Si chiamano Francesco Tirelli, come il loro cantante, e hanno alle spalle anni di gavetta. “L’isola che non è”, con riferimenti a Bennato, è il loro nuovo disco.
Li abbiamo intervistati.
Partiamo dall’album: perché questo titolo?
“Ciao amici di Onda Musicale grazie per l’intervista. Scegliere titoli ed etichette per noi è sempre difficilissimo, e il nostro nome lo dimostra. L’isola che non è è un mix di molteplici significati: In prima battuta è un omaggio a Bennato, che come molti dei cantautori di quel periodo ha influenzato pesantemente la nostra musica e alla sua “isola che non c’è”; Poi è un omaggio a Peter Pan, citato anche nella prima canzone del disco, “Peter punk”, una favola bellissima che ci insegna a rimanere bambini; Infine una visione politica dell’Italia, vista come la penisola che è, legata saldamente all’Europa e non, come nella dialettica sovranista, isolata dal mondo.“
Come presentereste il disco a chi non lo ha ancora ascoltato?
“In che senso? C’è ancora qualcuno che non l’ha ascoltato? Per punizione 10 flessioni, poi di corsa ad ascoltarlo! Troverà un album un po’ figlio del modo nel quale lo abbiamo fatto uscire. Ancora una volta abbiamo scelto di raccontare il mondo che ci circonda con le nostre parole e la nostra musica. In questo disco, in particolare, abbiamo scelto di utilizzare la satira per parlare di politica e musica in un modo diverso rispetto al passato. Ma, come dicevamo prima, le modalità di uscita nostro nuovo album sono invece state differenti: a differenza dei nostri 4 album precedenti, infatti, “l’isola che non è” è stato la conseguenza dei singoli pubblicati in questi mesi. Questa scelta ha influenzato il disco, trasformandolo da una semplice fotografia di un momento, a un racconto di un periodo durato più di un anno.“
Qual è la canzone a cui siete più legati?
“Direi che abbiamo risposte diverse:
Alan: per me è #Hashtag, la canzone più irriverente del disco, è un pezzo divertente da suonare con un significato importante, e il video spacca!
Ste: “Tofu e Seitan”, adoro suonare il giro di chitarra e l’assolo, inoltre mi piace il testo romantico che ricorda dei classici dei Bon Jovi.
Claudio: “Il decalogo” per il testo dissacrante e il video che abbiamo fatto. Travestirmi da Slash dei Guns’n’Roses è stato pacchiano e bellissimo al contempo.
Dani: “Mai”, il pezzo più rock dell’intero disco, mi piace la ritmica e l’adrenalina che trasmette.
Francesco: per me è difficile scegliere visto che, scrivendo le canzoni, le amo tutte, se però devo scegliere dico “Vivevamo a colori”, il pezzo più country dell’intero album, per l’assolo di armonica e il testo denso di ricordi.“
E qual è stata la canzone più difficile da scrivere?
“Sicuramente “la tua canzone”. Francesco voleva scrivere un pezzo per la nascita di sua figlia e lo voleva perfetto, così ci abbiamo lavorato sopra per quasi due anni. Alla fine quando è uscito, sua figlia lo sapeva già cantare meglio di lui! E se non lo avessimo obbligato a pubblicarlo, probabilmente avrebbe continuato a ritoccarlo fino a che sua figlia non avrebbe potuto suonarlo da sola. Il risultato, a parte gli scherzi, ha meritato una lavorazione così lunga e la piccola Edies (la figlia di Francesco) ha davvero apprezzato il nostro regalo.“
Siete ripartiti con i live? Che cosa pensate della situazione attuale in Italia?
“Non ancora. Suonando rock abbiamo la necessita di avere davanti persone che saltano e ballano e non possiamo pensare a un concerto con il distanziamento. Quindi siamo in trepidante attesa che le normative permettano di fare la festa che abbiamo voglia e bisogno di fare. Ma siamo certi che prima o dopo potremo sprigionare ansime al nostro pubblico, tutta la nostra energia. La situazione in Italia è critica, speriamo nei vaccini e che grazie ad essi si possa ripartire davvero in piena sicurezza.“
Quali sono i programmi futuri della vostra band?
“La promozione del disco prenderà il totale sopravvento su ogni altro impegno anche se, lo ammettiamo, siamo già in sala di registrazione ad abbozzare un paio di nuovi pezzi che dovrebbero lanciare una raccolta dei migliori brani pubblicati in questi 11 anni e 5 dischi di musica. Poi, si spera, i concerti dal vivo, ma come abbiamo detto prima, quello dipenderà unicamente dalle condizioni e limitazioni alle quali saremo sottoposti.“