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Anni ’80: l’epoca d’oro delle canzoni dal cuore atomico

Quando si parla di musica anni Ottanta ripensiamo a un decennio impostato sul disimpegno.

Anni ’80: l’epoca d’oro delle canzoni dal cuore atomico. Quando si parla di anni Ottanta la mente corre a quel decennio impostato sul disimpegno, sui soldi facili, su un edonismo sfrenato, più o meno reaganiano. Anche il mondo del Rock vive la sua fase di irresponsabilità, passano le linee neoliberiste, il Punk è agli sgoccioli, impazza la New Wave. I video musicali hanno raggiunto il massimo della popolarità. Si sta infatti fortificando la cosiddetta MTV generation, che si accinge a diventare il segmento di mercato più vasto dell’industria discografica. Com’era naturale che fosse, gli ambienti artistici sono influenzati dalle news of the world.

Venti di Guerra Fredda

Soffiano venti di guerra, che è ritornata ad essere fredda proprio come negli anni Cinquanta. Eppure, la minaccia atomica non sembra interessare più di tanto il cittadino medio, più preoccupato per le tante piccole grane da risolvere tutti i giorni.

Una minaccia teorica

Per l’uomo della strada la Bomba è soltanto una minaccia teorica e quasi fantascientifica, con la quale non avrà mai niente a che fare. Tuttavia, molti artisti decidono di cavalcare il sentiment che cova sottotraccia, scrivendo canzoni che paventano scenari apocalittici. A ripensarci oggi, le ansie dei paesi occidentali erano generate più dai lunghi silenzi di Mosca che da una minaccia concreta. Tutto sommato, l’ipotesi che prima o poi un pazzoide premesse un bottone, non era però del tutto inverosimile. La Bomba Atomica diventa l’argomento più hot nel pensiero profondo della cultura rock. Faremmo prima ad escludere le rockstar che trascurarono il tema, nel periodo compreso tra il 1979 e la comparsa sullo scacchiere politico di Mikhail Gorbaciov. Quasi tutte le star seguirono il trend ma alcuni artisti fecero diventare gli anni ’80 l’epoca d’oro delle canzoni dal cuore atomico.  

Iniziamo parlandovi di Donald Fagen: è il 1983 e lui si appresta a lanciare New Frontier.

Il suo videoclip descrive le nevrosi dell’americano medio negli anni Cinquanta. È un piacevolissimo mini-film ricolmo di stereotipi che avranno certamente strappato un sorriso anche a Steven Spielberg. La trama: una macchina percorre le strade di notte fino al luogo di destinazione, un bunker sotterraneo cui si accede attraverso una botola. Una volta all’interno, un ragazzo dall’aspetto elegante ma dai modi un po’ goffi, tenterà di sedurre una ragazza dai capelli biondi. Mentre prova a riscaldare l’ambiente, la ragazza si mostra più interessata ad un dépliant di bunker antiatomici che alle sue avances. Alla fine del video sarà giorno e i due giovani emergeranno dalla botola in un romantico lieto fine.

Decisamente più angosciante il registro stilistico di Dancing with tears in my eyes, pubblicata dagli Ultravox nel 1984

Nel video i quattro Ultravox interpretano il ruolo di tecnici ingegneri di un reattore nucleare situato all’interno di una base militare. Avviene un incidente e il computer riferisce di un pericolo imminente. Tutti fuggono, nella calca più totale, perché nel frattempo i media hanno divulgato la notizia. Fugge in auto anche Midge Ure, che da quel momento diventa il protagonista del film: entra in casa sconvolto, sua moglie e lì ad attenderlo, anche lei già al corrente del disastro che incombe.

Come se nulla fosse mettono a letto la figlioletta, poi vanno a letto loro stessi, abbandonandosi all’amore per l’ultima volta. Dopo l’esplosione tutto sembra intatto, gli oggetti appaiono ancora tutti interi, ma loro sono scomparsi, come se non avessero mai abitato in quella casa. Scorrono vecchie immagini di famiglia, riprese qualche anno prima, aumentando il senso di smarrimento che lascia un danno irreparabile .          

Passiamo ora ad un grande classico degli anni Ottanta nonché ad una delle hit più rappresentative dell’intero decennio. Parliamo dei Queen e di Radio Ga Ga

  

La canzone , pubblicata nel 1984, ricorda il periodo d’oro della radio. Pone l’accento sul nostalgico rimpianto per questo mezzo di comunicazione che un tempo veniva considerato alla stregua di un membro di famiglia. La radio era l’unico modo per venire a sapere ciò che accadeva nel mondo e le famiglie si riunivano la sera intorno a quel nuovo focolare domestico. Il video è infarcito di distopiche citazioni del Metropolis di Fritz Lang e compaiono anche gli stessi Queen. Gli altri protagonisti sono i componenti della classica famiglia inglese raccolta intorno al tavolo nel soggiorno di casa.

L’intero nucleo familiare indossa una maschera antigas mentre è intento ad ascoltare la radio, che è posta al centro del comò come un’immagine sacra

Ad un certo punto la radio inizia ad illuminarsi sempre di più, fino ad esplodere in un chiarore abbagliante, come quello che viene prodotto da un’esplosione termonucleare. In Radio Ga Ga è anche affrontato il tema del nuovo potere mediatico esercitato dall’emergente canale televisivo MTV, il cui avvento aveva privato la radio del ruolo di mezzo principale per la promozione di novità discografiche. Un fenomeno tipicamente Anni ’80, l’epoca d’oro delle canzoni dal cuore atomico.    

Sul finire dell’anno successivo, nel novembre 1985, Sting pubblica il suo nuovo singolo. Si chiama Russian ed è un capolavoro.   

Come mai accaduto prima in nessuna altra clip, in Russian musica e immagini sembrano fondersi in una cosa soltanto, diventando un messaggio universale, che ricorda per intensità e per intenti il monologo di Charlie Chaplin nel film Il Grande Dittatore.

Suggestioni di classe

A rendere tutto più suggestivo la presenza della suite Lieutenant Kije, il tema sinfonico di Sergej Sergeevič Prokof’ev sul quale Sting confeziona un testo ispirato al Discorso all’Umanità di Chaplin. Sting prende le distanze da entrambe le fazioni “there’s no monopoly on common sense on either side of the political fence” – “non c’è monopolio sul buon senso da entrambi i lati della barricata politica” per poi descrivere i pensieri dei cittadini comuni di entrambe le superpotenze e la loro divergenza politica su quanto stava accadendo “there’s no such thing as a winnable war, it’s a lie we don’t believe anymore” – “non esistono guerre che possono essere vinte, è una bugia a cui non crediamo più”.

Nomi e Cognomi

Confida sulla speranza che “Russians love their children too” “anche i russi amino i loro bambini”, come ultimo baluardo per salvare il mondo dall’autodistruzione certa. Non manca di fare nomi e cognomi “Oppenheimer‘s deadly toy” – “il giocattolo mortale di Oppenheimer”, il fisico americano responsabile del progetto che portò alla realizzazione delle due bombe atomiche impiegate a Hiroshima e Nagasaki nell’agosto del 1945.

Quattro stili musicali che hanno fatto degli anni ’80 l’epoca d’oro delle canzoni dal cuore atomico. Quattro hit memorabili con un unico denominatore comune: sono un invito alla pace, alla ragionevolezza e al buon senso. Mandano messaggi forti. Sarà forse perché hanno un cuore atomico?    

— Onda Musicale

Tags: Queen, Sting, Donald Fagen, Ultravox
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