Anno 1969. Martin Luther King era stato assassinato l’anno prima e il suo “I have a dream” riecheggiava ancora, come ambizione di una maggiore parità di diritti e di umanità per la sua gente. Amstrong aveva fatto i suoi primi passi sulla luna.
Era un’epoca di scioperi, di contestazioni studentesche. Erano gli anni della guerra in Vietnam e di proteste in nome del pacifismo. Il fulcro del rock non era più a Londra, con i Beatles o gli Who: la rivoluzione culturale si era spostata in California con gli Hippie, le chitarre elettriche e le droghe.
Tutto ha inizio da questo insolito e interessante annuncio, pubblicato sul New York Times da John P. Roberts e Joel Rosenman (due dei promotori di quello che poi diverrà il Festival di Woodstock). Letto l’annuncio e incuriositi, altri due promettenti personaggi, Michael Lang e Artie Kornfeld, li contattarono e i quattro iniziarono a progettare qualcosa insieme. Inizialmente l’idea era quella di costruire uno studio di registrazione, che avrebbe visto la luce proprio nel villaggio di Woodstock, ma ben presto si decise per qualcosa di più ambizioso come un festival musicale e artistico.
Il passo successivo era quello di trovare un luogo adatto per l’evento. Tra le varie lamentele degli abitanti del posto, che si opponevano a quel raduno di “drogati e capelloni”, alla fine la scelta cadde su Bethel, una piccola cittadina nella contea di Sullivan. Il Festival di Woodstock, o i “3 days of peace & rock music”, si svolsero dal 15 al 18 Agosto e nessuno avrebbe potuto mai immaginare un afflusso di gente di quella portata. Il fiume di persone arrivò a bloccare tutte le strade intorno a Bethel e addirittura quelle dello stato di New York. Si attendevano al massimo 50 mila persone. Ne arrivarono più di 400 mila.
Di questo meraviglioso evento è stato scritto tantissimo, anche sulle pagine del nostro giornale. Tuttavia, oggi vogliamo focalizzarci sulla partecipazione di alcune donne e anche di cosa ne è stato di loro a distanza di oltre 50 anni.
Melanie Anne Safka-Schekeryk (New York, 3 febbraio 1944)
Melanie aveva solo 22 anni quando salì sul palco per esibirsi davanti la folla esultante di Woodstock ed era, citando le sue stesse parole, “terrorizzata oltre l’immaginabile”. Sperava quasi che la pioggia spingesse le persone ad andarsene. Ma la folla restò lì e la accolse immediatamente con le luci ondeggianti nell’aria sulle note di Beautiful People. Un paio di anni dopo avrebbe commemorato questo momento nel testo della canzone Lay Down (Candles in the Rain).
Cosa fa adesso? 50 anni e 30 album dopo, Melanie si esibisce ancora in tutto il mondo, spesso con suo figlio Beau-Jarred. Nel corso degli anni ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti, allontanandosi però dal mondo della musica per dedicarsi di più alla famiglia. Nel 2014 ha intrapreso un tour in Australia, cosa che non faceva ormai dal 1977.
Janis Joplin (Port Arthur, 19 gennaio 1943 – Los Angeles, 4 ottobre 1970)
Nonostante i suoi 26 anni, Janis Joplin era già una delle rock star più conosciute e di maggior successo dell’epoca quando si esibì a Woodstock. Arrivò sul prato del festival in elicottero domenica 17 agosto e non vedeva l’ora di esibirsi. Tuttavia altre band erano contrattualmente obbligate ad esibirsi prima di lei, quindi dovette aspettare dieci ore prima di poter finalmente salire sul palco. Nonostante fosse evidentemente alterata (da droghe e/o alcool?) durante la sua performance, uno dei fotografi ufficiali di Woodstock, Henry Diltz, riuscì a vederla a pochi metri di distanza: “In ogni canzone dava il meglio di sé.”
Il 4 ottobre del 1970, un anno dopo lo spettacolo al Festival di Woodstock, Janis Joplin morì di overdose a Los Angeles. (leggi l’articolo) La sua fama, tuttavia, è ancora viva. La sua musica è amata da ogni nuova generazione e continua ad ispirare artisti contemporanei come Florence Welsh (di Florence and the Machine), P!nk, Alicia Keys e P.J. Harvey.
