Musica

Sixto “Sugar Man” Rodriguez: l’uomo che visse due volte

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Nel corso degli anni, l’uomo ha dimostrato a se stesso che volere è potere, che a volte una parola è più potente di una bomba, e che Marte non è così irraggiungibile come sembra.

Una vera e propria sfida con la morte più che con sé stessi. Forse, perché una sola vita ci sta stretta, e abbiamo quell’innata voglia di lasciare il proprio segno nel mondo, di essere ricordati in eterno.

Perché è innegabile che una sola vita non basti per realizzare tutti i nostri desideri. E se ne avessimo due di vite? Cosa accadrebbe se il fato decidesse di rispolverare i vecchi sogni nel cassetto, dandogli una forma, un senso, una realtà? Come potremmo reagire noi semplici umani ad una sterzata così decisiva della vita?

Bisognerebbe chiederlo a Sixto Rodriguez, classe 1942, professione muratore, con la passione per la musica. Dal 1969 non aveva fatto altro che musicare le sue storie, così piene di poesia. È nitido il ricordo dei volti soddisfatti dei musicisti presenti in sala di registrazione. “Cold Fact”, il nome del suo sogno. Ma – come lui stesso ha ammesso – il mondo del business è un rischio ed ha delle regole ben precise: se non vendi i tuoi dischi, le storie che racconti non prendono forma, lasciando l’alone di un sogno che non può che tornare nel cassetto.

Quel “sogno americano”, nascosto da stanche speranze e calzini sparsi. Prove su prove, neanche il secondo album – “Coming From Reality” – fu un successo, nonostante le buone intenzioni. Anzi, in termini di vendite fallì miseramente. In pochissimo tempo, non c’era più traccia di Sixto Rodriguez nelle classifiche americane. Il motivo? Rimarrà un mistero.

Poi accade il “miracolo”

Una ragazza incontra un uomo, si innamora di lui, e decide di trasferirsi in Sud Africa, portando con sé una piccola reliquia: “Cold Fact”. Chissà quale “algoritmo astrale” ha fatto sì che proprio quella donna generasse l’incontro tra Sixto Rodriguez e il Sud Africa. Ci sono avvenimenti che non hanno una risposta ben precisa, e sono convinto che a volte le cose accadano perché debbano accadere, senza che ci sia una risposta pronta a consolarci. Non ce n’era bisogno, stavolta.

Accertati delle “non-cause” del fatidico incontro, la storia che segue ha dell’incredibile. Settembre 1997. “In Sud Africa sei più famoso di Elvis Presley”. “Cosa?”. “Hai venduto più di mezzo milione di copie”. “Mi prendi in giro?”. “Abbiamo pronte 6 date per te, con una band che conosce a memoria i tuoi pezzi e i biglietti già esauriti. Il pubblico vuole conoscerti, ti credevano morto. Prendi il primo aereo per Citta del Capo, ti aspetterà una limousine”. “Ok”. Ci sono voluti quasi 30 anni per assistere a questa chiamata. Come se il destino avesse centellinato il tempo per rendere l’evento ancora più memorabile. In fondo, bisognava pur sudarsela questa seconda vita. E “Sugar Man” si è fatto trovare pronto, fin troppo. Forse perché la sua umiltà e l’eccellente condotta nel lavoro gli avrebbero garantito anche le chiavi del Paradiso, ma il destino ha optato per qualcosa di più realistico, aprendo quel cassetto ormai chiuso da troppo tempo, trovandoci – con discreta sorpresa – una fiamma artistica più viva che mai.

La seconda vita

Dopo un attento ascolto dei suoi due album – “Cold Fact” e “Coming From Reality” – anche un orecchio poco educato capisce che Sixto “Sugar Man” Rodriguez aveva tutte le carte in regola per meritarsi quella bizzarra seconda vita. Perché non è un caso che l’abbiano paragonato ad un Bob Dylan o ad un Leonard Cohen, entrambi artisti che hanno fatto la storia della musica. La sua, di storia, è ciò che lo renderà una figura immortale, un vero e proprio mito. Il destino è pronto a fargli vivere anche una terza vita, quella ultraterrena. Come se due non fossero già sufficienti. Perché una storia così non si dimentica così facilmente, soprattutto se accompagnata da una semplice chitarra. Perché “non sei veramente fregato finché non hai una storia e qualcuno a cui raccontarla”, e la storia dell’uomo che visse due volte merita ciò che gli spetta, prima che il famoso “algoritmo astrale” decida, imperterrito, di cambiare, ancora una volta, le sorti del working class hero originario di Detroit. Chissà se si azzarderà ancora…     

di Andrea Parente
 
                                                                                                                                                                     

— Onda Musicale

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