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Mark Lanegan: viaggio tra piacere e sofferenza con “The Winding Sheet”

Anche il 2022 è cominciato portando con sé fin da subito grandi scomparse, Mark Lanegan, voce inconfondibile dei Screaming Trees, è una tra queste, deceduto il 22 Febbraio nella sua casa a Killarney, Irlanda.

Il tempo ormai inesorabile passa lasciando vuoti  davvero significativi nel mondo della musica, vuoi per singolarità o per intelligenza creativa, ma anche per innumerevoli altri aspetti, i nostri giorni non riescono a stare al passo con il passato, lo stile e l’originalità di certi personaggi riecheggiano molto forte ancora adesso e di conseguenza certe perdite creano una voragine artistica tra quello che era e quello che sarà.

La sua carriera

Mark William Lanegan  è stato un cantante e cantautore Statunitense nato nel 1964 a Ellensburg, le sue particolari doti canore, così basse e gutturali, lo resero fin da subito un musicista da tener d’occhio, fu leader degli Screaming Trees, band fondamentale per la nascita del Grunge. Inizialmente le influenze abbracciarono il rock psichedelico ma più avanti con il tempo vennero accostati alla famosissima scena di Seattle. A partire dal 1990, parallelamente, si faceva avanti la sua carriera solista, con toni più scuri e musica più minimalista, spesso senza usi eccessivi di arrangiamenti, qualcosa di più crudo che si scostava totalmente dal concetto musicale degli Screaming Trees. “The Winding Sheet” è il primo lavoro in studio che venne acclamato dalla critica in maniera esaltante che pose Lanegan  come uno dei cantautori più sensibili e originali della sua generazione.

Nel 1993 insieme a Mike Johnson (Bassista dei Dinosaur Jr.) e altri musicisti cominciarono le registrazioni del secondo album solista “Whiskey for the holy Ghost”, che consacrò ufficialmente Mike Lanegan. L’album è un mix di folk e blues, quello tipicamente scalfino nella tradizione statunitense, il prodotto risultava già più maturo e ricco rispetto a quello iniziale tant’è che riuscì a piazzarsi benissimo anche nelle classifiche Europee, specialmente in Inghilterra.

Gli abusi e il periodo più difficile di Mark

Tormentato da profonde crisi legate all’alcolismo e alle dipendenze di droga, il 1997 risultò essere uno dei peggiori anni della sua vita, non solo perché costretto a ricoverarsi e disintossicarsi ma anche perché fu il periodo di rottura e  scioglimento dei  Screaming Trees con i quali solo tra il 1999-2000 ci si riunì per  un ultimo saluto ai fan celebrando la loro carriera in un doppio  concerto nella Viper Room di Los Angeles. Archiviata definitivamente la poderosa avventura con gli Screaming Trees, Lanegan potè così concentrarsi, nel 2001, alla scrittura del suo terzo album in studio “Field Songs”.

Seguiranno poi  nel 2003 “Bubblegum” che verrà pubblicato solo negli anni successivi e fu sostituito in quel periodo dall’EP “Here Comes That weird chill”, ricco di nuove influenze e soprattutto con carattere molto sobrio, prerogativa che accompagnerà tutti i lavori successivi. Da questo EP in poi ogni lavoro in studio verrà presentato come Mark Lanegan Band.

Grandi collaborazioni fanno parte della sua carriera dovute al suo forte magnetismo artistico

Il suo grande carisma, il suo incredibile magnetismo gli diedero modo di collaborare con tanti artisti e partecipare a tanti progetti, sicuramente tra i più significativi si ricordano i lavori con Greg Dulli, l’intensa attività con i Queen of Stone Ages con il leggendario album del 2002 “Songs for the deaf” che vedeva in formazione anche Dave Grohl. Importantissimo ricordare anche il progetto Mad Season (1995) con il mai dimenticato Layne Staley degli Alice in Chains e Mike McCready dei Pearl Jam. Questo super gruppo che prendeva vita in un periodo in cui il Grunge era nelle case di tutti, diede vita ad un album sorprendente “Above” pubblicato l’anno successivo per Columbia Records, che riuscì a piazzarsi subito alla posizione 24 della classifica Billboard 200.

