Il podcast di Morgan traccia le storie dei musicisti che ci hanno lasciato troppo presto. Nella nuova puntata ci racconta in modo originale ed empatico Janis Joplin.
Proprio come Icaro volò troppo vicino al Sole, i protagonisti del podcast Ikaros di Morgan sono scomparsi così in fretta in una fiamma tanto da lasciare per sempre il segno nella storia della musica. Questo è il filo conduttore dei 18 episodi pubblicati dall’artista su Spotify tutti i giovedì fino al 17 febbraio; nelle scorse settimane sono uscite le puntate dedicate a Ian Curtis, Elvis Presley, Billie Holiday, Whitney Houston, Jeff Buckley, Tupac, Brian Jones, Dennis Wilson ed Amy Winehouse. Questa volta è la vita di Janis Joplin ad essere narrata dalla voce intensa e graffiante di Morgan.
Ikaros dà sempre inizio al racconto con il momento di maggiore difficoltà delle esistenze dei musicisti protagonisti. E allora le prime parole di Marco Castoldi (vero nome di Morgan) vanno dritte a quel 4 ottobre 1970, quando la cantante di “Cry Baby” viene trovata senza vita nella stanza di un hotel di Los Angeles. (leggi l’articolo) Una lettera, arrivata alla reception, avrebbe potuto salvarle la vita: firmata dall’unica persona che forse abbia mai amato ma che lei non aprirà mai perché si è appena iniettata una dose di eroina pura quasi al 50%, quattro volte più del normale.
Morgan, in quaranta minuti, passa dalla tragica morte alla nascita (il 19 gennaio avrebbe compiuto 89 anni) senza tralasciare la vita di mezzo che l’ha vista lottare per imporsi come artista, ma cercando sempre di compiacere gli altri. Dietro alla Janis Joplin icona del rock dai capelli fulvi, buffona e musa c’è un’inquietudine di fondo:
Ha un modo di scherzare che gli altri non capiscono. Si guarda allo specchio, si osserva con disperazione. Vorrebbe solo essere più considerata dai suoi compagni di scuola. Tutto qui. Questa storia dell’aspetto fisico minuto l’accompagnerà per sempre.”
Per fortuna, però, che c’è la musica, passione trasmessa dalla madre e che Morgan spiega citando alcune delle voci ispiratrici, come Etta James. Per Janis è stata una liberazione, e allo stesso tempo una tortura, ma ispirarsi agli altri era la base per la sua arte. La missione della Joplin divenne tessere nuovi fili, riformulare pensieri alla loro di disperazione e di bellezza.