Sono bastati 10 anni per essere considerati uno dei gruppi più acclamati del panorama punk rock inglese. I Clash erano famosi per la versatilità della loro musica e per le esibizioni live davvero intense.
Per la sofisticatezza lirica e politica dei loro testi erano da considerarsi unici rispetto ai loro colleghi appartenenti al movimento punk. Attivi dal 1976 al 1986 i Clash furono inseriti al 28°posto nella classifica degli artisti immortali stilata da Rolling Stone e ricordati sicuramente per l’appellativo “The Only Band That Matters” ( l’unico gruppo che conti).
Gli esordi con i London SS
Le radici dei Clash affondano nei primordiali London SS di Mick Jones che all’età di 12 anni era già immerso nel fantastico mondo delle 6 corde intento ad ascoltare New York Dolls e Mott the Hopple, grazie ai dischi in vinile che la madre gli inviava dagli Stati Uniti dopo esser scappata lì con un soldato americano. Con lui iniziò il percorso dei London SS che vide transitare al suo interno molti personaggi della poi futura scena Punk inglese come Brian James e Rat Scabies dei Damned e Tony James dei Generation X.
La successiva amicizia con Bernard Rhodes , che divenne fin da subito manager dei London SS, fu la chiave per il successo e la svolta. Bernard fu una persona importante per la carriera dei Clash, il suo spirito e la sua capacità di gestire le cose furono fondamentali per le scelte iniziali e il contributo stilistico della band.
Ingresso di Joe Strummer e la nascita dei Clash
Si unirono al gruppo successivamente Paul Simonon “ Rudy Boy” che dopo tante lezioni di chitarra disastrose fu assegnato come bassista e Keith Levene che ottenne il ruolo di chitarrista. Come cantante, guidati dalla mente brillante di Bernard, i ragazzi reclutarono Joe Strummer dei 101’ers, si ricorda che gli fu detto: “ Tu vai bene, ma il tuo gruppo fa schifo!”. Joe proveniva da una buona famiglia, rispetto a tutti gli altri che avevano origini proletarie, lui era l’unico a venir fuori da un contesto diverso e più agiato, ma non fu mai un problema perché riuscì ad adattarsi benissimo alle dinamiche sia del tempo che della band, in più fu la persona ideale per i Clash considerando la sua indole nella scrittura e la particolarità della sua voce graffiante e roca che poi divennero le caratteristiche dello stile inconfondibile dei Clash.
I ragazzi fecero del Rehearsal Rehearsal il quartier generale dove poter provare, era un edificio abbandonato, alla batteria fu chiamato Terry Chimes. Fu così che la storia dei Clash ebbe inizio.
I primi concerti e la consacrazione nel mondo della musica
Nel 1976, quando il punk nella sua prima ondata impazzava e si faceva largo come uno dei generi che avrebbe in quegli anni sconvolto prima di tutto il panorama musicale inglese, si tenne il primo concerto dei Clash insieme ai Pistols. Nonostante la non piacevole esibizione i Clash posero a terra dei capisaldi interessanti che servirono in seguito ad accrescere la loro potenza musicale, si ricordano tra i brani eseguiti Janie Jones, London’s Burning, 1977 e la celebre frase di Strummer: ”Valgono più due minuti di Johnny Rotten che due ore di 101’ers”. Da qui in poi cominciò la stagione d’oro della band londinese, la scalata verso il successo e la conferma nel Punk Rock Festival tenutosi a Londra che li consacrò per sempre.
Il primo Demo in studio per la Polydor risalente al Novembre del ’76 non fu mai pubblicato, anzi venne accantonato perché ritenuto troppo poco interessante, nel frattempo Terry Chimes lasciò il gruppo per riapparire successivamente nelle registrazioni del primo album, e venne sostituito temporaneamente da Rob Harper.
