Musica

Gli anni ’70 di David Bowie  e il lavoro più avanguardista della sua discografia: “Diamond Dogs”

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Nella notte tra il 10  e l’11 Gennaio del 2016 ci lasciava David Bowie, all’età di 69 anni. Uno dei geni indiscussi del nostro tempo e della musica in generale, che ha saputo regalare a tutti una visione eclettica di quest’arte fatta di emozioni e mondi inesplorati.

Grazie a David Bowie abbiamo potuto viaggiare nel tempo e nello spazio esplorando sensazioni ultraterrene. Sono trascorsi circa 6 anni dalla sua morte ma il vuoto artistico che si respira è inevitabile , è triste pensare che non possano esistere altre sue opere oltre l’ultimo ed eccentrico “Black Star”. Ziggy è stato un artista a tutto tondo, poliedrico, che ha saputo adattare la sua musica e i suoi personagginel tempo. Sebbene venga spesso collocato fra gli artisti Glam Rock, Art Rock e New Wave, si può certamente dire che il suo stile è inclassificabile.

David Bowie è stato capace di creare opere d’arte ogni giorno della sua vita

Si è sempre detto tutto e niente su Bowie, la sua vita artistica è stata cosi ricca che non basterebbe un solo libro per raccontarla considerando il fatto che la complessità della sua esistenza ha sempre abbracciato inesorabilmente anche la sua musica. Noi di Onda Musicale volevamo dedicare qualche parola alla sua produzione degli anni ’70, che è stata prima di tutto la più prolifera e sentita. Ben 11 album fanno da cornice a questo decennio ispirato. Proprio in questi anni lo stile di Bowie cambiò spesso, diventando più intimista allacciandosi al progressive rock e poi alla dance rock di cui fu anticipatore e al proto punk.

Si parte da sensazioni più cupe  con “The Man Who Sold the World” ( 1970) in un certo qual modo collegato all’ultimo suo lavoro in studio ( Black Star) e “Station to Station” (1976), fino a toccare  momenti Pop  con “Hunky Dory” (1971) e “Young Americans” ( 1975). E con la Trilogia di Berlino ( “Low”, “Heroes” e “Lodger”) assistiamo alla nascita del Soul bianco, questa è da considerarsi la fase più ispirata di Bowie. Tutta questa sperimentazione Rock  fu una sorta di apripista per la New Wave che si sarebbe sviluppata negli anni a seguire e di cui  lui stesso fu sempre precursore.

Come nasce l’apocalittico “Diamond Dogs”

Ma restando ben saldi alla decade ’70-’79 degno di nota è “Diamond Dogs”, ottavo album in studio e pubblicato nel maggio del’74 da RCA. Il tema post apocalittico tipico del suo stile per quest’album fonde “1984” di  George Orwell e “ragazzi selvaggi” di William Burroughs, anche se parte del lavoro veniva dal disco precedente “Pin-Ups” (1973). Questo fu il primo album dopo il 1969 a non comprendere nessuno dei musicisti proveniente dagli Spiders from Mars.

L’intero album è da considerarsi una pietra miliare della sua discografia anche perché lo riavvicinò a Tony Visconti che co-produsse tutti i suoi lavori negli anni ‘70. Nonostante le ottime posizioni in classifica, persino il primo posto in Italia, dalla critica il lavoro fu definito troppo duro e articolato, i toni troppo aggressivi e troppe visioni di Caos urbano, ma eccedere era la sua specialità. Questo carattere così forte di “Diamond Dogs” fu anche un canale per la nascita del Punk dei prossimi anni.

La copertina

L’immagine della copertina mostrava  Bowie mezzo-cane dipinto dall’illustratore Guy Peellaert, che fu invitato durante le sedute fotografiche  e gli fu chiesto se gli sarebbe piaciuto creare un illustrazione per la copertina del suo nuovo album. Lo storyboard lo ritraeva mezzo uomo e mezzo cane , stilisticamente simile a quanto già stava facendo Peellaert per i Rolling Stone con “It’s Only rock ‘n Roll”. Ovviamente accettò l’incarico creando la copertina che oggi conosciamo tutti ma anche contestata perché nella versione completa mostrava anche i genitali ibridi della creatura. L’album fu ristampato ben 5 volte e nella versione del 1990 prevedeva  anche la traccia bonus “Dodo”.

Questo capolavoro avanguardistico si apre con “Future legend”, un intro che va già oltre ogni visione musicale, che da il La alla title-track “Diamond Dogs” un perfetto rock ‘n roll che trasporta l’ascoltatore direttamente all’interno del  sound e che si stacca dal Glam Rock degli anni precedenti per toccare nuove frontiere. Con questo brano Bowie presenta il nuovo personaggio al pubblico, Halloween Jack, che vive su un grattacielo abbandonato di Manhatthan.  E’da qui che parte questo concept totalmente innovativo per l’epoca. Con “Sweet Things” i toni si fanno più suadenti e caldi, grazie alle melodie intense del pianoforte.

