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Don’t you worry ′bout 77: l’anno in cui scoprimmo il suono dei Talking Heads

Sta per festeggiare i suoi primi 45 anni l’album di debutto dei Talking Heads, 77. Pubblicato il 16 settembre 1977, ancora oggi suona fresco come una rosa. Vi portiamo in un viaggio dalla New York di quell’epoca alla Roma di inizio anni Ottanta.

Cominciamo a parlarvi di David Byrne

Providence doveva stargli stretta fin dall’inizio. All’inizio del 1971 David è soltanto un diciannovenne scozzese trapiantato negli USA che frequenta con profitto la Rhode Island School of design. Con la pittura se la cava molto bene ma si vocifera che siano i suoni ad affascinarlo di più. Incontra un certo Marc Kehoe, un pittore che si gingilla con la sua fisarmonica. Iniziano ad esibirsi nei club frequentati dagli studenti. Formano un duo e lo chiamano Bizadi: Byrne ci mette la voce e suona anche il violino e l’ukulele. È la prima occasione buona per allontanarsi dal Maryland destinazione California.

Trovano sistemazione a San Francisco, dove vivranno per due anni, assorbendo le atmosfere e tepori di quel che resta della Summer of Love: si esibiscono come artisti di strada o alle feste nei ristoranti, per sbarcare il lunario. L’esperienza termina nella primavera del 1972 e nel 1973 tornano a Providence. Una volta a casa, Marc Kehoe decide di puntare tutto sulle arti grafiche. Byrne invece ha la testa piena di note e di suoni e vuole iniziare a fare sul serio: si dedicherà unicamente alla musica.

Cerca nuovi compagni di viaggio

Ha due nomi per la testa, Chris Frantz e Martina Weymouth: sono stati suoi compagni di corso e ricorda la loro perizia nel suonare la chitarra e la batteria. Da un loro incontro nascerà una nuova band, il cui nome, vista la provenienza dei componenti, non potrebbe essere più prevedibile: The Artistics.

Per autofinanziarsi, la band deve dedicarsi quasi esclusivamente all’esecuzione di cover ma Byrne ha iniziato a comporre nuovi pezzi originali. Li ripone in un cassetto con la speranza di poterlo aprire presto. Gli Artistics hanno vita breve, perché la carica elettrica di Byrne è incompatibile con il sonnolento Maryland. Si trasferisce a New York: è la primavera del 1974, David nella Grande Mela trova pane per i suoi denti. Ovunque orienti lo sguardo, trova stimoli per sfamare la sua fame di creatività.

In autunno convince Chis Frantz e Martina Weymouth a raggiungerlo. Nell’attesa, David ha riempito le bacheche dei sottopassaggi della metropolitana ed in tutta la zona di Washington Square: “cercasi urgentemente bassista per una band”. In mezzo a tutto ciò, Chis Frantz e Martina Weymouth hanno trovato il tempo per innamorarsi l’uno dell’altro e quando raggiungono David a New York sono già fidanzati.

I tre si stabiliscono in un piccolo appartamento nel Lower East Side di New York

Vivono in compagnia di innumerevoli aspiranti artisti che hanno scelto di abitare in loft dall’atmosfera vagamente bohemienne, dando vita ad una Montmartre d’oltreoceano ricostruita all’ombra delle Twin Towers. Nonostante i tanti annunci lasciati in ogni dove, Byrne non è ancora riuscito a reclutare un bassista. A questo punto Frantz convince la sua fidanzata ad imparare a suonare il basso. Faranno tutto da soli: nel 1974 costituiscono il nucleo storico dei Talking Heads.

Si trovano a New York mentre stanno succedendo tante cose. La guerra nel Vietnam non è ancora finita ma già si intuisce come finirà. La società e i movimenti artistici sono in pieno fermento. Un paio di miglia più su, nell’Upper West Side, un giovanotto inglese tanto miope quanto terribilmente famoso, ha deciso che è arrivato il tempo di mettersi a fare il padre. Ha 35 anni John Lennon quando smette di fare musica dopo vent’anni vissuti in fretta. Proprio nel momento di massimo fermento musicale, l’ex Beatle più famoso fra i Beatles, decide di prendersi una pausa.

Ha saputo che diventerà padre per la seconda volta, e siccome per lui è come se fosse la prima, questa volta si dedicherà a fare il padre a tempo pieno. Forse anche per questo vuole mettere un po’ di fieno in cascina, e fa pubblicare dalla EMI la raccolta Shaved Fish: giura a sé stesso che sarà la prima e l’ultima, perché quando ritornerà a comporre lo farà per sempre.