Rispetto al nichilismo distruttivo dei Sex Pistols che di fatto poi ha smembrato la band, i Clash nei loro modi aggressivi e diretti avevano un messaggio positivo, avevano un modo differente di raccontare la rabbia. Riuscivano ad immedesimarsi meglio nelle idee della nuova generazione cantando e urlando per riscattarla, legavano la loro identità alla condizione giovanile proletaria inglese per questo rispetto a tutta la scena punk inglese rimarranno quelli più amati, amati da tutti.
Il primo album The Clash
Nell’Aprile del 1977 prese vita il primo album “The Clash” prodotto dalla CBS record con un contratto di 100.000 sterline, tra i brani celebri e rappresentativi nel disco si ricordano What’s my Name, prima canzone in assoluto del gruppo; 48 hours e I’m So bored with the USA, riadattata e completamente stravolta, originariamente intitolata I’m so bored with you. Questa scelta stilistica fu adottata all’epoca come attacco diretto nei confronti dell’ “americanizzazione culturale” dell’Inghilterra. Il primo singolo che fu pubblicato e che immediatamente portò i Clash nelle orecchie di tutti fu White Riot, tralaltro all’insaputa della band, atteggiamento scorretto che spesso e volentieri ebbe l’etichetta nei confronti del gruppo, raccontato poi anche nel brano Complete Control, le manipolazioni che spesso le etichette prediligevano nei confronti degli artisti.
Inizialmente il disco fu prodotto solo in Inghilterra ma il successo evidente che ebbe e la continua richiesta diede modo all’etichetta di stampare anche in America dove il brano I’m so bored with the USA fu censurato. A seguito della pubblicazione del primo album si ritrovarono nuovamente senza batterista, dopo tanti provini fu ingaggiato Nick “Topper” Headon che possedeva oltre che le doti tecniche anche il carisma giusto che serviva e soprattutto mancava. Fu lui il batterista definitivo dei Clash che accompagnò la band nei successi futuri. Con lui, dopo l’album, prese il via finalmente il White Riot Tour con i Buzzcocks e i Jam come band di supporto.
Il mondo Reggae e pronti con il secondo album Give ‘em Enough Rope
Nel Gennaio del ’78 Strummer e Jones intrapresero un viaggio in Giamaica per approfondire la cultura Rasta e Reggae. Questo viaggio, a tratti illuminante, li portò a toccare tutta la povertà e l’ostilità verso l’uomo bianco presente sull’isola , fu spunto per alcuni brani di impronta Reggae come Safe European Home e (White Man) in Hammersmith Palais. Al ritorno dal viaggio Strummer contrasse l’epatite che lo bloccò per un certo periodo mentre la CBS incalzava per avere suoni più puliti per il mercato Americano. Nonostante le tensione le registrazioni del secondo album Give ‘em Enough Rope, prodotto da Sandy Pearlman, iniziarono nell’aprile del 1978, primo album con Topper alla batteria che fu definito “the human drum machine” per la sua capacità tecnica e precisione.
L’album fu pubblicato nel novembre dello stesso anno balzando subito al secondo posto della classifica britannica ma non fece bene nella classifica americana nonostante fosse pubblicato da un’etichetta statunitense. Durante la fase promozionale del disco e il Tour Americano nacquero le tensioni con il manager Bernie che ormai raggiunsero livelli anche legali tanto da portare alla rottura e al licenziamento di quest’ultimo soprattutto per le innumerevoli scelte e decisioni dannose prese senza aver consultato la band.
Topper Headon ricorda:
Prima di London Calling, pensavo che all’interno del gruppo ci conoscessimo poco. Quella è stata la prima volta in cui ognuno ha dato il proprio contributo alle canzoni. Per la prima volta abbiamo finalmnte cominciato a conoscerci.”
