo opprimente. Non c’è nessuno con cui parlare ma tutto nella casa parla di lei, i suoi abiti appesi, le fotografie e il suo profumo che non gli danno tregua.

“Questa sera”, invece, è il tentativo del protagonista di vincere lo sconforto grazie alla musica.

In piena notte accende l’amplificatore, imbraccia la chitarra elettrica e comincia a suonare…

“Week end” è il viaggio insieme ad Herbert in montagna e Teorema” è il frutto delle nostre discussioni sui rapporti affettivi. “Chi troppo ama non viene amato” e “Chi meno ama è il più forte si sa” !

Sono quattro Polaroid di un vissuto che ha fatto breccia nel cuore degli ascoltatori perché ognuno prima o poi si è identificato, si è ritrovato.

Come ha potuto un brano entrare nel cuore delle persone e rimanervi per così tanto tempo?

Le parole, semplici, dirette, non ipocrite, che dicono quello che tutti pensano, donne e uomini ma che per pudore nessuno dice. È stata definita “La canzone dell’uomo ferito ma potrebbe essere anche una donna a cantarla tanto il contenuto sta bene in bocca a tutti.

Anche se è uscita negli anni della contestazione femminile, sono state le donne per prime a dire che si ritrovavano perfettamente nel testo, perché non amano avere un uomo zerbino al loro fianco ma aspirano ad un rapporto dove il filo rimane teso e niente deve essere scontato e… udite – udite che vogliono essere conquistate ogni giorno! Quindi non è una canzone maschilista ma, semplicemente, una canzone onesta!

Comunque sia, erano tempi dove la musica aveva la sua bella valenza, nelle canzoni potevi metterci poesia, contestazione, amore, politica, insomma erano dei petardi che esplodevano nell’etere e che svegliavano le coscienze o semplicemente affascinavano chi le ascoltava. Purtroppo l’ascoltatore forse non è più quello di una volta, bombardato da mille altri stimoli la canzone ha perso il suo  ruolo, è una pianta che è stata troppo sfruttata e da un po’ di tempo dà frutti tutti uguali ma senza sapore.

Così come un albero non cresce senza buona terra, una canzone non vola senza il coro del pubblico.

Marco Ferradini

— Onda Musicale

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