La carriera dei Nirvana è durata dal 1987 al 1994, anno della morte di Kurt Cobain avvenuta a Seattle il 5 aprile.
Pur non avendo avuto il tempo che avrebbe meritato, la band ha comunque sfruttato al massimo quello avuto a disposizione. Con solo tre album in studio i Nirvana sono diventati una delle più autorevoli formazioni grunge di sempre, la cui influenza è ancora forte ai giorni nostri. I loro dischi sono pieni di brani che sono diventate rapidamente dei classici.
Insieme ai loro brani originali i Nirvana e Kurt Cobain hanno trovato il tempo per eseguire molte cover di artisti che amavano e che ammiravano e i loro live erano pieni di esecuzioni di canzoni di band come Boston e KISS, solo per citarne alcuni. Erano così abituati ad eseguire cover di altri musicisti che hanno registrato molte delle loro performance su nastro, spesso ottenendo maggiori consensi rispetto agli originali. I Nirvana avevano un gran talento in campo musicale, esecuzione di cover comprese. Suonate in modo sincero o ironico, fedele all’originale o meno, le 10 canzoni che vi proponiamo hanno ricevuto molti consensi e, a volte, ci si dimentica che non appartengono a loro ma sono brani di altri musicisti.
1. Where Did You Sleep Last Night? (brano folk tradizionale americano del 1870 circa)
Per chiudere il loro concerto MTV Unplugged, i Nirvana hanno deciso di tirare fuori qualcosa di speciale. Il finale non è solo la loro cover più bella (e una grande cover di tutti i tempi) ma una delle migliori canzoni presenti nel loro repertorio, fatta totalmente loro. L’originale è una canzone popolare della metà del 1800 nota anche come “In The Pines” ed è una sorta di ballata macabra, piena di immagini horror, rimpianti e rabbia e che Kurt Cobain interpreta con straordinaria maestria. La performance inizia lentamente, con una linea di chitarra ondulata e un sottile lavoro di Novoselic (basso) e Grohl (batteria) che accompagna lo strimpellamento di Cobain. Dopo una breve pausa strumentale, la canzone si trasforma. La voce di Cobain sale di un’ottava e passa da una melodia morbida ad un urlo sorprendente che riflette la domanda impaziente (dove hai dormito stanotte?) all’amante a cui rivolge la domanda del titolo. Alla fine della ripresa vocale, rimangono solo un gracidio e un canticchiare debole, con un’incredibile quantità di dolore nelle sillabe finali. Questa cover è stata registrato solo quattro mesi prima della sua morte.
2. Love Buzz (brano degli olandesi Shocking Blue)
Di tutte le cover dei Nirvana, questa è probabilmente quella di cui la maggior parte delle persone non si rende conto che non è un originale. Inserita nel disco di debutto “Bleach” (1989), il suo suono rauco e il ringhio di Cobain insieme al basso rimbalzante di Krist Novoselic si adattano perfettamente alla prima raccolta di nuovo materiale dei Nirvana. In effetti, l’originale è una canzone abbastanza strana della band olandese degli anni ’60 Shocking Blue. Melodicamente è una cover abbastanza fedele all’originale, con i Nirvana che mantengono il riff avvolgente e la melodia per intero. Tonalmente, però, è un mondo a parte. La versione degli Shocking Blue suona come se mirasse ad ottenere un suono orientale, con il riff di chitarra suonato come se fosse un sitar, quasi ipnotico e con cambi di ritmo (apparentemente) senza senso. I Nirvana creano invece un’esplosione di grunge puro con un ritmo frenetico di basso, chitarra e batteria, accompagnati dalla voce roca di Kurt. Decisamente più movimentata dell’originale.
3. The Man Who Sold The World (di David Bowie)
Sono molte le discussioni se sia migliore l’originale o la cover dei Nirvana. Il brano è di David Bowie (1970) e Kurt e gli altri lo hanno inserito nel disco postumo Unplugged, pubblicato a novembre del 1994. Come per altri dei suoi lavori David Bowie ha mantenuto a lungo la massima segretezza intorno al significato di The Man Who Sold the World. Alcuni biografi hanno suggerito un modello nel poema guerresco Strange Meeting di Wilfred Owen, il cui narratore entra in un paesaggio onirico dove incontra il soldato nemico ucciso in battaglia, altri hanno visto attinenze con Il compagno segreto di Joseph Conrad, Incontro di notte di Ray Bradbury e, soprattutto nei sinistri versi iniziali, con la poesia Antigonish di Hughes Mearns conosciuta anche col titolo The Little Man Who Wasn’t There:
I Nirvana prendono semplicemente la melodia e la suonano acusticamente, lasciando che la natura spettrale della canzone parli da sola. Cobain, in questo periodo tormentato da problemi di salute e abuso di droghe, si tiene vicino al microfono per tutto il tempo, la sua voce stanca aggiunge molta drammaticità alla sensazione palpabile di resa. La semplicità dell’esecuzione di Cobain mette in evidenza quanto il brano sia un grande pezzo.
4. Molly’s Lips (degli scozzesi Vaselines)
L’originale viene pubblicato per la prima volta nel 1988 ed è stato reinterpretato, oltre che dai Nirvana, anche da altri gruppi. Indubbiamente è ormai sicuramente più conosciuta come una canzone dei Nirvana rispetto all’artista originale. I Vaselines sono una band nata nel 1986 e scioltasi nel 1990. Le potenzialità punk della loro canzone del 1988 sono state sfruttate al massimo quando i Nirvana hanno deciso di farne una cover. Sono tre accordi e poche righe ripetitive, che danno a Cobain una vera opportunità per imprimere il suo segno nel brano. La sua chitarra e la sua voce stridenti coprono l’intera traccia e suonano a un ritmo reale come la punk band che avrebbero desiderato essere. In effetti, i Nirvana mantengono la relativa superficialità della canzone (scritta ispirandosi all’attrice scozzese Molly Weir) ma aggiungono così tanto peso e personalità da renderla molto più gradita dell’originale.
