In genere, se si pensa ai più grandi chitarristi rock si pensa a qualcuno che sappia tirare fuori dalla sei corde qualcosa di straordinario. E in effetti è così, basta pensare a Eddie Van Halen, Joe Satriani, Jimi Hendrix o Stevie Ray Vaughan, solo per citarne alcuni.
La storia della musica, tuttavia, non è fatta solo dai protagonisti ma anche dai comprimari. Come i chitarristi ritmici i quali, magari in maniera meno appariscente, hanno certamente contribuito (e non poco) al successo di molte canzoni, spesso inventando riff memorabili o ritornelli famosissimi. In questo articolo vogliamo elencare i 10 migliori (secondo noi) chitarristi ritmici della storia del rock.
10. Johnny Marr – The Smiths
Nessun chitarrista imbraccia la chitarra come lui. E, ser da una parte ci sono molti chitarristi che hanno cercato di creare il proprio “sound”, Johnny Marr è uno dei pochi che ci è riuscito veramente. Infatti, da quando è diventato famoso come membro degli Smiths, ha sempre vissuto il momento come uno strano ritorno ai giorni del rock and roll degli anni ’60, con tanto di taglio di capelli in stile Brian Jones. Quando si ascolta il suo modo di suonare c’è molto da valutare. In album come The Queen is Dead e Meat is Murder, molte delle parti che Johnny suona sembrano essere più adatte alle pause di chitarra che a qualsiasi altra cosa, ponendosi quasi in una dimensione intermedia fra la ritmica e il solo. Per questa ragione riteniamo che il suo apporto alla band sia praticamente doppio e che servirebbero due persone per sostituirlo.
9. Billie Joe Armstrong – Green Day
Con il passare degli anni Billie Joe Armstrong sembra essersi avvicinato al ruolo di frontman più che a quello di chitarrista. Sebbene i Green Day rimangano un power trio, Armstrong ha ricevuto molte critiche negli ultimi anni per aver usato la sua chitarra più come oggetto di scena sul palco. Tuttavia, i tempi di Gilman Street (club musicale di San Francisco noto anche come Alternative Music Fondation) Billie era uno dei chitarristi ritmici più solidi. Insieme alle linee di basso orecchiabili di Mike Dirnt, il ritmo costante di Armstrong ha creato alcuni dei riff più immediati dell’epoca. Dal momento che la maggior parte del suo modo di suonare è costituito solo da accordi (spesso power chords), tutto è impostato in modo che la melodia vocale possa adattarsi perfettamente, e che rimanga impressa nella testa di chi la ascolta per molto tempo.
8. Brad Whitford – Aerosmith
Quando in una band ci sono due chitarristi, generalmente uno dei due viene messo in ombra dall’altro. Non importa quante cose appariscenti riesca a suonare, il ruolo primario viene in genere assunto dalla persona più carismatica piuttosto che dalla più tecnica. Tuttavia, è innegabile che Brad Whitford sia responsabile di alcuni dei più grandi brani degli Aerosmith di tutti i tempi. È facile dimenticare Whitford nella storia degli Aerosmith, dal momento che tende a fuggire dai riflettori e a lasciare spazio libero all’altro chitarrista, Joe Perry. Se Joe potrebbe incarnare lo spirito rock and roll del gruppo, Brad ha un profilo molto più basso anche se ha preso parte alla creazione di alcuni dei maggiori successi degli Aerosmith del primo periodo, come Nobody’s Fault e Back in the Saddle.
