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Mark Lanegan: scomparso a 57 anni il cantante degli Screaming Trees

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Le cause del decesso sono ancora ignote. Mark William Lanagan ha segnato la storia del genere ai primordi e poi si è affermato da solista con la sua voce roca e gutturale.

È stato uno dei pionieri assoluti del grunge con gli Screaming Trees e poi solista apprezzato con la sua voce roca e gutturale: si è spento a 57 anni Mark Lanegan (nato il 25 novembre 1964), ignote per ora le cause del decesso, secondo quanto si è appreso dalla famiglia. Si era ammalato gravemente di Covid, Lanegan, nel 2021, al punto da finire in terapia intensiva, un’esperienza talmente drammatica che lo aveva spinto a scrivere un memoir lo scorso dicembre: «Devil in a coma».

Era l’ultimo scoglio di un’esistenza sempre al limite

Tra abusi vari di droghe e alcol che gli avevano consegnato l’etichetta di «ultimo sopravvissuto del grunge»: già, frequentatore e sodale in gioventù di Kurt Cobain e Layne Staley degli Alice in Chains, due che non ce l’avrebbero fatta a superare i propri incubi, proveniente anche lui, come loro, dallo stato di Washington e, come loro, artefice primo degli elementi costitutivi del grunge, con gli Screaming Trees, senza però aver toccato i vertici commerciali degli altri due.

Ma, con gli Screaming, fondamentale nel traghettare le esperienze del rock psichedelico di marca anni’80 nella temperie dei nuovi suoni di Seattle a cavallo col decennio successivo. Anche se poi, da solista, avrebbe raccolto molte soddisfazioni: il cantautorato personale e sofferto, il timbro rauco e rabbioso per certi versi vicino a Tom Waits, anche se di altra generazione, gli avrebbero regalato una nuova carriera con album memorabili come «I’ll Take Care of You» o «Bubblegum», sempre nel cuore dell’underground, mai patinato. E molto apprezzati anche da noi, visto che tante sarebbero state le volte in cui Lanegan si sarebbe esibito in club e sotterranei del nostro Paese. Stringendo amicizia e collaborazioni con i pari grado della nostra scena, vedi Manuel Agnelli.

La vita di band comunque lo avrebbe sempre attratto

E, per questo sarebbe entrato a far parte di un altro combo decisivo per il rock degli ultimi trent’anni, i Queens of the Stone Age dell’amico Josh Homme, forgiando il capolavoro assoluto «Songs for the Deaf» e issandosi Lanegan a quel punto come riferimento assoluto nella scena per le due decadi successive. E per una storia di discese agli inferi e faticose risalite con cui i fan, numerosi e quasi fedeli al limite della confraternita, si sarebbero sempre identificati. E non smetteranno di farlo.

(fonte corriere.it)

— Onda Musicale

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