5. Return Of The Rat (dei Wipers)
E’ noto come Kurt Cobain amasse parecchio i Wipers, gruppo post punk americano formatosi a Portland nel 1977 i quali, grazie al loro sound sperimentale e innovativo, hanno avuto una grande influenze sulla nascita della New Wave e dell’alternative rock. La loro cover del brano “Return Of The Rat” rappresenta un atto d’amore dei Nirvana per i Wipers, realizzando un brano (per una volta) meno graffiante dell’originale, rallentato e con le chitarre meno ringhiose. Per tutta durata del brano i Nirvana oscillano tra il tentativo di una riproduzione fedele e l’andare per la propria strada, rendendo questa cover una versione più ampia e decisamente divertente del classico dei Wipers che a tratti appare paranoico.
6. The Money Will Roll Right In (dei Fang)
I Fang sono un gruppo punk rock ed hardcore punk statunitense formatosi agli inizi degli anni ottanta in California, a Berkeley, e si sciolsero nel 1989, dopo che il leader Sam McBride fu arrestato per aver ucciso la sua fidanzata, Dixie Lee Carney. Nel 1995 McBride fu scarcerato e, cambiato nome in Sammytown, riunì la band. La loro versione di “The Money Will Roll Right In” è tutta chitarre e groove, con la voce in primo piano. Un pezzo punk rock nemmeno troppo tirato. La cover dei Nirvana aggiunge personalità a questo brano rendendolo più grunge.
7. Plateau (dei Meat Puppets)
Tra i gruppi preferiti dalla band di Seattle c’erano i Meat Puppets, formazione punk rock americana nata in Arizona nel 1980. I Nirvana il più delle volte affrontavano canzoni per le quali Cobain o gli altri membri avevano una predilezione particolare, al punto di portare i due fratelli Kirkwood (i fondatori della band) ad esibirsi con al leggendario festival acustico del 1993 denominato MTV Unplugged. La partecipazione all’Unplugged portò il country rock psych-folk dei Meat Puppets davanti a un pubblico più ampio – facendo sì che la loro etichetta discografica da quel momento li prendesse più sul serio. Too High to Die, pubblicato il seguente gennaio, fruttò alla band la loro più grande hit, Backwater, e un disco d’oro.
La versione originale di Plateu è quasi un brano country che si movimenta solo nel finale con l’entrata prepotente di alcune chitarre. La cover dei Nirvana non si discosta molto dall’originale, mantenendo un’atmosfera intima data dalle chitarre dalla voce a tratti quasi sussurrata.
8. Turnaround (dei Devo)
I Devo sono una post punk rock band americana formatasi nel 1972 in Ohio. Il loro stile musicale è stato classificato come post-punk, ma sono per lo più ricordati come una delle band-simbolo della New wave. Sono oggi considerati dalla critica un gruppo fondamentale per l’evoluzione del rock contemporaneo.
Sebbene Nirvana e Devo non condividessero molto dal punto di vista musicale, entrambe le band avevano un ironico senso dell’umorismo e un amore per il punk. La cover di “Turnaround” dei Devo è stata registrata nel 1990 e il suono dei Nirvana appare più melodioso dell’originale. I testi, che appaio quasi banali cantati dai Devo, diventano qualcosa di paranoico e spaventoso quando vengono eseguiti (quasi ringhiando) da Kurt Cobain. Anche se i Nirvana (in genere) non hanno molto a che fare con la melodia o il ritmo in questa cover vanno quasi contro tendenza. Senza cambiarlo molto, lo fanno proprio.
9. White Lace and Strange (dei Thunder And Roses)
L’originale è dei Thunder And Roses e il trio di Seattle gli dà una nuova prospettiva di vita, suonandolo molto più velocemente e con molta più grinta. Krist Novoselic è la star qui, portando gran parte della melodia con il suo basso rimbombante mentre Cobain mastica i testi relativamente morbidi con la sua abilità nel far suonare le cose come se avessero molto più significato di quanto probabilmente non abbiano. Pur trattandosi di uno dei primi lavori dei Nirvana, questa cover rappresenta per molti fan un oggetto da collezione oltre che un primo esempio delle grandi potenzialità non ancora espresse.
10. Jesus Doesn’t Want Me For A Sunbeam (dei Vaselines)
Kurt Cobain era particolarmente esplicito riguardo alle sue influenze musicali e una band chiave per il frontman dei Nirvana era il duo scozzese The Vaselines. I Nirvana hanno eseguito alcuni dei loro brani, e probabilmente il più famoso è Jesus Doesn’t Want Me For A Sunbeam, che si trova nel loro tanto amato album Unplugged. Il brano è una versione ironica della musica cristiana e l versione contenuta in Unplugged mantiene la melodia e il tono malinconico dell’originale ma aggiunge una trama interessante con sottili armonie, violoncello e un raro giro di fisarmonica del bassista Krist Novoselic. Interpretato nel tipico stile dei Nirvana, questo entra a far parte del loro catalogo musicale, indipendentemente dall’interpetazione (quasi dissacratoria) fatta da Cobain.