7. Izzy Stradlin – Guns N’ Roses
Non appena i Guns N’ Roses sono entrati in scena alla fine degli anni ’80, Slash aveva praticamente tutto ciò che si potesse chiedere ad un chitarrista rock, come il look inconfondibile con il cappello a cilindro e la sua capacità di calpestare il palco in maniera autorevole. Oltre ad una vita fuori dalla musica decisamente piena di eccessi. Tuttavia, i Guns N Roses sono ancora una band che dipende molto dal sound di Izzy Stradlin il quale, rispetto a Slash, sembra avere un ruolo molto più tranquillo all’interno della band. Si tiene in disparte e non ama il protagonismo, dando comunque il suo contributo come, ad esempio, la straordinaria ballata acustica Patience. Tuttavia, Izzy è sempre stato più un cantautore che un chitarrista, arrivando al punto di cantare duetti con Axl Rose negli album Use Your Illusion o nella biografia Dust and Bones. Quando sei il più tranquillo, però, è facile essere considerato un debole, e Izzy ad un certo punto ne ha avuto abbastanza (nel 1991) quando Axl ha iniziato a diventare troppo autoritario nella band. Sebbene rimanga uno dei membri più discreti e meno appariscenti di una delle più grandi band degli anni ’80, chiunque nella formazione originale dei Guns sa quanto fosse importante nel creare il tipico sound della band.
6. John Lennon
C’è un buon motivo quando la gente considera i Beatles la prima boy band del mondo. Erano tutti uguali per cui le ragazze impazzivano, e molte delle loro prime canzoni avevano lo stesso modo di affrontare l’amore e tutto ciò che ne deriva. Una volta superati i tagli di capelli e le urla, chiunque in questa band avrebbe davvero potuto suonare. Lennon era convinto di non essere un bravo chitarrista e spesso si definiva scarso. Nelle interviste, Lennon spesso parlava della sua insicurezza con la chitarra. Attraverso il suo vocabolario musicale limitato, però, John ha fatto esplodere la band con energia senza nemmeno saperlo.
Man mano che la band diventava più sperimentale, canzoni come Good Morning Good Morning vivono e muoiono sui suoi accenti ritmici aspri, con l’intera band che suona con tempi in chiave diversi a piacimento. Nel bel mezzo delle canzoni pop più raffinate, Lennon era anche desideroso di giocare con le tue aspettative, prendendo accordi che non erano nella struttura tradizionale della melodia e in qualche modo rendendo l’intera cosa senza soluzione di continuità. Potrebbe non aver pensato di avere il miglior tempismo, ma aveva il miglior senso del proprio tempismo. Quindi, quando tutti considerano George Harrison un grande chitarrista (e noi siamo d’accordo) che occasionalmente canta, John è il classico cantante che potrebbe stupirci con la chitarra.
5. Stone Gossard – Pearl Jam
Quando il grunge ha iniziato a diventare preponderante, si iniziava a considerare la chitarra come strumento meno importante. Fra musicisti come Kurt Cobain o Jerry Cantrell, certamenti bravi ma non particolarmente tecnici, sarebbe stato impossibile pensare alla nascita di una nuova generazione sui livelli, per fare un nome, di Eddie Van Halen. Se Mike McCready potrebbe essere stato l’unico eroe della chitarra a Seattle, Stone Gossard ha trovato la sua strada con alcuni dei riff più strani della storia della musica. All’inizio della loro carriera i Pearl Jam erano davvero la band di Stone, con lui che scriveva la maggior parte dei riff, autentica forza trainante della maggior parte delle canzoni.
Oltre a provare diverse accordature (occasionalmente), Stone ha sempre avuto un talento per creare qualcosa che suonasse “enorme“. Nel momento in cui ascolti Even Flow o Alive, le note suonano come se dovessero essere suonate in uno stadio di fronte a migliaia di persone. Con il passare degli anni, però, la sua propensione a trasformarsi in un chitarrista ritmico lo ha portato a scambiarsi il ruolo con Jeff Ament e a suonare il basso di tanto in tanto. Mentre alcune band grunge tendono a rimanere nella loro corsia e non avventurarsi troppo lontano da essa, Stone sembra molto curioso di sperimentare sonorità più vicine agli ’90.
