La band, attiva dal 1970, nei decenni ha influenzato enormemente tanti artisti e non ha mai perso smalto pur avendo più di mezzo secolo di storia.
A trarre ispirazione dai Kraftwerk ci sono almeno tre nomi di elevata caratura: Jean Michel Jarre, famoso per le sue lunghe suite ipnotiche e sognanti, ha conosciuto il successo con gli album: Oxigen (1976), Equinox (1978), Magnetic Fields (1981). Un altro nome eccellente, è quello di Vangelis, scomparso nei giorni scorsi, che ha composto due capolavori, cioè Albedo 039 (1976) che si apre con la bellissima Pulstar, dove si ha la netta impressione di fluttuare nell’aria per oltre cinque minuti e, nel 1977, è sempre lui a comporre l’album Spiral.
In questo disco il sound è una commistione tra elettronica e progressive, la title track che apre l’album ti fa entrare in un vortice di suoni. Penso che sia uno di quei lavori da ascoltare attentamente, più volte, per la sua capacità di catapultarti in un mondo fatato. Inoltre, l’artista vanta una collaborazione con Jon Anderson, frontman degli Yes, e la composizione di diverse colonne sonore per il cinema, lasciando un segno indelebile.
Uno dei motivi da ricordare è Chariots of Fire, presente nel film Momenti di Gloria
In Italia è il maestro Giorgio Moroder a comporre e produrre l’album Dance From Here to Eternity (1977), ispirato nettamente alla formazione tedesca dei Kraftwerk, vocoder e sintetizzatori la fanno da padrone: la mia traccia preferita è Los Angeles.
Che cosa significa vedere uno show dei Kraftwerk con supporto di occhiali 3D?
Significa che ogni persona che assiste allo spettacolo ha in dotazione questi occhiali con tecnologia tridimensionale, forniti dal personale di servizio del teatro, da indossare per osservare nei particolari, un mondo visivo fantastico, creato dalla band, con luci psichedeliche, ed effetti speciali, che con i loro suoni futuristici creano un’alchimia perfetta in grado di entusiasmare tutto il pubblico.
L’esibizione si apre con Numbers, l’atmosfera è elettrica e ha un sapore vintage
I quattro musicisti sono sul palco con i loro sintetizzatori. Dietro di loro uno schermo proietta numeri colorati che vengono pronunciati in successione, in molte lingue, partendo dal tedesco: 1, 2,3, 4, 5, 6, 7, 8. È il turno di Computer world, title track di questo album del 1981 che ispirerà molti artisti italiani in quell’anno, a seguire questa nuova corrente,chiamata New Wave Sinth Pop.
In questa categoria, possiamo ricordare almeno tre artisti:
Il primo, è sicuramente Franco Battiato che nel suo album più famoso, La voce del padrone, rende pop un album non facile utilizzando sapientemente l’elettronica, come aveva fatto in passato, specialmente nei primi lavori su etichetta Bla Bla. In questo lavoro ci sono delle hit pazzesche, brani da immaginario collettivo come Bandiera Bianca, Sentimento Nuevo, Cuccurucucù, Centro di gravità permanente.
Sono canzoni indimenticabili, che tutta Italia ricorda ancora oggi, e hanno segnato la storia della musica italiana, incidendo profondamente sulla carriera dell’artista Siciliano e sul percorso spirituale. Il secondo nome da menzionare, è sicuramente quello di Giuni Russo che in quell’anno magico esce con l’album Energie. La cantante si caratterizzava per la voce in falsetto, potente e precisa.
Un singolo di successo è sicuramente Vipera Sarò (del 1982), l’intera opera è da ascoltare con attenzione. Un altro esponente di valore assoluto della New Wave Italiana, è Garbo. Il suo album, A Berlino Va Bene, esce pochi giorni dopo quello di Battiato, si sentono le influenze del gruppo tedesco, il pezzo di maggior successo è la title track dell’album.
Mentre in Inghilterra debuttano i Depeche Mode con l’album Speak and Spell e lanciano il singolo Just can get enough che è un loro cavallo di battaglia, suonato durante le loro Performance live. Mentre sul palco si alternano i successi dell’album Computer World, tra algoritmi, numeri e figure geometriche, arriva uno dei brani più suggestivi del primo periodo della formazione, cioè Space Lab, seconda traccia dell’album The Man Machine.
Tutto il pubblico con addosso gli occhiali 3D, vede una specie di astronave che sta volando nel teatro
Siamo tutti dentro Il laboratorio spaziale, tra musica d’avanguardia e immagini strabilianti, a più di 40 anni da questo album i suoni fanno ancora sognare. Tra un pianeta immaginifico e un altro, si sentono chiare le note di The Model, brano che nel 1978 si poteva tranquillamente definire Sinth Pop, la melodia orecchiabile del brano ancora oggi non lascia dubbi.
Mentre scrosciano gli applausi di un pubblico entusiasta, sullo schermo appare una macchina e il suono di un clacson accompagna la Suite, inizialmente lenta, immaginifica, che porterà la band al successo planetario e ispirerà David Bowie a comporre la Triologia di Berlino. Il brano in questione è Autobahn, che ci trascina per diversi minuti, in un viaggio sonoro apparentemente interminabile. Radio Activity, title track dell’album del 1975, è un’onda radioattiva densa di suoni, che si propaga all’interno del teatro.
Il motivo viene dilatato e reso molto affascinante, le immagini della copertina del disco scorrono sullo schermo
Il set avanza piacevolmente con Metropolis e Tour de France, uno dei brani più techno della band. Siamo arrivati a Trans Europe Express, quando il pubblico viene catturato dalla visione di un treno che corre ad altissima velocità, piomba addosso al nostro cuore, ci fa vibrare l’anima, emoziona e cambia la storia della musica, perché pochi anni dopo influenzerà la musica rap e Hip Hop.
Nel 1982 sarà Afrika Bambaataa insieme ai Soulsonic Force, con il singolo Planet Rock dall ritmica copiata interamente da Trans Europe Express. La serata è intensa, le note sono quelle di The Robots, quando all’improvviso sul palcoscenico alcuni Robot ballano in modo incessante, dicendo una frase semplice: ”We are the Robots”. Bellissimo è il contrasto di luci, molti ragazzi seduti in poltrona vorrebbero alzarsi, sembra di assistere ad un rave party.
Lo spettacolo continua con Pocket Calculator, altra composizione irresistibile
Un calcolatore, viene premuto da un dito di un fantomatico operatore. Se ci penso, l’immagine è molto attuale: digitare su un cellulare, restare connessi, ha una importanza vitale dato che viviamo in un mondo Smart. Quando ti immergi nella galassia sonora dei Kraftwerk, non puoi non riconoscere le note di Computer Love, brano sapientemente copiato nelle ritmiche dai Coldplay.
Boing Boom Tshack e Music Bon Stop: la musica non si deve fermare, questo il messaggio degli ultimi due brani che continuano incessantemente per almeno un quarto d’ora, mentre i quattro eroi della serata cominciano a salutare. L’ultimo a farlo è Ralf Hutter, fondatore della band che si gode la standing ovation, inchinandosi con una mano sul cuore.
Ho assistito a momenti di grande musica, proveniente da altri pianeti, disegnati nella mia mente, una miscela di suoni quasi perfetti, adatti a tutte le età e a tutti i gusti.
(scritto da Mirko Lemma)