The Winding Sheet     

Nella sua brillante carriera il primo album “The Winding Sheet” resta quello più iconico, non solo per il suo aspetto tipicamente minimalista ma anche per la sua crudezza e semplicità. Il fatto che sia così vero e d’impatto lo rese subito accattivante. Tutto il lavoro fu pubblicato nel 1990 dalla Sub Pop, composto da 13 brani, fu celebre soprattutto per la Cover di “Where did you sleep last Night” di Leadbelly, poi ripresa anche dai Nirvana nell’ MTV Unplugged. Questo brano, composto probabilmente nel 1800, non ha un autore conosciuto, fu una canzone ripresa da molti artisti, tra cui la versione più celebre di Leadbelly, e viene ricordata anche con altri titoli, “Black Girl” e “In the Pines”.

Il disco, ad ogni modo, è un percorso nel folk-blues, anche su suggerimento di Mark Pickerel, che persuase Lanegan ad esplorare questo mondo e a cui partecipò nella stesura insieme anche a Kurt Cobain e Krist Novoselic.

Mockinbird” apre il sipario ed è subito poesia

Un andamento coinvolgente e sinuoso, regalato soprattutto da un suono di chitarra estremamente rilassante, che combinato ai toni pacati della voce di Lanegan subito offre uno spunto per  accomodarsi e intraprendere  questo viaggio di 38 minuti. Da “Museum” a “Undertow” si passa da toni epici e cadenzati a ritmi sostenuti  abbracciando tutti i canoni del Folk & Blues senza mai stancare l’ascoltatore ma rendendolo parte di questo incredibile discorso. “Ugly Sunday” continua il tiro, e si ha l’impressione di essere in viaggio tra i canyon americani, finestrino abbassato e in silenzio verso “Down in the Dark” che si connette benissimo con la scena di Seattle, puro grange reso ancora più accattivante dalle doti canore di Lanegan, davvero intense. A metà strada di questo disco incredibile troviamo “Wild Flowers” e “Eyes of a child”, prettamente di gusto southern, i toni si addolciscono, l’alternanza di fasi morbide rispetto a quelle più movimentate conferiscono un equilibrio onesto a questo primo lavoro solista.

Si riparte poi con la epica title-track “The Winding Sheet” caratterizzata da un arpeggio ipnotico e da incroci tra voce e chitarra solista a regola d’arte che ci portano fino a “Woe” e “Ten Feet Tall” che rispecchiano la scelta di Lanegan nello scrivere materiale crudo e chiaro, senza l’uso di particolari arrangiamenti, ma nonostante tutto riuscendo a regalare l’impatto che le orecchie bramano. “Where did you sleep last night” è la cover  che ha reso celebre questo album, ripresa in seguito anche da Kurt Cobain che con lui ha partecipato su questo album a dir poco perfetto.

Chiudono il cerchio “Juarez” e “I love you little girl”, due canzoni che ancora una volta fanno percepire gli odori e i sapori del Blues autentico, accordi e melodie trascinanti che ci accompagnano alla fine di questo pellegrinaggio inaspettato ma assolutamente sacro. The Winding Sheet è e resterà sempre un grande capolavoro della scena non solo Blues americana ma anche del Grunge, la sua caratteristica più forte è quella di dipendere inesorabilmente tra le due scene.

Mark Lanegan è stato un guru assoluto, la sua capacità di stare tra due mondi, quello della sofferenza e quello della tranquillità hanno reso la sua dimensione unica.

(articolo scritto da Sossio Aversana)

— Onda Musicale

Tags: Pearl Jam, Nirvana, Dave Grohl, Kurt Cobain
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