4. Keith Richards – The Rolling Stones
Nella grande tradizione del rock and roll, Keith Richards sembra essere stato designato come chitarrista ritmico per decenni. Con la quantità di musicisti straordinari come Ronnie Wood e Brian Jones che hanno fatto parte dei Rolling Stones, Keith sembra essere più una rockstar piuttosto che un chitarrista. Anche se i suoi riff sono pietre miliari nella storia del rock. Poiché altre band come i Beatles stavano facendo furore nello stesso periodo (anche più degli Stones), Keith sembrava essere molto curioso di sapere dove potesse portarlo la sua chitarra, lavorando su alcune strane accordature che ricordavano più la tradizione blues, uno fra i primi ad utilizzare massicciamente l’accordatura Open G. Keith ad un certo punto ha perfino capito che non gli servivano sei corde ma ne bastavano 5, per cui ha eliminato il MI basso, da cui la sua celeberrima frase “5 corde, due forme, un culo”. Con questa accordatura aperta ha creato riff memorabili come Brown Sugar e Start Me Up. Lo stile potrebbe sembrare semplice, ma fare canzoni come queste viene è possibile solo quando hai una vera anima rock. Non a caso è chiamato Highlander.
3. Johnny Ramone – Ramones
Qualsiasi chitarrista ritmico dirà quanto sia importante lavorare sulla tecnica con la mano destra. Dal momento che devi principalmente preoccuparti di suonare gli accordi, tutto dipende da quanto riesci a tenere il tempo e assicurarti che la band possa restare unita nel modo giusto. Dato che i Ramones stavano iniziando a farsi un nome, il loro suono caratteristico era praticamente solo nella mano destra di Johnny Ramone. Favorendo le “plettrate” invece del tradizionale stile di strumming, l’intero suono del punk rock è nato da questa tecnica, creando qualcosa che sembrava molto più potente e frenetico più lo si ascolta.
Johnny era orgoglioso di non essere uno dei chitarristi appariscenti di tipo solista, di quelli che cercavano solo di colpirti in testa con la loro chitarra a mille all’ora. In combinazione con la velocità vertiginosa delle tradizionali canzoni dei Ramones, Johnny ha praticamente trasformato il concetto di suonare la chitarra ritmica in una prova di resistenza, con molta predisposizione innata di fondo. Considerando la velocità con cui suonava appare sensata la mancanza di assoli. Quando hai qualcosa di così intenso che guida la tua musica, perché cercare qualcosa di appariscente che si intrometta?
2. Malcolm Young – AC/DC
L’intero vocabolario degli AC/DC è stato puro rock and roll dal primo giorno. Prendendo gli stessi stili che sono venuti alla genesi del rock and roll come Elvis Presley e Chuck Berry, gli Young Brothers sono riusciti a costruire il loro successo più sulla nomea di “canzoni per cattivi ragazzi”. Anche se è facile individuare l’uomo che va in giro con un’uniforme da scolaretto su e giù per il palco, Malcolm (suo fratello) è il vero motivo per cui si parla ancora degli AC/DC. L’intero suono di Malcolm Young è nato da quanto fossero semplicistiche molte delle sue parti ritmiche. Chiunque ascolti uno dei tanti successi della band si rende immediatamente conto di quanto semplici ma essenziali, siano i riff di chitarra di Malcolm. Fatti di potenza e semplicità. Unici e bellissimi. Indimenticabili. Malcolm è stato un autentico pioniere di questo meraviglioso modo di suonare la chitarra elettrica.
1. James Hetfield – Metallica
Quando entri nel campo della musica metal, è allora che il modo di suonare la chitarra inizia a fare un salto di qualità. Sulla scia della rivoluzione iniziata dai Black Sabbath tanti anni fa, un chitarrista dopo l’altro cercava di creare i propri riff personali. Nel regno della chitarra ritmica, però, James Hetfield ha trasformato l’intera pratica in uno sport olimpico. Invece della solita ginnastica sulla tastiera (a cui altri chitarristi erano soliti dedicarsi), James ha creato il suo stile affinando alcuni dei riff dal suono più diabolico di sempre. Essendo un grande fan del punk rock, Hetfield ha realizzando riff memorabili come Master of Puppets . Tra l’intenso riff, tuttavia, James sembra costruire ogni canzone dei Metallica quasi come un’architettura metallica, facendo sovrapporre un riff sull’altro mentre sovrappone alcune parti di armonia melodica per tenere l’ascoltatore in una dimensione sospesa. Sebbene i chitarristi ritmici non siano noti per essere i musicisti tecnicamente più abili nel rock, James Hetfield è l’unico che potrebbe effettivamente essere considerato un virtuoso.