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“Under the Bridge” dei Red Hot Chili Peppers: la droga, la solitudine e la sofferenza

Under the Bridge è un singolo dei Red Hot Chili Peppers, pubblicato il 10 marzo del 1992 nell’album Blood Sugar Sex Magik.

Il testo è un viaggio all’interno delle sofferenze e dei ricordi di Anthony Kiedis, cantante della band, mentre la parte musicale è stata scritta dagli altri componenti dei Red Hot Chili Peppers. La canzone, autobiografica e estremamente emotiva, inizialmente non era pensata per la pubblicazione nell’album del 1992; anzi, lo stesso Kiedis aveva qualche dubbio anche nel presentarla al resto della band. Tuttavia, grazie all’insistenza di Rick Rubin, il produttore di Blood Sugar Sex Magik, Kiedis mostrò la canzone ai suoi compagni che subito accettarono di scriverne la parte musicale.

Sometimes I feel like I don’t have a partner
Sometimes I feel like my only friend
Is the city I live in, the city of angels
Lonely as I am, together we cry
I drive on her streets ‘cause she’s my companion
I walk through her hills ‘cause she knows who I am
She sees my good deeds and she kisses me windy
Well, I never worry, now that is a lie

Il brano, dall’inizio alla fine, narra di un percorso di sofferenza e dolore

Scritta in un periodo in cui Anthony Kiedis si sentiva particolarmente solo e isolato dal mondo, la canzone esprime tutta la tristezza di un uomo che cerca, disperatamente, qualcuno con cui condividere la propria solitudine. I primi versi mostrano questo terribile senso di isolamento; versi in cui la compagna di vita del protagonista diventa la stessa città di Los Angeles, con le sue strade infinite, i suoi colori, i suoi odori. Los Angeles diventa un’amica silenziosa, un rifugio in cui Kiedis può riversare la sua sofferenza e il senso di smarrimento che lo assale giorno dopo giorno. È la città a conoscerlo, è la città ad aver visto i suoi lati più oscuri e la sua vera essenza, è la città a averlo compreso e ascoltato.

I don’t ever wanna feel
Like I did that day
Take me to the place I love
Take me all the way
I don’t ever wanna feel
Like I did that day
Take me to the place I love
Take me all the way

Tuttavia, in mezzo alla malinconia dovuta a una solitudine sempre più schiacciante e opprimente, il ritornello porta un raggio di speranza nel viaggio del protagonista. Entra in scena il tema della droga, la quale ha incatenato Kiedis alla dipendenza per diversi anni facendolo sprofondare in un inferno oscuro e desolato. Adesso però, è uscito da quell’inferno e non vuole più entrarci. Non vuole più sentirsi come durante quei giorni in cui era in compagnia della droga, non vuole più sentirsi schiavo di ciò che lo stava distruggendo. L’assenza di droghe, l’assenza di ciò che poteva portarlo in un altro mondo, l’assenza di ciò che poteva alienarlo dalle sue sofferenze amplifica il dolore e la solitudine. Tuttavia, sente di preferire una vita dolorosa rispetto a un’esistenza che lo avrebbe portato all’autodistruzione.

Kiedis e la dipendenza dalle droghe

La dipendenza che aveva tentato di divorare Kiedis durante gli anni Ottanta era quella derivante dall’uso di eroina e cocaina, dipendenza che era diventato il centro della sua vita e che portò a termine la relazione che aveva intrapreso con l’attrice Ione Skye. Ed è proprio la sofferenza per la fine di quell’amore e la solitudine a esso seguente portò Kiedis a scrivere questo struggente brano. Lo stato d’animo che lo avvolgeva nei primi anni Novanta scatenò in lui i ricordi di Ione e di come l’avesse persa a causa della speedball (il mix di eroina con cocaina o crack) e del suo stile di vita.

Da questa immagine, colma di rimpianti e di ricordi infranti, si torna alla canzone e troviamo di nuovo Kiedis, solo nella sua macchina a guidare tra le strade della sua unica amica, quella Los Angeles colma di pericoli e di droghe, ma anche di bellezza e cruda empatia. I suoi compagni non potevano aiutarlo, anzi, la loro presenza alimentava in lui il senso di alienazione dal resto dell’umanità e così, per non cadere di nuovo in un baratro infinitamente buio da cui non si sarebbe più rialzato, ha abbracciato la sua bella e dannata Los Angeles.

(scritto da Samuele Iacopini)

— Onda Musicale

Tags: Red Hot Chili Peppers, Anthony Kiedis, John Frusciante
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