I Talking Heads iniziano a lavorare sui pezzi originali di Byrne. Psycho Killer, I’m not in Love e Warning sign

È Psycho Killer a stimolare la curiosità del trio, alimentando la voglia di esplorare ed approfondire alcuni discorsi. È dunque la prima canzone scritta interamente da Byrne a dare il La alla stesura di un album vero e proprio. Un disco in cui il loro nuovo suono possa trovare uno spazio in cui vivere.       Naturalmente devono iniziare a farsi conoscere. New York non potrebbe essere il posto migliore perché la Lower Manhattan ha cuore e orecchie già pronte.   

il poster del concerto, vanto di fortunati collezionisti

La fortuna sembra essere dalla loro quando incontrano i Ramones. Opposti nello stile ma vicini per voglia di rompere gli schemi, i Ramones li invitano ad esibirsi al CBGB’s come gruppo spalla apri-concerto. Questo locale al 315 di Bowery Street è l’incubatore perfetto per artisti in cerca di gloria nel bel mezzo dell’esplosione musicale più eccitante del decennio. Avanguardisti raffinati come Patti Smith o Tom Verlaine o come Richard Hell dei Television e gli stessi Ramones, hanno fatto atterrare in città l’ondata di innovazione che ha travolto il mainstream-rock statunitense. Tutto d’un tratto, la musica di Lennon e degli altri Beatles suona improvvisamente antica.

Antitetici agli idolatrati Ramones, i Talking Heads, con le loro atmosfere rarefatte, indubbiamente prese a prestito dai Velvet Underground, assorbite in modo massivo ai tempi della scuola d’arte, iniziano a suggestionare gli appassionati di musica con composizioni ricche di contenuti innovativi.  Il nuovo sound dei Talking Heads si dimostra capace di coniugare le istanze idealistiche della Summer of Love con la forza dirompente di un movimento nato per distruggere ogni schema musicale precostituito, alleggerendo la musica da ogni inutile orpello, togliendo via le incrostazioni del tempo e tutta la polvere accumulata su un mobilio divenuto ingombrante e ormai fuori moda. 

Mentre si esibiscono come spalla dei Ramones entrano in sala d’incisione realizzando alcuni demo che si riveleranno fondamentali: quelli di Psycho Killer appunto, First Week, Last Week/Carefree e Artists Only: le registrazioni vengono tutte effettuate negli studi dell’etichetta indipendente Beserkeley Records.

NYC C.B.G.B – la “prima casa” dei Talking Heads
È in questa fase che i Talking Heads decidono di diventare un quartetto

Jerry Harrison è un valente chitarrista nonché un brillante studente di architettura. Sta pensando, anzi ha già deciso, di intraprendere la carriera dell’insegnamento. È la magica atmosfera di quei giorni che spinge il nucleo storico dei Talking Heads a contattarlo. Dopo un paio di concerti di prova, alla fine del 1976 Jerry accetta di unirsi alla band. Prima però completerà il suo ciclo di studi e conseguirà anche l’abilitazione alla professione di architetto. Non appena i suoi impegni saranno adempiuti diventerà a tutti gli effetti un’altra testa parlante.

È l’alba del 1977: i quattro iniziano a registrare il tanto agognato LP. Talking Heads 77 verrà completato a metà luglio. Il 33 giri debutta in settembre sul mercato americano e nel mese successivo nel Regno Unito. L’album è una boccata d’aria fresca. Mentre altri artisti, come gli stessi Ramones, trasferiscono le proprie emozioni su pezzi che emanano potenza pura, i Talking Heads propongono un sound che suona quasi gentile, placido, per poi sferrare un pugno nello stomaco con argomenti forti, questioni morali, temi a volte scottanti, che costringono l’ascoltatore a fermarsi e a riflettere.

Talking Heads 77 è un disco ricco di interrogativi poetici

Rinunciano a presentare le immagini dei loro volti sulla copertina (una tecnica che si utilizza quando un gruppo deve farsi conoscere) ed optano per una cover monocolore. La copertina del disco sarà di un rosso opaco accompagnato dalla semplice scritta Talking Heads: 77.

Viene pubblicato dalla prestigiosa etichetta Sire di Seymour Stein. È molto avanti per i suoi tempi ed è un mezzo flop dal punto di vista commerciale. Nonostante la Sire sia molto considerata negli ambienti radiotelevisivi, l’album entra a malapena nella Top 100 americana. Fa meglio in Inghilterra, si piazza 60° posto nel ranking nazionale dei 33 giri più venduti. Il Regno Unito non è ancora in mano ai Conservatori di Margaret Thatcher ma i media già guardano con simpatia sia il Punk che la New Wave, intuendo che sta per cambiare il vento.

