Ci sono molteplici ragioni per cui i Beatles rimangono la più grande band di tutti i tempi, anche mezzo secolo dopo il loro scioglimento.
Indubbiamente, la ragione principale è che i Beatles hanno scritto una moltitudine di brani classici, ancora amati a distanza di tanti anni. Che si tratti di “Love Me Do“, “Norwegian Wood” o del capolavoro psichedelico “Tomorrow Never Knows“, la band aveva un talento non comune per scrivere canzoni iconiche e la loro magnifica (anche se breve) carriera è una delle più illustri della storia della musica.
Beatles: apripista di generazioni future
Certamente (è opinione comune) non esisterebbe la musica d’oggi (come la conosciamo al giorno d’oggi) se non ci fossero stati i Beatles a fare da “apri pista” per molte band e generazioni future e i Fab Four hanno sicuramente aperto le porte ad uno sviluppo culturale senza precedenti (come la beat generation, per fare un esempio), specie se si considera il periodo storico in cui essi sono nati.
Sebbene all’inizio della loro carriera i Beatles fossero poco più di una pop-rock band dai toni perfino leggermenrte “smielati“, continuavano a fare le cose in modo diverso rispetto ai gruppi contemporanei, come ad esempio registrare il loro album di debutto Please Please Me, in un solo giorno: l’11 febbraio del 1963. Poco importa se George Martin (il loro storico e abile produttore da molti considerato il quinto Beatles) abbia aggiunto, in seguito, alcune sovraincisioni di pianoforte. Si trattava di semplici “rifiniture” di quello che, comunque, è un album storico. E bellissimo.
La genesi del disco
Per la registrazione dell’album, i Beatles impiegarono solo 15 ore e il lavoro venne svolto l’11 febbraio del 1963. In precedenza erano stati pubblicati i due singoli “Love Me Do” (ottobre 1962) e “Please Please Me” (gennaio 1963), entrambi contenuti nel disco. A dimostrazione di quanto fosse affiatata la band, la maggior parte delle canzoni ha richiesto solo poche takes (o registrazioni) prima che l’esigente Martin fosse soddisfatto. La traccia di apertura, “I Saw Her Standing There“, ha avuto bisogno di maggiori tentativi ma, per ironia della sorte, venne scelta la prima take. Per molti i fab four hanno ottenuto “il massimo risultato con il minimo sforzo” con l’ultima traccia del disco: “Twist and Shout“, cover di un brano di Phil Medley e Bert Russel, un motivo travolgente e trascinante, non a caso uno dei più amati del loro primo periodo nonchè molto apprezzata anche da alcuni tifosi di calcio grazie al rittmo incalzante e crescente.
John Lennon e un fastidioso raffereddore
Siamo in Inghilterra e nel mese di febbraio. Possiamo immaginare come l’inverno inglese fosse rigido e John Lennon quel giorno aveva un raffreddore e si può sentirlo tossire in alcuni punti dell’album. Il risultato ottenuto alla fine della giornata sarebbe diventato comunque uno dei momenti più belli e intensi della sua carriera, un esempio della sua abilità nello scavare in profondità la sua voce e dare tutta l’enerigia possibile per realizzare qualcosa di straordinario. Anche oggi, ascoltando il disco, tutta la sua “forza” appare palpabile e straordinaria. Questo è solo uno dei tanti motivi per cui i Beatles (a distanza di quasi 60 anni) rimangono ancora tanto amati.