La scena di Canterbury nasce dalla mente folle di Daevid Allen, un vagabondo australiano che proprio a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 si trovava nelle splendide valli verdi del Kent.
Con se portava un bagaglio immenso di cultura fatto di libri, musica e film e con il suo fare accattivante e seducente riuscì a plasmare un gruppetto di canterburiani che resero questa sfera rock progressive un periodo per certi versi mistico. Stiamo parlando di Robert Wyatt, Richard e David Sinclair, Hugh Hopper, Mike Ratledhe, Kevin Ayers e in seguito si aggiunsero anche Steve Hillage e Dave Stewaer da Londra. Tutti giovani, che annoiati dalla staticità Londinese di quei tempi, iniziavano a tendere l’orecchio verso le sonorità nuove provenienti dagli Stati Uniti d’America.
Non solo tanti nuovi spunti culturali ma anche tante nuove droghe vennero introdotte per sperimentare e intraprendere questi nuovi viaggi tra psichedelia e infinite distese di suoni. La scena di Canterbury entrerà a far parte della sfera Progressive dimostrando come il rock possa spingersi oltre i confini della pop song, arricchendone addirittura l’aspetto, senza mai essere troppo profuso e scontato. E’ stata una discesa ripida che ha spianato la strada, in seguito , a band come Blur, Stereo Lab, Belle and Sebastian. Erano anni magici, l’aria che si respirava era diversa, carica di energia e di idee all’avanguardia. Tutto era nel posto giusto al momento giusto. Il sound era totalmente nuovo, si partiva dal rock fino ad attraversare esperienze jazz passando per fasi contemporanee e immersi nella psychedelia più pura. In più questi giovani riuscirono a modellare all’interno dei brani tutta la bellezza di Canterbury fatta di luoghi antichi, medievali, circondati da negozi e pub che sembravano usciti da racconti fantastici.
Gli inizi dei Wilde Flowers
Nel 1960 Allen affittò una stanza nella casa di Wyatt, dove già negli anni precedenti ci si riuniva per ascoltare musica e strimpellare cover, ma nel ’62 vennero incise le prime idee che diedero il via al primo nucleo del gruppo, in cui parteciparono i due Hopper, Brian, Hugh, Wyatt e Ratledge, ma nelle registrazioni parteciparono anche molti altri musicisti. Così ebbe inizio la storia dei Wilde Flowers per poi tramutarsi nel’63 a Londra , dopo che Allen si trasferì lì trascinando con sé Wyatt e Hugh Hopper, nel Daevid Allen Trio. Di quel periodo verrà pubblicato il “Live 1963” presso il Marquee Club di Londra grazie all’etichetta Voiceprint Record, una eccentrica e rarissima testimonianza.
L’inarrestabile Allen da lì a poco si trasferì a Deià, nell’isola di Maiorca, ospitato da una compagnia beat generation, che fu meta di molti musicisti di Canterbury e si può dire che fu questa la culla dei Gong e Soft Machine. Fu un periodo molto intenso dal punto di vista musicale, intere serate trascorse assaporando note come se fossero fiumi in piena, furono momenti molti ispirati che consolidarono tantissime realtà fortunatamente tramandate. Sicuramente ancora più incisivi e determinanti furono i Wilde Flowers. La band resterà attiva fino al 1969, ma già nel ’68 alcuni membri della band si staccarono per dare vita ai Caravan. L’album “The Wilde Flowers” venne pubblicato solamente nel 1993.
Una scena che in realtà non è mai esistita e la nascita dei Gong
Uno dei più grandi paradossi della scena di Canterbury è il fatto che essa stessa è da considerare una non-scena. Quando cominciava a crearsi questo fermento agli inizi degli anni ’60 era semplicemente un calderone pieno di tante idee, nessuno si sentiva parte di una scena ma semplicemente una comunità di musicisti che ebbe la fortuna di legare e creare. Mentre tutto il panorama rock americano ed europeo era figlio del blues, del folk e dell’avanguardia, Canterbury fu l’unica ad abbracciare l’influenza Jazz, portando il Rock ad esplorare, all’epoca, mondi e sonorità assolutamente nuovi. Nell’arco di quasi due decenni questa “non-scena” ha dimostrato di essere eterogenea, passando dalle influenze Beat degli inizi fino a lasciarsi contaminare nei modi più ricchi e maturi. Tralasciando le varie band sopracitate e le varie esperienze soliste, importante è soffermarsi su una delle band più bizzarre, i Gong, nata in parte in Francia, sempre grazie allo stravagante Allen, bloccato a Parigi a causa del suo passaporto. Una band unica nel suo genere, nulla a che vedere con i Caravan o i Soft Machine. Sono sperimentazione allo stato puro di space-rock e progressive, elementi già presenti nei lavori da solista di Allen come “Magick Brother Mystick Sister”.