Le prime influenze Soul che accompagneranno tutto il brano

Una bellissima e coinvolgente ballata che pare ci  tenga  per mano fino alla mistica “Candidate” colma di toni profondi e fasi progressive in cui Bowie mostrava come riuscisse ad interpretare in maniera teatrale la maggior parte dei suoi testi fino a ritornare indietro, facendoci immergere nuovamente nelle melodie sensuali di “Sweet Things reprise”. A metà strada di questo lavoro immenso c’è il primo singolo estratto, “Rebel  Rebel”, che divenne una hit incredibile e in breve tempo un inno del movimento glam, non a caso un classico delle sue esibizioni live e uno dei brani più trasmessi al mondo.

Il brano è un grido verso il desiderio di ribellione e la necessità di manifestare il proprio io per quello che è, sintetizzava a pieno l’intero discorso dell’album, fu pubblicato come 45 giri il 15 Febbraio 1974. Ma non finisce qui, a seguire “Rock ‘n’ Roll with me” descritta come “una delle canzoni d’amore meno consce di sé di Bowie”, anche questa nacque come parte del mai prodotto musical Ziggy Stardust.

Con “We are the dead” ritorniamo su toni più soul

L’interpretazione è a dir poco magica e tutto lo si deve all’organo che sull’intero  brano quasi conferisce un’atmosfera religiosa e ipnotica. Per poi arrivare a”1984”  che fu il secondo singolo estratto da Diamond Dogs, ispirato al romanzo di Orwell, come tutto l’album, doveva servire per un musical dedicato ma la vedova del poeta, Sonia, non concesse i diritti.

Chiudono questo fantastico viaggio “Big Brother” e “Chant of the ever Circling Skeletal family”, due brani evocativi che sembrano accompagnare l’ascoltatore fino alla porta di casa, un modo tutto singolare di salutare ma la sensazione che si percepisce è quella di sentirsi appagato completamente. I due brani sono un’esplosione di suoni e destrezze articolate che ancora una volta marcano un tema più Soul che Ziggy in questi anni cominciò a sperimentare ma senza  mai concedersi il lusso di abbandonare l’attitudine rock.

La nascita del Duca Bianco

Grazie al successo dell’album Bowie diede inizio al Diamond Dogs Tour per la promozione soprattutto in Nord America, gli spettacoli erano molto scenografici e teatrali, più erano grandi gli shows maggiori erano le connessioni con l’uso della cocaina, che man mano lo debilitò fisicamente. Nell’aprile del’75 si trasferì in California e questo periodo fu il più negativo della sua vita, non solo per l’abuso eccessivo di droga ma anche per l’ossessione nei confronti dell’occultismo, questa fase nonostante la sua negatività portò alla nascita del suo prossimo personaggio.

La sua vita in quel momento era a base di droga e dieta composta da solo caffe, latte e peperoni gialli e verdi, arrivò a pesare 40kg. Cominciò a trascorrere periodi in costante terrore psichico, racconta di aver vissuto in una casa piena di manufatti egizi, candele nere sempre accese, circondato da iconografia nazista intento  a studiare magia nera, conservava anche flaconi della propria urina in frigo ed era terrorizzato dal fatto che un gruppo di streghe volesse rubare il suo sperma per praticare riti oscuri.

Sosteneva di ricevere anche messaggi occulti e minacce da parte di Jimmy Page e Rolling Stones

Tutto questo status e queste nuove influenze, che erano già state in realtà toccate precedentemente, diedero modo di costruire il nuovo album che fu “Station to station”(1976), promosso con il suo nuovo alter ego, il Thin White Duke (snello Duca Bianco). Questa sua nuova rappresentazione di sé lo staccava totalmente dal mondo multicolore del Glam Rock per abbracciare  un look più sofisticato ed elegante, quasi aristocratico, e divenne nel tempo il suo più consueto soprannome.

L’immensa discografia di Bowie, le sue innumerevoli partecipazioni artistiche e il suo stile unico è da considerarsi un tesoro inestimabile nel panorama musicale. Molti generi e molti artisti sono un estensione del suo genio avanguardistico e tutt’oggi è possibile percepire la sua influenza che si spera verrà sempre tramandata.

(scritto da Sossio Aversana)

— Onda Musicale

Tags: The Rolling Stones/David Bowie/Jimmy Page/Ziggy Stardust
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