È il 12 settembre 1975 e nello studio 3 di Abbey Road l’anima prende corpo e si trasforma in musica. I Pink Floyd plasmano il secondo concept album della loro carriera: Wish You Were Here.
La title track di quel meraviglioso disco è certamente una della canzone più iconiche della grande band britannica, in uno dei suoi massimi momenti di splendore musicale. Tuttavia, sembra impossibile da credere, nella canzone c’è un errore. Non macroscopico ma c’è.
La canzone è una dedica esplicita all’amico e fondatore della band, Syd Barrett, che i Floyd hanno dovuto estromettere dal progetto quando non era più in grado di portare il suo contributo creativo alla band. Infatti, Syd (affetto dalla sindrome di Asperger) faceva un uso massiccio di ogni tipo di droga e faticava (e non poco) a mantenere il controllo di se stesso. Sia nella vita privata che sul palco.
La genesi di un capolavoro
Alla fine del 1975 i Floyd sono reduci dal successo planetario di The Dark Side of the Moon, e probabilmente sono consapevoli della grande difficoltà di riuscire a ripetersi. Invece “sfornano” una delle sinfonie musicali più belle della loro carriera, una sinergia irripetibile tra Roger Waters che trasforma in un testo un poema che ha scritto per Barrett e David Gilmour, che costruisce con la sua chitarra acustica a 12 corde un’introduzione acustica capace di commuovere ed emozionare il mondo intero.
La magia dell’introduzione arpeggiata
David Gimour esegue l’intro di Wish You Were Here sulla sua chitarra dodici corde come se il sound fosse “catturato” da una radio accesa e sintonizzata su una stazione a onde medio (detta a frequenza AM). In effetti, la parte che si sente chiaramente simulare la sintonizzazione manuale di una radio viene registrata direttamente dalla autoradio della sua macchina con un registratore a batterie. L’idea geniale si completa cogliendo anche un piccolo pezzo dell’ultimo movimento della Quarta Sinfonia del compositore russo Tchaikovsky.
David decide di sovrascrivere la traccia di chitarra acustica (la 12 corde di cui sopra) per creare l’effetto di un chitarrista che sta ascoltando la radio e inizia a suonarci sopra. Cosa successa frequentemente a chiunque suoni la chitarra. Mentre il brano inizia e si sviluppa in modo sempre più complesso (secondo lo stile dei Pink Floyd), la radio in sottofondo sfuma dolcemente e la voce di David Gilmour entra in gioco cantando la prima strofa della canzone. Che è poesia allo stato puro.
L’errore che (quasi) mai nessuno ha sentito
Eppure, difficile ma non impossibile a crederci, nella canzone c’è una leggerissima imperfezione, (quasi) impercettibile all’ascolto. Esattamente è posizionata al secondo 26 dove si sente Gilmour fare un leggero colpo di tosse. Oggettivamente nessuno si è mai accorto di questo passaggio, ma pare che proprio David si sia arrabbiato molto per quell’errore, ipotesi non fantasiosa conoscendo la sua meticolosità e la sua precisione sia in studio che dal vivo. Una diceria racconta che da quella volta Gilmour abbia deciso di smettere di fumare. Per sempre.
Ovviamente non sappiamo se abbia mantenuto fede alla sua (presunta) promessa ma, è cosa certa, insieme agli altri della band ci ha regalato uno dei capolavori più belli di tutta la loro gigantesca discografia.
(fonte virginradio)