Musica

1976: arriva il punk con band che suonano male e cantano ancora peggio

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Da un articolo di Gabriele Pantucci per il Corriere d’Informazione del 9 dicembre 1976.

Con un’oscenità indirizzata alla Regina ed un’altra a Bill Grundy, un noto presentatore televisivo, i The Sex Pistols hanno aperto la loro esibizione a Leeds. Durante il concerto quasi la metà del pubblico ha lasciato la sala. Gli studenti dicevano che la loro musica era pessima. The Sex Pistols è l’ultimo gruppo pop che è riuscito ad imporre il proprio nome sulle prime pagine dei giornali inglesi. I quattro suonatori e cantanti sono esponenti del nuovo tipo di musica rock, da loro battezzata punk rock.

Un fiume di volgarità

Punk, parola importata dall’America, significa “qualcosa senza valore”, “insignificante”, o anche “mucchio di spazzatura”. In Inghilterra se ne è cominciato a parlare non tanto per il valore musicale – che i critici riconoscono inesistente – ma per la moda bizzarra che sembrava originare. Tra il loro pubblico si distinguevano, infatti, ragazzi e ragazze con spilli di sicurezza infilati nelle narici o nei lobi delle orecchie; svastiche tatuate sulla fronte, acconciature dei capelli che sembrano scolpite con l’accetta. Ragazze con cerniere lampo orizzontali all’altezza dei seni e con le labbra dipinte di nero. Camicie di pelle decorate di oscenità o personaggi e episodi di violenza. Esempio: la faccia di uno stupratore arrestato.

Sino alla settimana scorsa le abitudini ed i gusti bizzarri dei punk rockers  — oltre che la loro musica  — sono rimasti ristretti ad una piccola cerchia di appassionati di musica pop, oltre che agli specialisti di curiose deviazioni sociali. D’improvviso, venerdì scorso tutti hanno cominciato a parlarne: radio, giornali, Tv, mentre i dischi delle “Pistole del sesso” andavano a ruba. Era stato sufficiente che il gruppo apparisse giovedì sera prima in un teleshow presentato da Bill Grundy. Questi aveva appena cominciato ad interrogarli pacatamente sulle loro abitudini e sui loro desideri, che un torrente di oscenità si è rovesciato su milioni di telespettatori britannici.

Distruggere ogni cosa per creare qualcosa di nuovo

In Inglese quasi tutte le volgarità sono composte di quattro lettere. Per questo nella corretta conversazione normalmente ci si riferisce ad esse appunto come alle «parole delle quattro lettere». L’intera serie di queste parole è stata espressa nel corso di pochi minuti. Mentre i genitori impallidivano e si affrettavano a spegnere il video, sembra che i giovanissimi si eccitassero, sentendo per la prima volta ad alta voce, nel salotto o nella sala da pranzo, espressioni notoriamente proibite.

La musica punk è cruda e manca di qualsiasi sofisticazione. Le parole sono quelle della vita quotidiana che si usano nelle borgate più povere della grande Londra, da Harleseden a Bromley; le borgate in cui si aggirano centinaia di questi giovani che hanno finito la scuola per unirsi alle schiere dei disoccupati: allargate quotidianamente dalla crisi economica. I giovani punks quindi vogliono rompere con la società tradizionale. Tutto ciò che risulta offensivo per questa società è per essi benvenuto. La loro è una generazione “bianca”, cioè vuota. Sono disoccupati, stanchi e frustrati. Portano abiti bizzarri comprati usati, sostengono il sesso senza l’amore e l’alcool.

Oltre a The sex pistols, gli altri gruppi punk più popolari sono The Damned e The vibrators, il capo delle Pistole del sesso si fa chiamare Johnny Rotten, cioè Giovanni Marcio o Putrido. Come dice una delle loro canzoni, i punks vogliono l’anarchia in Gran Bretagna: nel senso più distruttivo che si possa immaginare. Non vogliono sentir parlare di socialismo. Dicono soltanto che bisogna distruggere tutto per creare di nuovo.

(fonte spazio70.com)

— Onda Musicale

Tags: Sex Pistols/Johnny Rotten
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