Musica

Errori sonori per creare nuova musica in ‘Hardcore Chamber’ di Maresca

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L’esaltazione dell’errore è all’origine del nuovo album di Manlio Maresca. Un elogio di raffinate scorrettezze musicali dal titolo ‘Hardcore Chamber Music‘, in uscita il 7 ottobre per l’etichetta Auand.

Il chitarrista Maresca, leader del gruppo ‘Manual for Errors’, composto da Francesco Lento (tromba), Daniele Tittarelli (alto sax), Roberto Tarenzi (piano), Matteo Bortone (contrabbasso), Enrico Morello (batteria) e Domenico Sanna (rhodes & bass synth), opera in uno spazio compositivo puro, in cui il margine di errore concesso diviene la base della scoperta creativa.

Ispirazioni musicali estemporanee governano una ricerca accurata di una condizione ‘scorretta’, di uno ‘sbaglio sonoro’, all’interno di una definita struttura jazz. I suoni, atomi sparsi nel sistema musicale, creano dissonanze e distorsioni insistite, determinando lucide connessioni di significato. Il disco di Maresca nasce all’interno di una dimensione stabilita a priori, alterata da una componente di casualità.

“Nel mezzo c’è la composizione, costituita da un equilibrio stabilito da una serie di regole e restrizioni – afferma Maresca – che però non impediscono all’imprevedibile logica del caso di avventurarsi in territori per così dire ‘proibiti'”.

Il quadro compositivo tende a cambiare nel momento in cui nuove aperture, spazi sonori incontaminati, si inseriscono liberamente in un tessuto musicale inconsueto e radicale. “Essendo stato adolescente negli anni ’90, mi hanno influenzato enormemente i Primus, gli Shellac, gli Einstürzende Neubauten, i Kraftwerk. Gruppi che insieme ad altri hanno rivoluzionato lo scenario musicale in quel periodo. La loro musica, infatti, è costituita soprattutto da quella materia che normalmente è considerata scarto, la dissonanza acquista un’emancipazione, i feedback e i rumori di fondo diventano parte dell’arrangiamento, tanto da metterli in connessione con le stralunate atmosfere di Monk, di Jaki Byard e del Miles degli anni ’60″.

Lo stesso discorso vale per l’aspetto ritmico, un tempo dispari e irregolare è considerato un 4/4 inesatto: l’effetto di una versione apparentemente sbagliata è lo stesso che produce un vinile o un cd graffiato. “La maniera di saltare sistematicamente sempre nello stesso punto – spiega Maresca – ci fa memorizzare la canzone in una determinata maniera. Una volta che poi capita di ascoltarla com’è realmente, si rimane sorpresi, perché questa ormai è per noi la versione ‘sbagliata’”.

Hardcore Chamber Music‘ ha in sé un substrato cromatico considerato ‘materiale di scarto’, in cui le dissonanze acquisiscono una ragione d’essere, e le ‘scorrettezze di musica da camera’, insieme alle macchie sonore e ai rumori di fondo, divengono parte integrante di un arrangiamento originale. Il titolo prende spunto dalla natura delle composizioni. Nel dispiegarsi di ogni singolo brano, si ha la sensazione di seguire un’invisibile e delirante trama, che ci porta verso sonorità senza alcuna risoluzione. Come in un percorso apparentemente disarmonico, l’equilibrio della musica ‘sporca’ di Manlio Maresca trova un proprio spazio d’azione nel gioco atonale e poliritmico generato dalla musica stessa.

L’ensemble ‘Manual for Errors‘ suona composizioni originali di Maresca, trame sonore che considerano l’inesattezza musicale fonte di imprevedibili cambi di scena, senza mai trascurare le tradizioni del jazz, ormai radicate nella loro sensibilità. Nel brano ‘Craving rag’, Maresca fa appello al jazz primordiale degli anni ’20 del Novecento, estremizzando, come in una sorta di desiderio compulsivo, la ricerca sonora. ‘Esercizi di memoria’, invece, dà spazio alla capacità costruttiva dell’artista di memorizzare una pavimentazione ritmica e armonica poco comoda.

Nell’iterazione ossessiva di ‘Domosynth‘, una specie di jingle pubblicitario, si intrecciano sonorità e si alternano fasi che rivoluzionano l’assetto formale del brano.

 

 

— Onda Musicale

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