Gli Europe si formano nel 1981 in Svezia. La band – che inizialmente si chiama Force – comprende Joey Tempest (voce), John Norum (chitarra) e John Leven (basso).
Il gruppo riesce a vincere un concorso musicale all’inizio degli anni Ottanta, che permette agli Europe di firmare un contratto discografico. Dopo aver cambiato nome in Europe e realizzato due album in patria – EUROPE e WINGS OF TOMORROW — la band firma con la Epic Records in formazione rimaneggiata.
Nel 1986, gli Europe incidono il disco The Final Countdown che – complici i singoli “The final countdown” e “Carrie” – diventa un grandissimo successo sia in Inghilterra che negli Stati Uniti. Due anni più tardi è la volta di “Out Of This World”, lavoro che però non realizza le stesse vendite del disco precedente. Nel 1991 viene invece realizzato Prisoners In Paradise, l’ultimo album prima dello scioglimento.
Gli Europe si ritrovano nel 2003 quando – nella formazione originale – esce Start From The Dark, seguito da Secret Society del 2006. Il disco dal vivo Almost Unplugged viene invece realizzato nel 2008. Il nuovo lavoro Last Look At Eden esce a settembre del 2009, mentre nel 2011 è la volta di Live Look At Eden. Nel 2012 inizia il nuovo capitolo discografico Bag Of Bones.
Li abbiamo contattati per un’intervista esclusiva con il nostro giornale. Ecco cosa ci hanno risposto.
Come nasce la vostra band e perché date il nome Europe?
“All’inizio la band si chiamava Force, ma in quel periodo stavano nascendo molte altre band che avevano la parola Force nel loro nome, così abbiamo deciso di prendere un altro nome. Volevamo un nome dal suono forte che fosse riconoscibile da molte persone e che risuonasse con l’identità della band. Il nome Europe credo sia venuto dal titolo dell’album live dei Deep Purple “Made in Europe.“
Dopo il successo del primo album, nel dicembre 1982 avete registrato Wings of Tomorrow. Come è nato?
“L’album fu registrato nei leggendari studi Polar degli ABBA a Stoccolma. Per poter finanziare lo studio l’accordo era di usarlo quando non era prenotato da altri artisti, il che significava molte “sessioni di registrazione tutta la notte” con molta birra per alimentare la creatività.”
Dopo qualche anno, nel 1985 è nato The Final Countdown, un album eccezionale. Cosa potete dirci?
“Ricordo che Joey ha scritto e registrato i demo di molte delle canzoni del disco mentre eravamo in tour nel 1985. Aveva l’abitudine di portare le cassette dei suoi demo sul tour bus che avremmo fatto esplodere mentre andavamo ai concerti. Lovechaser, On The Loose, Danger on the Track e Rock the Night erano alcune di queste canzoni. La canzone The FInal Countdown è stata l’ultima ad essere finita prima di iniziare a registrare l’album.”
All’apice del successo della band John Norum lascia la band e viene sostituito da Kee Marcello. Sai dirci il perché di questa decisione di lasciare il gruppo?
“La decisione di John di lasciare era totalmente basata sui suoi valori artistici. Non gli piaceva il suono e il mix dell’album The Final Countdown e non poteva sopportare i tour promozionali “infiniti” con tutte le interviste e i programmi TV in playback che facevamo negli anni ’80. Tutto quello che John voleva fare era suonare dal vivo sul palco di fronte ai nostri fan.”
Nel 1987 eravate ospiti del Festivalbar, cosa ricordate di quell’esperienza?
“Mi dispiace deluderti, ma non ricordo quasi nulla di quell’esperienza.“
Nel 1988 esce Out of This World, cosa puoi dirci di quel disco?
“Dal momento che l’album The Final Countdown è diventato un tale super successo mondiale, la casa discografica ci ha praticamente versato dei soldi per assicurarsi che potessimo produrre un album successivo, se possibile ancora migliore. Abbiamo potuto lavorare con uno dei produttori più in vista del momento: Ron Nevison. Abbiamo registrato nei più grandi, costosi e famosi studi di Londra. Anche se l’album non fu all’altezza delle aspettative di vendita delle etichette discografiche, penso che Out of This World sia venuto fuori alla grande, con alcune delle nostre canzoni più forti e memorabili di sempre. Superstitious, Sign of the Times e Ready Or Not sono diventate le preferite dal vivo.”
Nel 1992 avete scelto di annunciare al mondo lo scioglimento degli Europe. Puoi dirci il motivo di questa decisione?
“Le ragioni per cui abbiamo messo in pausa la band dopo il tour di Prisoners In Paradise nel 1992, era in parte perché ci sentivamo esauriti dopo quasi un decennio di tour non stop, ma anche perché l’ondata Grunge aveva praticamente preso il controllo del mondo, così abbiamo semplicemente deciso di prenderci una “pausa” e aspettare il momento giusto per una reunion.”
Nel 2003 vi riunite per pubblicare l’album Start from the Darkm. Era arrivato il momento?
“Nel 2003 abbiamo sentito che era il momento giusto per ricominciare a lavorare. Abbiamo deciso che la forza trainante per la band doveva essere sempre la volontà di creare ed esplorare qualsiasi campo della musica che volevamo fare piuttosto che quello che ci si aspettava da noi. Penso che questo si veda abbastanza chiaramente nell’album Start From The Dark, che è abbastanza diverso da quello che credo che la gente si aspettasse da un gruppo rock degli anni ’80.”
L’ultimo vostro album risale al 20 ottobre 2017. Walk the Earth come è nato?
“Walk the Earth è stato il nostro secondo album con Dave Cobb come produttore e la seconda volta – dopo l’album Out of This World – che abbiamo registrato a Londra. Questa volta abbiamo avuto la possibilità di lavorare nei leggendari Abbey Road Studios, lo stesso studio dove i Beatles e i Pink Floyd hanno registrato i loro album classici. È stato quasi un sentimento religioso lavorare lì, veramente stimolante in ogni senso e penso che questo si percepisca nel disco Walk the Earth. E’ come una celebrazione di tutti gli artisti che ci hanno ispirato nel corso degli anni. Davvero emozionante.”
L’ultima vostra esibizione in Italia risale alla scorsa quest’estate. Eravate emozionati?
“È sempre emozionante suonare in Italia! Alcuni dei nostri più grandi fan “die hard” vengono proprio dall’Italia. Per noi è quasi come una riunione di famiglia ogni volta che veniamo nel vostro Paese.”
Quindi qual è il vostro rapporto con l’Italia?
“I fans italiani sono sempre stati tra i più grandi sostenitori d’Europa, e abbiamo così tanti bei ricordi legati all’Italia. È quasi come la nostra seconda patria!”
Il 28 giugno sarete a Milano con gli Whitesnake, puoi dirci qualcosa sul tour?
“Questo tour doveva inizialmente avvenire nel 2020, ma a causa della pandemia non si è potuto fare fino ad ora. Siamo invitati come ospiti speciali, quindi suoneremo uno spettacolo più compatto di quando facciamo i nostri spettacoli principali. Penso che questo show spaccherà di brutto, quindi assicuratevi di non perdervelo! Ci vediamo a Milano Pasquale!”