I Gong all’inizio
Inizialmente i Gong erano composti da Daevid Allen, dalla cantante e poetessa Gilli Smyth, dal sassofonista Didier Malherbe, dal batterista Pip Pyle e dal bassista Christian Tritsch, ma nel corso del tempo gli elementi vennero spesso a cambiare, sicuramente un punto a favore per la composizione si ebbe con l’ingresso di Steve Hillage alla chitarra e Tim Blake al synth. Il loro lungo viaggio fatto di alieni verdi, spazi profondi e trip magnetici parte con “Camembert Eletrique” pubblicato nel 1971. Nel ’72 resteranno impegnati per un lungo tour Europeo che servirà a raccogliere forze e idee per la monumentale trilogia Gong, che racchiude tutto l’estro, ma per molti anche la follia, di Allen. “Radio Gnome Invisible”,”Flying Teapot” (’73); “Angels Eggs” (’73); “You” (’74) sintetizzano la perfetta mente visionaria di Allen che nel ’75 decide di allontanarsi dalla band dichiarando: “Sono stato costretto ad abbandonare temporaneamente i Gong. Un campo elettromagnetico invisibile mi impediva di avvicinarmi ai miei amici.”
I Gong resteranno sempre una realtà singolare soprattutto per l’anticonformismo dei suoi membri e per la mitologia racchiusa nei testi. Intorno al gruppo nascevano anche progetti paralleli sempre connessi alla “navicella madre”, infatti tutto questo insieme venne poi soprannominato Gong Global Family.
L’era post Allen e nuovi album
Dopo l’uscita del mistico australiano, il chitarrista Steve Hillage divenne un punto di riferimento necessario, la sua figura fu una sorta di ponte di collegamento tra lo spirito hippie di Allen e la melodia dei Caravan, fu un mix perfetto per i Gong. Nel periodo post Allen il nuovo leader del movimento Gong fu il batterista Pierre Moerlen. Lo stile subito subì un orientamento prettamente jazz. Con Pierre alla guida videro la luce “Shamal” nel ’75, che ebbe un buon successo grazie anche alla produzione di Nick Mason dei Pink Floyd e “Gazeuse” nel ’77 che in America prese il titolo di “Expresso”. Da qui in poi la storia prosegue con una serie di cambi di line up continui e creazione di progetti paralleli fino alle varie riunion organizzate per celebrare vari eventi, avvenuti nei decenni successivi.
Il ritorno di Allen
Solo nel 1989 con il ritorno di Allen, mettendo insieme i Gongmaison e pubblicando l’omonimo album, la scintilla della Gong Global family si rianimò portando alla creazione nel 1991 di un’altra perla incredibile,”Shapeshifter” poi ribattezzato “Radio Gnome part4”, uno stimolo per riagganciarsi a tutti i discorsi fatti negli anni’70. Le ultime due riunion importanti si ebbero nel ’94 per il 25mo anniversario della band immortalato su un doppio CD “live 25th Birthday Party” pubblicato nel 1995 e in seguito la pubblicazione, nel 2009, dopo circa quarant’anni di carriera esemplare, del nuovo ed ultimo album “2032”. Parte della line up fu quella originale di “Radio Gnome”. L’intera opera è assolutamente strabiliante. Finalmente è il 2032 e il pianeta Gong, abitato dai Pot Head Pixies ( che sono una sorta di folletti), grazie ad un perfetto allineamento astrale entrerà per la prima volta in contatto con il Pianeta Terra.
La genialità dei Gong è racchiusa tutta nella sua mitologia
Ogni granello di musica e goccia di inchiostro adoperata per i testi sono serviti a delineare questo percorso ultra-terrestre. Secondo Allen la nascita di tutta questa idea mitica si deve ad una sua visione durante il plenilunio della Pasqua del 1966. Secondo questa visione lui era studiato da alcune forze soprannaturali che chiamerà “i dottori dell’Ottava”, i quali avevano la capacità di trasformare ogni forma di vita attraverso la musica. I personaggi delle varie storie in realtà sono pseudonimi degli stessi membri della band, Allen è Zero, Mike Howlett è Mista T Beign e Gilli Smith è la strega buona Yoni.
Per chi approccia solo ora alla Canterbury Scene l’impatto è a dir poco scioccante, quasi non si crede che sia tutto materiale di cinquant’anni fa, questo dimostra ancora una volta che certe visioni abbracciate alla musica possono creare capitoli indelebili nella storia, i Gong furono sicuramente quelli più visionari.