Il 1966 è l’anno della svolta per il chitarrista mancino americano Jimi Hendrix, al secolo Johnny Allen Hendrix.
Scoperto dal produttore Chas Chandler che decide di investire sul talento del chitarrista, Jimi arriva in Gran Bretagna e, dopo la nascita dei Jimi Hendrix Experience, in pochi mesi sforna tre singoli che lo lanciano prepotentemente verso il successo. A dicembre del 1966 esce il suo primo singolo Hey Joe, a marzo del 1967 Purple Haze e nemmeno due mesi dopo la dolce ballata The Wind Cries Mary.
The Wind Cries Mary
Il brano è stato scritto e composto da Hendrix negli studi della De Lane Lea Studios a Londra nel febbraio del 1967. Il pezzo è stato registrato dopo Fire in circa 20 minuti. The Wind Cries Mary è una traccia in Fa maggiore con l’assolo di chitarra sulla scala pentatonica del Fa maggiore. Questa scelta pare sia dovuta all’influenza di Mayfield, al quale Hendrix si ispira.
Il produttore di Hendrix, Chas Chandler, ha commentato la registrazione:
Ci erano rimasti circa venti minuti. Ho suggerito di tagliare una demo di “The Wind Cries Mary”. Mitch Mitchell e Noel Redding non l’avevano ascoltata e quindi stavano andando avanti senza provare. L’hanno suonato una volta fino in fondo. In tutto Hendrix ha messo altre quattro o cinque sovraincisioni, ma il tutto è stato fatto in venti minuti. Quello era il nostro terzo singolo.”
Ci sono varie interpretazioni sul significato del brano. Secondo alcuni è stato scritto da Hendrix per la ragazza Kathy Mary Etchingham. Quest’ultima sostiene che il testo sia stato composto dopo una lite avuta tra i due, e il nome Mary si riferirebbe in questo modo al suo secondo nome. Secondo altri invece il pezzo si riferisce alla marijuana, chiamata con l’appellativo di Mary Jane.
Secondo altre interpretazioni invece il testo era una poesia scritta anni prima dal musicista, quand’era ancora in quel di Seattle
After all the jacks are in their boxes
And the clowns have all gone to bed
You can hear happiness staggering on down the street
Footprints dressed in red
And the wind whispers, “Mary”
A broom is drearily sweeping
Up the broken pieces of yesterday’s life
Somewhere, a queen is weeping
Somewhere, a king has no wife
Il successo del singolo
Il singolo è stato pubblicato il 5 maggio del 1967 nel Regno Unito e in Europa, con la martellante Highway Chile al lato B. Il successo del brano, un mix tra funk e blues in perfetto stile hendrixiano, proietta ancora di più Hendrix verso il successo. Sono gli anni della psichedelia e di grande creatività artistica, in cui l’uso di droghe e allucinogeni aiuta gli artisti a creare un mondo parallelo tramite le note.
Con il suo trio Hendrix crea un mix tra blues rock e funk. Con sonorità esplosive e lisergiche, adrenalina e potenza. Ma anche poesia e grande immaginazione. Sono anni visionari questi, e avranno il culmine con la stagione del festival di Woodstock del 1969. Pochi giorni dopo l’uscita del singolo viene pubblicato il disco di debutto per Hendrix e gli Experience: Are you Experienced?. Negli Stati Uniti il singolo uscirà al lato B di Purple Haze nel mese di giugno, mentre l’album arriverà nei negozi nel mese di agosto.
Nel volume Jimi Hendrix: Gypsy Eyes, la canzone diventa un simbolo del sogno americano
Matthew Greenwold di AllMusic infatti sostiene che il pezzo non sia altro che un’autobiografia del musicista, in cui toccava il tema della vita da musicista e del modo in cui creava il suo percorso musicale e artistico. A conferma del successo del pezzo, il brano è stato inserito all’interno del videogioco Guitar Hero World Tour. E nel 2009 farà parte della colona sonora del celebre film I Love Radio Rock.
La canzone ha ispirato moltissime cover. Restando in Italia, c’è da segnalare quella dei Diabolic del 1968, che hanno realizzato una versione del brano in italiano dal titolo Qualcuno forse piangerà. Anche Chicco Piani realizzò una sua versione nel 1968, stavolta in lingua inglese. Anni dopo, siamo nel 1993, la cantante Giorgia eseguirà dal vivo una piacevole versione del brano di Hendrix
Poi, a livello internazionale, segnaliamo le versioni di Popa Chubby e quelle di John Mayer, Xavier Rudd, Richie Sambora e Sting.
(articolo scritto da Alessio Bardelli)