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Slash, il racconto della sua esperienza post mortem

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Slash - Photo Credits: loudwire.com/ GettyImages
Siamo nel 1992. Il chitarrista si trova con i Guns ‘N’ Roses a San Francisco. Un’overdose lo lascia senza battito cardiaco per ben 8 minuti.

È certamente noto che quando si parla di rock star non ci si può stupire di nulla. Ci sono, infatti, infiniti racconti sulle folli gesta di molte leggende della musica. Uno degli inediti più sorprendenti è forse quello che ha come protagonista uno dei più celebri chitarristi di sempre, Slash.

La lead guitar degli immortali Guns ‘N’ Roses, sarebbe addirittura deceduta per ben 8 minuti, a seguito di un’overdose. Lo ha raccontato il musicista stesso nel suo libro, Slash: The Autobiography (2007), scritto a quattro mani con Anthony Bozza.

Slash e la notte della quasi fatale overdose

È il 24 settembre 1992 e Slash si trova in tour con i Guns. In quella serie di show, il gruppo si esibisce pure assieme a altri pilastri del rock mondiale, i Motörhead e i Metallica. Slash e gli altri membri della sua band stanno alloggiando a San Francisco, mentre si preparano ad un concerto presso l’Oakland Stadium.

Poche ore prima delle prove, Slash e la sua fidanzata di allora, Renee Suran, litigano pesantemente. L’argomento è particolarmente delicato e spinoso: l’accordo prematrimoniale. Questo episodio fa diventare il musicista estremamente di malumore. Di conseguenza, decide di procurarsi una massiccia dose di droga. Si rivolge quindi ad una sua vecchia conoscenza, e gli affida ben 700 dollari. Le istruzioni sono chiare: deve tornare con “quanta più eroina possa trovare”.

Dopo aver suonato, Slash si isola nella sua stanza d’albergo. Qui inizia ad assumere una grande quantità di alcolici. Verso le 5 di mattina, arriva la sua conoscenza, portando con sé diversi tipi di droga. A quel punto, il musicista è già molto ubriaco. Decide, comunque, di assumere altre sostanze.

La folle nottata del chitarrista non termina però con l’avanzare della mattinata. Infatti, ad un certo punto viene contattato da Matt Sorum, l’allora batterista dei Guns. Quest’ultimo lo invita a raggiungerlo nella sua camera per provare della cocaina che si è procurato.

Il giovane accetta ma non riuscirà mai a raggiungere l’altra stanza. Infatti, sverrà proprio mentre sta camminando in uno dei corridoi dell’albergo. Una volta sveglio, l’ultima cosa che ricorderà è di essere uscito dalla sua stanza e di avere chiesto a una donna delle pulizie la direzione per l’ascensore.

Il risveglio

Per risvegliare Slash i soccorritori devono utilizzare anche un defibrillatore. Quando riapre gli occhi, Slash si trova di fronte alla sua guardia del corpo, Ronnie, e a Earl, un membro dell’entourage di Axel Rose, il fontman del Guns. Assieme a loro, ovviamente, ci sono i paramedici. Il musicista verrà in seguito a sapere che è stato senza battito cardiaco per ben 8 minuti.

Poco dopo Slash viene ricoverato in ospedale. I dottori che lo assistono gli consigliano di passare lì la notte per monitorare le sue condizioni. Il chitarrista, però, rifiuta. Torna quindi al suo hotel, dove continua la sua giornata quasi come nulla fosse accaduto. Anzi, è quasi scocciato quando gli altri membri del gruppo e lo staff si mostrano particolarmente preoccupati per le sue condizioni.

Rimpianti: nessuno!

Sempre in Slash: The Autobiography, dopo aver parlato della sua quasi morte, il chitarrista spiega di non essersi sentito in colpa per avere esagerato con la droga. Ciò che però lo ha fatto arrabbiare è l’avere sprecato tempo in ospedale durante una giornata in cui si poteva rilassare.

Infatti, dichiara: “Non avevo rimorsi di alcun tipo per quanto riguarda la mia overdose. Però, ero incavolato con me stesso per essere morto. Tutta la questione del viaggio all’ospedale aveva davvero tolto molto tempo al mio giorno libero. Speravo di passare quel giorno senza alcun contrattempo e ce l’avevo con me stesso per non essere stato in grado di gestire i miei limiti e rimanere sveglio per tutto il tempo come pianificato”.

Altri dettagli

Slash aveva già commentato l’episodio della sua morte già prima dell’uscita della sua autobiografia. Lo aveva fatto, ad esempio, nel 2004 in un’intervista al quotidiano britannico The Guardian.

In quell’occasione aveva anche dato diversi dettagli su ciò che aveva provato: “Ho cominciato a percorrere la hall way e mi sono in battuto su una signora delle pulizie, e le ho chiesto dove era l’ascensore e poi bam! Sono collassato. Povera piccola ragazza spagnola! La cosa l’ha fatta andare fuori di testa. Quando vai in overdose, c’è un certo tipo di scena  in cui tutti semplicemente si muovono molto velocemente e c’è un rumore che sembra provenire da delle radio e così via; L’ho sperimentato un paio di volte”.

Pure John Reese, l’allora manager della band, ha reso noti altri aspetti della vicenda.  A salvare il musicista è stato il provvidenziale intervento degli stessi paramedici. Una volta giunti sul posto, infatti, quest’ultimi sono riusciti a far ripartire il battito cardiaco iniettando dell’adrenalina direttamente nel cuore di Slash.

(Sources: Slash: The Autobiography of Slash, loudwire.com, theguardian.com)

— Onda Musicale

Tags: Slash/Axl Rose/Guns N' Roses
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