Musica

Ma alla fine i Beady Eye erano davvero così male?

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Prima di ricevere una qualunque minaccia di morte a causa del titolo sovrastante, vi chiederò di leggere questo articolo fino in fondo, fino all’ultima parola e, al fine di evitare eventuali fraintendimenti, cercherò di rendere chiare un paio di cose già da queste prime righe introduttive.

Sono un fan degli Oasis? Indubbiamente. Mi ritengo un fan della produzione post-Dig Out Your Soul dei Gallagher? Certo che sì. E posso essere, a mia volta, considerato un fan dell’operato dei Beady Eye? Beh, non tra i più sfegatati ma, dopotutto, i Beady Eye hanno mai potuto vantare una fanbase completamente fuori di testa per le loro creazioni? Forse, ma come ben sappiamo, per il semplice e talvolta efficace “fattore nostalgia”, che tuttora sembra funzionare alla grande per moltissime realtà.

Ebbene, quest’oggi non voglio parlare di una piccola ed affezionata fetta di pubblico, bensì della sua fazione opposta. Degli allora delusi ed amareggiati cuori infranti dalla ex formazione di Manchester e dei suoi detrattori di vecchia data che nel corso degli anni – e soprattutto durante il periodo di attività – hanno offerto un ritratto non sempre veritiero della musica della band, rimasta irrimediabilmente orfana del genio creativo di “grande capoNoel.

Ma facciamo un passo indietro

Il 28 Agosto del 2009 gli Oasis – in seguito ad un violento litigio tra i fratelli coltelli più famosi della storia del rock, culminato con la bellezza di ben due chitarre sfasciate – si sciolgono definitivamente, annullando l’esibizione che si sarebbe dovuta tenere di lì a poco al festival “Rock en Seine” di Parigi e le restanti date del tour europeo. Noel abbandona la barca che aveva contribuito a guidare per 15 lunghi anni, sostenendo – tramite la diffusione di un comunicato ufficiale –, di non riuscire a lavorare un solo giorno di più in presenza dell’amato/odiato fratellino, spezzando di fatto il cuore degli oltre 30,000 spettatori presenti quella sera e non solo. Liam, invece – che nell’immaginario comune continuerà ad essere considerato come il “cattivo” e lo sbandato di famiglia –, cercando di non perdersi d’animo, provvederà subito alla fondazione di una sua band nuova di zecca, mantenendo intatta l’ultima formazione nota degli ex-Oasisad eccezione, ovviamente, del fratello maggiore, che prenderà, appunto, il nome di Beady Eye

Questi ultimi nel giro di tre anni pubblicheranno giusto due album

“Different Gear, Still Speeding” nel 2011 e “BE” nel 2013, che si riveleranno due flop sia di vendite (nonostante l’esordio al terzo posto nella classifica inglese degli album più venduti del primo), sia di critica ma che, siamo onesti, erano davvero così male come ci raccontarono? Per farla breve, possono davvero considerarsi un vero e proprio “disastro musicale” su tutti i fronti? In tutta sincerità, no e mi dispiace deludere le aspettative di una buona parte di ascoltatori prettamente rock ma, nonostante gli arrangiamenti estremamente derivativi (non solo Beatles & Stones), i clichè sovrapposti ad altrettanti clichè, i testi talvolta banali e non troppo convincenti, praticamente nessuna intuizione degna di nota e la più che totale mancanza di personalità, la band dagli “occhi vispi” è riuscita comunque a sfornare due prodotti quantomeno dignitosi ed affermare il contrario, al di là dei gusti personali, mi sembra piuttosto ingeneroso.

Tra i migliori della discografia del gruppo, non troveremo un solo brano che sia anche solo in minima parte paragonabile ad uno dei migliori del canzoniere targato Oasis (ma nemmeno a nessuno dei peggiori, vi dice niente Little James?) ed evidentemente per qualcuno ciò costituì un motivo più che sufficiente per bocciare su tutta la linea la produzione dei “nuovi arrivati”, assetati come mai prima d’allora di rock ‘n’ roll stile 60’s. Ma la verità è che a quei tempi la ferita era ancora fin troppo fresca per essere dimenticata così facilmente.

“Nulla di memorabile ma di assolutamente godibile”

E’ questa l’espressione che, a mio parere, meglio può descrivere la musica dei Nostri. Pensiamo, per esempio, a “Kill For a Dream”, “The Roller”, “Second Bite of The Apple”, “Bring The Light”; o ancora a “The Morning Son”, “Flick of The Finger”, e “Soul Love”. Tutti brani che non inventano nulla, che non entusiasmano in maniera eccessiva, forse, ma che sicuramente sono capaci di intrattenere e talvolta incuriosire. Insomma, diciamocelo una volta e per tutte che se oggi come oggi ami la voce di Liam, allora potrai benissimo apprezzare quanto fatto con gli scolastici Beady.

Quelli aggressivi e pieni di orgoglio di “Four Letter Word” (dedicata, guarda caso, proprio a quel Noel, perfido disertore del gruppo), branoche – ripetendo la famosa frase “nothing ever lasts forever” (“niente dura per sempre”) –, ancora oggi, a reunion/pace non avvenuta, può persino suonare come attuale. Ritenuti anacronistici per le stesse influenze che per un’intera carriera hanno animato la musica di casa Gallagher e non solo, i Beady Eye costituiscono giocoforza una tappa fondamentale ed interessante per comprendere quella che poi sarà la rinascita di Liam Gallagher solista e frontman ritrovato.

Partendo proprio da qui, da quella triste sera parigina di agosto, da quella nuova formazione che tanto “nuova”, poi, non era e da quei due dischi così anonimi, scolastici, forse telefonati e talvolta particolari, ma mai così terribili come spesso ci hanno raccontato.  

— Onda Musicale

Tags: Noel Gallagher/Liam Gallagher/Oasis
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