Il chitarrista Cesareo sarà il super ospite dei Wit Matrix che sabato 15 gennaio si esibiranno a Trento – Auditorium Santa Chiara – in un attesissimo concerto che li riporta in città dopo qualche anno.
Cesareo, all’anagrafe Davide Luca Civaschi, entra nella formazione Elio e le Storie Tese nel 1983 dove suona tuttora. Dotato di grande tecnica, nella nostra intervista dimostra di essere anche una persona molto disponibile e che ama il grande rock. Si esibirà con i Wit Matrix (una delle migliori cover band italiane dei Pink Floyd) sabato 15 gennaio all’Auditorium Santa Chiara di Trento, in un concerto che si annuncia ricco di emozioni e di atmosfere tipicamente “floydiane“.
Ecco la nostra intervista.
Davide Luca Civaschi, meglio noto come Cesareo. Come ti definiresti a chi non ti conosce?
“Mi definirei un musicista più che un chitarrista, perché ho sempre cercato di dare il mio apporto alla band piuttosto che emergere come singolo.”
Quali sono stati gli artisti o le band che ti hanno maggiormente influenzato?
“Ne cito quattro: Beatles, Rolling Stones, Deep Purple e Led Zeppelin.“
Quando hai iniziato a suonare la chitarra?
“Ho iniziato a suonare quando avevo 5 o 6 anni e ricordo che vedevo mio padre che suonava ed io ho voluto imitarlo. Ho quindi iniziato quando ero molto piccolo.”
Suoni con Elio e le storie tese dal 1983 (sei uno dei componenti più anziani). Cosa rappresenta per te militare in una formazione di questa caratura e unanimemente riconosciuta come una super band)
“Rappresenta un’esperienza unica perchè credo che gli Elio abbiano tracciato dei solchi indelebili che non ha mai fatto nessuno e quindi per me rappresenta un grande motivo di orgoglio. La band – ci spiega il chitarrista – ha anche imposto dei modi di dire (ad esempio Italia si, Italia no) e messo in giro delle mode o dei modi di dire.“
In precedenza hai suonate in diverse band e vieni considerato uno dei migliori chitarristi italiani. Qual è la chiave di questo successo? Quanto studio c’è dietro questo importante riconoscimento?
“C’è la volontà di suonare in una maniera personale. Non sono mai stato uno che copiava gli assoli degli altri in maniera maniacale ma piuttosto uno che cercava di capire i fraseggi dei vari chitarristi che ascoltavo. Direi che il mio è stato un percorso alla ricerca di non confondermi con la massa.“
Il 15 gennaio suonerai a Trento con i Wit Matrix. Cosa rappresenta per te la musica dei Pink Floyd?
“Per prima cosa fammi dire che ho avuto la fortuna di incontare i Wit Matrix che sono una band strepitosa e quando sono sul palco insieme a loro rivivo le atmosfere magiche della musica dei Pink Floyd. E non è da tutti, credimi. I Pink Floyd per me rappresentano esattamente una band che ha percorso una strada cha non ha mai percorso nessuno. I Pink Floyd sono una band che ha fatto sperimentazione – racconta Cesareo – cha ha fatto atmosfera e che ha proposto una musica che può essere adattata a qualunque genere: dal pop al prog e piu in genere a 360 gradi. Personalmente sono affascinato da David Gilmour che, secondo me, è uno di quei chitarristi che pensa a quello che suona invece di buttare giu delle note. E’ per questo che scrive delle opere d’arte con la chitarra.“
Come è nata l’idea della tua collaborazione con i Wit Matrix, una delle più accreditate e apprezzate cover band dei Pink Floyd italiane?
“I Wit Matrix in passato hanno fatto collaborazioni con altri colleghi musicisti (Jennifer Batten, Harry Waters, Durga McBroom, Dodi Battaglia e altri – NDR) e poi sono arrivati a me. Finchè sarò in grado di dare un buon apporto penso che questa collaborazione andrà avanti. Loro sono veramente bravi e preparati ed è molto bello fare le cose insieme a persone così professionali.“
Parlaci della tua strumentazione. Che chitarre e ampli usi maggiormente?
“Sono un endorser fin dai primi anni 80 di Ibanez e uso degli amplificatori Engl. Per il resto non amo “troppa roba” quando suono. Direi quasi che sono un chitarrista da “chitarra, ampli e qualche pedalino”. Uso una strumentazione davvero molto semplice, principalmente dei riverberi e dei delay. Sintetizzando direi che sono uno che cerca di tirare fuori il suono dalla mani anche perchè diversamente penso sarebbe piuttosto complicato, specialmente dal vivo.“
Il prossimo 15 gennaio, a Trento, riabbraccerete il vostro pubblico, dopo un lungo periodo di stop dovuto alla pandemia. Cosa rappresenta, davvero, per te il rapporto con la gente?
“Il rapporto con la gente rappresenta il risultato finale, specialmente se la gente (il pubblico) è soddisfatta e questo significa cha hai lavorato bene. Penso che il punto finale (quello di arrivo, intendo) sia avere l’approvazione del pubblico. Quando suoni di fronte a persone che ti applaudono perchè hai suonato bene, beh è una grande soddisfazione. Credo che questo sia una sorta di molla per gli artisti che, per l’appunto, amano maggiormente suonare dal vivo piuttosto che stare chiusi in uno studio. Almeno secondo me. Per inciso io amo molto lo studio tuttavia, specie in questo periodo storico, il contatto con la gente è molto importante. Vi aspetto tutti a Trento il 15 gennaio, nel rispetto delle regole per fare in modo che questa situazione (pandemica – NDR) finisca prima possibile e poterci ritrovare in condizioni normali.“