London Calling e il successo planetario
Il successo di pubblico e critica negli USA arrivò con l’album London Calling pubblicato nel Dicembre del ’79 come doppio album e venduto al costo di singolo per volere assoluto della band. Tra gli elementi stilistici nuovi assolutamente percepibili oltre alla base punk che li contraddistingueva ora c’era il rockabilly in stile statunitense e il raggae. L’album è una vera e propria pietra miliare del Rock, brani come la title track London Calling, Train in Vain e Clampdown sono regolarmente trasmessi in tutte le radio mondiali, oltre alla bellezza e freschezza delle composizioni molto presente è anche il tema politico, la lotta a tutte le guerre e lo spietato sguardo sulla realtà statunitense, Revolution Rock è il vero “manifesto politico” della band. Il titolo di London Calling, originariamente “The Last testament”, evoca la frase pronunciata dall’annunciatore radiofonico statunitense Edward R. Murrow durante la seconda guerra mondiale.
Nuov idee e nuove influenze che fecero sempre di più decadere la bellissima parabola dei Clash
Successore di London Calling, sul finire degli anni ’80, fu il triplo album Sandinista, in riferimento e supporto al movimento Spagnolo. Il risultato fu un lavoro vario e sperimentale, si passava dal reggae al dub, un mondo che pian piano la band stava cominciando a perlustrare, fino ad arrivare al jazz e al rap rock. Non mancarono mai ovviamente i messaggi politici e anti-fascista, prerogativa dei testi dei Clash. Questa contaminazione di vari generi ad ogni modo fece crollare le vendite soprattutto in Gran Bretagna, molti dei fan si sentirono delusi e confusi perché si aspettavano un album più chiaramente punk come quelli precedenti. Seguirono infine gli ultimi due album della loro brillante carriera, che portarono con se tensioni e infine lo scioglimento definitivo della band, ovvero Combat Rock (1982) e Cut The Crup (1985).
Topper e la sua dipendenza da Eroina
I Clash iniziarono a disintegrarsi lentamente soprattutto dopo l’esclusione di Topper Headon a causa della sua forte dipendenza dall’eroina che rendeva difficile lo svolgimento delle registrazioni e dei concerti lo stesso Strummer dichiarò: “La fine è cominciata il giorno in cui abbiamo fatto fuori Topper”. Lo stesso Topper Headon ammise che fu il comportamento più giusto nei suoi riguardi considerando il fatto che lui perse di vista la sua vita.
Il messaggio politico e l’influenza che riuscirono a regalare al mondo
I Clash sono ricordati soprattutto per aver fondato le radici del punk rock di protesta, noti come “i rivoltosi dell’uomo pensante” concetto legato alla loro visione politica. Va ricordato anche che non erano spinti, come band, dal dio denaro, hanno sempre cercato di mantenere budget bassi per loro e per chi li seguiva, anche rispetto a tanti altri gruppi punk della loro dimensione, la loro musica era per tutti. I Clash condividevano con il movimento punk le critiche al sistema e cominciarono a rifiutare atteggiamenti anarchici di molti colleghi come i Sex Pistols forse perché senza ideologie. Ebbero l’appoggio e la solidarietà di molti movimenti di liberazione attivi dell’epoca. Le loro idee politiche erano sempre ben espresse ed esposte nelle loro canzoni, esortavano i giovani a prendere parte alla vita politica, di fatto sono stati i primi ad adoperare la musica come manifesto politico concreto.
Pete Townshend ricorda:
I Clash erano dei poeti. In quanto artisti che lavoravano nel campo della musica erano completamente liberi di esprimere e riflettere il loro disagio nei confronti del mondo che li circondava. Esprimevano rammarico anche per il fatto che le band che li avevano preceduti , come gli WHO, non erano state militanti.”
La band londinese ebbe un impatto incredibile su tutto il mondo della musica, sia nella prima fase, quella legata alla prima ondata del punk, sia nella seconda legata alle nuove influenze. I Clash già a partire dagli inizi degli anni ’80 impressero al punk rock e al rock in generale una svolta che sarebbe rimasta nella storia, e così è stato!