La prima canzone dell’album è Uh-Oh, Love Comes to Town:

Con chitarra e basso in primo piano e una linea melodica che strizza l’occhio al Pop “caraibico” degli anni Sessanta, è quando arriva la voce di David Byrne che si comprende immediatamente il perché quella band abbia scelto di darsi proprio quel nome. La band propone tematiche sociali, testi nervosi, frammentati, disconnessi, ma eseguiti alla perfezione dall’ansiogena voce di David Byrne.

Se l’atmosfera caraibica della prima canzone ha stemperato la tensione, la rottura irrompe dalla seconda traccia: New Feeling

In questo brano i Talking Heads suonano come facevano ai tempi dei primissimi esordi nella zona di Washington Square: ritmi sfalsati ed improvvisi cambi di tempo, eterodossi accordi di chitarra e schemi ritmici a nota singola; testi non in rima, non lineari e non consequenziali. Strofe piene di citazioni aforistiche.

Concetti che sembrano le annotazioni scritte da uno psichiatra mentre ascolta il frammentato racconto del suo paziente. E quella voce, che canta al di sopra della sua normale estensione, che migra da un illusorio falsetto terminando in grida strozzate, come quelle di un pazzo che cerca disperatamente di sembrare normale.

Ed infatti, nonostante il successo parziale dell’album, la primissima canzone di David Byrne, Psycho Killer, raggiunge una discreta posizione in classifica, prova inconfutabile dell’irresistibile fascino del sound del gruppo.

Che lingua parlano i Talking Heads?

Sembra che parlino il linguaggio segreto della street art nella New York di metà anni Settanta. Una lingua nuova, un mix di modi di dire giovanili inseriti nella lingua ufficiale. Un sound insolito ed inatteso, che se da un lato sembra spiazzarci, dall’altro ci rilassa, accompagnandoci nell’ascolto con linee melodiche che ci suonano già familiari.

Queste le undici tracce dell’album:
  • – Uh-Oh, Love Comes To Town
  • – New Feeling
  • – Tentative Decisions
  • – Happy Day
  • – Who Is It ?
  • – No Compassion
  • – The Book I Read
  • – Don’t Worry About The Government
  • – First Week/Last Week…Carefree
  • – Psycho Killer
  • – Pulled Up
I Talking Heads scalano le classifiche e le preferenze degli amanti della musica

Il loro sound è fresco e inconfondibile. Le frasi di basso della Weymouth (che nel frattempo ha deciso di dare accorciarsi il nome facendosi chiamare Tina) stanno facendo sobbalzare i seguaci di questa nuova ondata da un oceano all’altro. Anche John Lennon sta per rientrare in studio. Ha tantissime cose per la testa, progetti per i quali non vuol perder tempo. Stavolta darà un taglio netto al passato: addio al sound legnoso dei dischi con il logo Apple. Addio allo staff storico, con George Harrison doppia chitarra e Klaus Voormann al basso. Double Fantasy avrà una veste ed un suono tutto nuovo, proprio a cominciare dalle frasi di basso, che saranno sature di note, assicurate da un virtuoso dello strumento come Tony Levin, reclutato dalla Geffen Records come session man d’eccezione.    

Tutti conoscono John Lennon

invece, solo un pubblico giovane e dotato di buona cultura, ha “recepito” l’innovazione artistica apportata dai Talking Heads. Se l’album d’esordio ha semplicemente sfiorato il mercato italiano (penalizzato da un cronico immobilismo), il secondo ed il terzo album dei Talking Heads, non hanno potuto non essere notati.

La New Wave è arrivata anche da noi ed improvvisamente il suono di Talking Heads 77 si materializza in tutta la sua freschezza anche in Italia, con quasi tre anni di ritardo. Nove giorni dopo la morte di Lennon, i Talking Heads sono attesi per il primo concerto italiano. Suoneranno a Roma. E’ il 17 dicembre 1980: i Selecter, la band assoldata dagli organizzatori come gruppo di supporto per il tour europeo, sta per terminare la sua mezz’ora di riscaldamento.

il biglietto del concerto romano

Sono da poco passate le ventuno, quando nella cupola del Palaeur gremito in ogni ordine di posto, inizia a riecheggiare il sound delle Teste Parlanti. I Talking Heads traghetteranno il pubblico italiano nei nuovi suoni del decennio nascente, facendo da apripista a tante altre band e nuovi artisti che hanno saputo cavalcare l’ondata di freschezza musicale chiamata New Wave.          

Vi lasciamo alle immagini di quel concerto, al “nuovo sound” dei Talking Heads che riecheggiò nella notte romana.

— Onda Musicale

Tags: John Lennon, Talking Heads, Ramones, Velvet Underground, David Byrne, George Harrison
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