Musica

George Harrison: una delle sue canzoni fu quasi inserita nella prima sonda spaziale della NASA

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Quando l’amico di Harrison e campione di Formula Uno Damon Hill espresse il suo desiderio di guidare un razzo nello spazio, il musicista scosse la testa con ironia.

«No, amico mio. Pensa allo spazio interiore, non all’oltre-spazio». Eppure, gli scienziati volevano spedire proprio una delle canzoni più amate di Harrison nella della galassia.

A metà anni Settanta, la NASA era intenta a costruire due sonde gemelle, Voyager 1 e Voyager 2; si trattava dei primi oggetti disegnati a mano da spedire oltre l’eliosfera, nello spazio interstellare. Come messaggio per le eventuali creature extraterrestri che le avrebbero trovate, entrambe le navicelle vennero dotate di un disco da dodici pollici rivestito d’oro e fatto di rame. Si trattava in pratica di scatole del tempo sonore, contenenti dozzine di suoni selezionati e trasversali, tipici della vita e della cultura sulla Terra.

«Qualcuno avrebbe trovato la navicella e il disco sarebbe stato suonato solo in presenza di civiltà avanzate nello spazio interstellare» osservò il famoso astronomo e autore Carl Sagan che curò il progetto. «Ma il lancio della bottiglia nell’oceano cosmico dice qualcosa di molto speranzoso sulla vita del nostro pianeta».

Dopo un tortuoso processo di selezione, i suoni includevano lampi, cinguettii, dei codici morse e persino onde celebrali. Le sezioni musicali erano molto varie e comprendevano J.S. Bach, Blind Willie Johnson e la cantante folk bulgara Valya Balkanska. Se Sagan fosse riuscito a spuntarla, ci sarebbe stata anche Here comes the sun.

«Per tante ragioni, i Beatles erano la scelta più ovvia per la nostra selezione» ha dichiarato il collaboratore artistico principale di Sagan, Jon Komberg, allo scrittore Jim Bell nel 2015. «Erano ancora all’apice della fama, nonostante si fossero sciolti cinque anni prima. Sarebbe stato come mettere Shakespeare: chi potrebbe obiettare che Shakespeare non fa parte del greatest hits della letteratura mondiale? I Beatles erano il massimo che la musica occidentale potesse offrire all’epoca».

I Fab Four erano eccitati dall’idea, ma la EMI Records, che aveva i copyright della canzone, mise un veto. Al suo posto, Sagan incluse il classico del rock Johnny B. Goode di Chuck Berry, il che fece piacere allo stesso Harrison.

(fonte Rolling Stone)

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— Onda Musicale

Tags: The Beatles/George Harrison
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