Joan Baez (New York, 9 gennaio 1941)
Già acclamata artista internazionale, Joan Baez stupì il pubblico quando decise di esibirsi non solo sul palco principale, ma anche sul palco libero aperto a tutti. Era l’unica artista ingaggiata per suonare. All’epoca dell’evento suo marito, David Harris, era stato arrestato per renitenza alla leva e aveva appena iniziato a scontare una pena detentiva di 15 mesi. Nelle sue memorie, And a Voice to Sing With, la cantante americana ha descritto la sua esibizione:
Stavo semplicemente lì in piedi di fronte al pubblico che dormiva abbracciato nel fango, e gli ho dato tutto ciò che potevo in quel momento. E le persone hanno accettato le mie canzoni. È stato un momento toccante, a dispetto di tutto. Non avevo mai cantato di fronte ad un’intera città prima.”
Cosa fa adesso? Nei suoi incredibili 60 anni di carriera Joan Baez ha realizzato più di 30 album che le hanno fatto guadagnare un posto nella Rock ‘n’ Roll Hall of Fame. E anche se il festival di Woodstock è noto per la sua atmosfera libera e come simbolo di cambiamento, Joan Baez è tra i pochi che ne vivono davvero l’essenza. Per tutta la vita è stata un’attivista impegnata in molte cause, tra cui la protesta contro la guerra in Vietnam, contro la pena di morte e la lotta per i diritti LGBTQ. Nel 2018 ha iniziato il suo tour mondiale di addio Fare Thee Well Tour che, come indica il nome, sarà anche l’ultimo. In occasione del 50º anniversario di Woodstock è stata (finalmente) distribuita una registrazione dal vivo della sua esibizione.
Grace Barnett Wing Slick dei Jefferson Airplane (Evanston, 30 ottobre 1939)
Grace Slick si esibì la domenica, verso le 8:00 del mattino, presentando i Jefferson Airplane: “Bene amici, avete sentito i gruppi intensi, adesso ascolterete un po’ di “morning maniac music”. Credetemi, è una nuova alba…” In merito alla sua esperienza, ha raccontato a Best Classic Bands: “Woodstock è stato unico nel senso che c’erano mezzo milione di persone lì e non si sono accoltellate a morte. È stato principalmente questo che l’ha reso celebre. Ed era una dichiarazione come a dire: guardaci, abbiamo 25 anni e siamo tutti insieme e le cose dovrebbero cambiare.”
Cosa fa adesso? Slick è stata molto schietta sul fatto che ritiene il rock ‘n’ roll un gioco per giovani: “Puoi fare musica jazz, classica, blues, opera e country fino a 150 anni, ma il rap e il rock and roll sono in realtà un mezzo con cui i giovani possono scaricare tutta la rabbia – ha detto nel 2007 – È sciocco interpretare una canzone che non ha alcuna rilevanza per il presente o che esprime sentimenti che non si hanno più.” Slick si è ormai ritirata dal mondo della musica, a parte qualche esibizione qua e là. Trascorre il suo tempo dipingendo.
Nancy Nevins (Sweetwater)
Quella degli Sweetwater fu una delle prime performance sul palco di Woodstock. “Eravamo decisamente il soundcheck!” Appena diciassettenne, la Nevins era probabilmente l’artista più giovane di Woodstock e la sua band, Sweetwater, era una delle più grandi formazioni ad esibirsi (con otto membri), nonché uno dei primi gruppi rock nordamericani ad usare percussioni latine.
Cosa fa adesso? Pochi mesi dopo il debutto degli Sweetwater, la Nevins rimase gravemente ferita a seguito di un incidente automobilistico causato da un conducente ubriaco. Rimase in coma per qualche tempo e riportò danni cerebrali. Perse inoltre definitivamente l’uso di una corda vocale. Gli Sweetwater si sciolsero poco dopo e lei si esibì come solista per un po’. C’è un lieto fine a tutto questo però: si sono riuniti per Woodstock ‘94 con tre membri originali e da allora si esibiscono insieme.
Rose Simpson e Licorice McKechnie
Entrambe facevano parte della The Incredible String Band, composta principalmente da uomini. Le due musiciste di origini scozzesi si sono esibite a Woodstock portando il repertorio di folk psichedelico. Anche se oggi gli Incredible String Band non sono ricordati tra i gruppi più popolari, all’epoca avevano un seguito notevole e sono diventati uno dei simboli della controcultura degli anni Sessanta. Mentre la Simpson oggi vive nel Devonshire, non ci sono notizie sulla McKechnie. A quanto pare l’ultima volta è stata vista nel deserto dell’Arizona nel 1987 e da allora nemmeno la sua famiglia ha più avuto notizie.