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Woodstock, la setlist: The Sweetwaters

Bethel e Woodstock sono due piccole cittadine molto simili tra loro. La prima dista circa 170 Km da New York City e 4500 Km da Los Angeles, dall’altra parte degli Stati Uniti.

Di suo non ha granché da offrire, se non bei paesaggi montani, tanto verde e, nelle stagioni migliori, un bel cielo azzurro. E in effetti non starebbe neanche in questa storia, se non fosse che ha ospitato il più importante festival del rock che sia mai stato realizzato. Woodstock è una cittadina che si trova poco più a nord di Bethel, ma a Bethel c’era lo spazio giusto e la giusta atmosfera.

Continuiamo il nostro viaggio con la prima band ad esibirsi sul palco, gli Sweetwater.

Gli Sweetwater

sono una band nata a Los Angeles, in California. La loro storia non presenta grandi e incredibili avvenimenti, tant’è che, in effetti, non sono poi così tanto conosciuti. Ed è un vero peccato.

Innanzitutto la formazione. Tra i membri della band non c’è una lead guitar, cosa decisamente molto strana per l’epoca. Pensate a qualunque band contemporanea: The Doors, Jefferson Airplane, The Animals, ecc… Tutti hanno una chitarra solista all’interno del gruppo. Era prassi, d’altronde. Gli Sweetwater, invece, no. I loro strumenti solisti sono il flauto di Albert Moore e il violoncello di August Burns. Un violoncello, capite?! In una rock/folk band della Summer of Love. Meraviglioso.

Oltretutto il genere musicale non si avvicina al folk più puro (uno pensa che il violoncello rimandi subito a sonorità europee, così come l’uso del flauto traverso possa far pensare alla stessa cosa, anche se con questo strumento il rock avrà molto a che fare qualche già con il folletto Ian Anderson e i Jethro Tull); eppure il sound è proprio quello del rock psichedelico tipico di quel periodo. I Jefferson Airplane sono maestri assoluti e tutti cercano di emularli in qualche modo. Ecco, io credo fermamente che gli Sweetwater siano i loro cugini più prossimi. Il loro è un rock/folk psichedelico di primissimo ordine che ha davvero poco da invidiare ad altre band contemporanee.

I primi passi e l’arrivo al Woodstock Music and Art Fair

Gli Sweetwater nascono quasi per caso, incontrandosi durante le jam che si svolgevano nei vari locali della città. In questo modo i componenti cambiavano spesso, fino a quando non iniziarono a solidificarsi alcuni rapporti. In più, un po’ più in là dall’inizio della loro conoscenza, si fa avanti Nancy Nevins, la futura e stabile cantante della band. È davvero particolare che, nonostante abbiano suonato con moltissimi musicisti più o meno competenti (come accade normalmente in una jam session), non abbiano mai trovato un chitarrista.

Prima di dare una vera e propria definizione alla band, iniziano a suonare in alcuni locali di Los Angeles, sognando di fare qualche data al Whiskey a Go Go, per avere un contratto, come hanno fatto i Doors.

Lavorando duramente sono in effetti riusciti nel loro intento e, dopo aver strappato un contratto alla Warner/Reprise, hanno iniziato a suonare regolarmente al Whiskey e ad accompagnare band più importanti e famose in tour. Aprono infatti ai Doors, agli Animals, ai Jefferson Airplane e persino a Duke Ellington. Inoltre sono stati aiutati dalle comparsate in TV e dalla rotazione dei loro brani in FM.

Gli Sweetwater avrebbero dovuto aprire il mega festival di Woodstock, ma come già detto nell’articolo su Richie Havens (qui), sono arrivati in ritardo a causa di un ingorgo dalle dimensioni pantagrueliche. Tanto per capire la portata dell’evento, la band è stata trasportata fino al palco. In elicottero…

Di quel giorno c’è un ricordo di Fred Herrera, il bassista:

Mi ricordo che, dopo aver iniziato il nostro set e aver scoperto che non avevamo le spie, a metà circa del set abbiamo iniziato a capirci qualcosa, e le cose sembravano sempre più sotto controllo. Abbiamo concluso il nostro concerto con un sing-along, invitando tutti là fuori a cantare con noi. Lo hanno fatto, ed è stato meraviglioso. Ci fu persino una standing ovation.”

Curioso che il brano di apertura del loro concerto, nonché il brano più famoso della band, fosse “Motherless Child”, lo stesso con cui Richie Havens ha chiuso il suo concerto (trasformandola in “Freedom”).

La tragedia

Quattro mesi dopo il concerto a Woodstock, nel dicembre del 1969, la cantante Nancy Nevins subisce un brutto incidente in macchina, causato da un camionista ubriaco. A seguito del trauma cranico, di un coma durato 10 giorni e di una tracheotomia d’urgenza, Nancy perde una delle corde vocali, rovinandole per sempre la carriera.

Questo fatto rende inevitabile lo scioglimento della band, che subirà, nel futuro, ulteriori perdite: Burns (violoncellista) muore per una polmonite; Malarowitz (batterista) perde la vita in un incidente d’auto a 31 anni; Moore (flautista) muore di cancro nel 1994.

I rimanenti membri della band, Herrera e Del Zoppo (tastierista), insieme a Nancy, che negli anni è riuscita a riabilitare la propria voce, si sono ritrovati negli anni ’90 per riprendere l’attività creando formazioni mai stabili.

Un vero peccato che questa band abbia vissuto un periodo così difficile. Sono sicuro che ci avrebbe altrimenti regalato ancora dell’ottima musica. Consiglio vivamente di ascoltare “Sweetwater”, il loro primo disco.

Ci vediamo la prossima settimana con Bert Sommer!

— Onda Musicale

Tags: The Doors, Jethro Tull, Jefferson Airplane, Festival di Woodstock
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