Musica

Litfiba: la nascita e l’esplosione di una vera rock band

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Arriva a Firenze dopo un soggiorno di due anni a Londra. Chitarrista coi capelli lunghi, amante dei Led Zeppelin e dei Deep Purple e della new wave che sta impazzando in quegli anni.

Ha ventisette anni e di nome fa Federico Renzulli, e prova ad animare la difficile (musicalmente parlando) scena musicale fiorentina. “A Firenze c’era la morte“, ricorderà anni dopo il chitarrista in un’intervista.

Renzulli pochi mesi dopo fonderà i Cafè Caracas insieme a Renzo Franchi e a Raffaele Riefoli (che in seguito diventerà famoso come Raf) ma il trio avrà vita breve e Ghigo abbandonerà poco dopo la band, prendendo in affitto una cantina in via dei Bardi per creare il gruppo dei suoi sogni.

Con un annuncio su una rivista locale recluta il bassista Gianni Maroccolo. Quest’ultimo pensa che a mettere l’annuncio sia stato Federico Fiumani, già conosciuto in città con i suoi Diaframma. Poi è la volta del batterista Francesco Calamai e di Antonio Aiazzi alle tastiere e di un giovane cantante ancora liceale, Piero Pelù, uno studente fiorentino classe ’62.

I primi concerti

Il primo concerto dei Litfiba si tiene il 6 dicembre del 1980 alla Rockoteca Brighton. Nel frattempo a Firenze iniziano ad aprire locali alternativi come il Manila, il Faro o il Casablanca. La scena si sta animando e nei primi live il gruppo condivideva il palco coi Diaframma che in quegli anni avevano all’attivo già alcuni demo ed Ep, e altri gruppi della scena locale come i Neon. Di solito i loro show si caratterizzavano per un party horror, con il basso cupo ed ossessivo ed una bara al centro del palco dal quale usciva Pelù che declamava i primi versi di A Satana.

Nell’estate del 1982 i Litfiba si aggiudicano la seconda edizione dell’Italian Festival Rock di Bologna. Sempre in quel periodo viene pubblicato il primo Ep Guerra, registrato nel 1981 con brani come Guerra, Luna ed altri in inglese come Under the Moon e Man in Suicide. La band risente molto dell’atmosfera di quegli anni, con le atmosfere tipiche del dark e del genere post-punk.

Dopo il primo singolo Luna del 1983 è la volta del secondo Ep Transea. Nell’ottobre dello stesso anno pubblicano la colonna sonora di Eneide, uno spettacolo teatrale messo in scena dalla compagnia di teatro Krypton. L’anno dopo arriva un nuovo Ep, Yassassin, che deve il nome alla cover di un brano di David Bowie. In questo periodo il gruppo inizia a suonare anche fuori dall’Italia ed è soprattutto durante il tour in Francia che la band inizia a trovare molte ispirazioni.

Desaparecido e i 17 Re

Il 1984 è un anno molto importante per la band fiorentina: nasce infatti a Firenze l’IRA, Immortal Rock Alliance, un’etichetta indipendente che diverrà molto nota in pochi anni. Dopo aver pubblicato Siberia dei Diaframma nel 1985 pubblicherà il primo album dei Litfiba, Desaparecido, che nel frattempo hanno un nuovo batterista, Ringo De Palma.

Desaparecido è il primo disco della band fiorentina e risente molto delle influenze del genere new wave che si mescola con sound dal profumo mediterraneo, aspetto molto presente in questo periodo della band. Un disco raffinato ed elegante. Eroi nel vento, Istanbul, insieme a Lulù e Marlene diventeranno brani fondamentali all’interno del loro repertorio. Il critico Federico Guglielmi sostiene che con questo album “i Litfiba affermano prepotentemente la propria unicità, spazzando via ingiusti pregiudizi”, andando oltre “l’imitazione sterile ed improduttiva di schemi sonori nati e sviluppatisi all’estero”.

Nel 1986 è la volta del doppio album 17 Re. Un album che segna una svolta importante e che tende ad abbracciare, pur all’interno di una cornice new wave, sonorità più vicine al mondo del post-punk, del rock, in cui non manca l’elemento psichedelico. Registrato tra l’estate e l’autunno del 1986, il disco avrebbe dovuto contenere il brano che dà il titolo al disco, che però in seguito venne scartato perché non ritenuto all’altezza delle altre canzoni. Si passa da brani ‘misteriosi’ e carichi di fascino esoterico a ballad più rilassate ma dai testi profondamente poetici.  Un mix di vortici psichedelici e di sonorità più intime. Il risultato di un grande lavoro creativo, e la prova di una maturità compositiva ed artistica pienamente raggiunta.

“Il nostro disco migliore di quel periodo”

L’album è stato inserito da Rolling Stone Italia all’interno della speciale classifica dei 100 album italiani più belli, e occupa la posizione numero 86. Se il disco diventa un punto di riferimento in quel periodo, in termini di vendite il risultato fu deludente, con poche migliaia di copie vendute.

Interessante anche il giudizio dei musicisti, in occasione dei 30 anni dell’album. Ghigo ritiene questo album un disco importante ma non il loro miglior lavoro: “Se mi parlate di musica anni Ottanta e quindi del periodo new wave, sicuramente è il nostro disco migliore di quel periodo, anche se io continuo a preferirne un altro, Litfiba 3”.

Per lui questo album fa da “legante”: “Non è un caso che si ponga tra Desaparecido, l’album più new wave, dal punto di vista artistico e musicale, e Litfiba 3, la porta che si è aperta verso i nostri anni 90 e verso la virata più rock”.

Anche per Piero Pelù il giudizio è simile:

Per me ogni disco dei Litfiba è stata un’esperienza profonda e indelebile, per cui metto 17 Re sullo stesso piano di Desaparecido, Litfiba 3, Pirata e tutti gli altri”.

Detto in altri modi, è con questo disco che la band ha completato il suo processo di maturità. E non è un caso che anche grazie a dischi come questi i Litfiba hanno dato al rock italiano caratteri originali e distinti.

(scritto da Alessio Bardelli)

— Onda Musicale

Tags: Litfiba/Piero Pelù
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