Il blues nasce a New Orleans ma l’origine di tale musica proviene da molto più lontano. Verso la meta’ del 1800 il triste fenomeno della colonizzazione e della schiavitù ’tocco’ le popolazioni dell’Africa Occidentale e dal Mali. Migliaia di schiavi furono prelevati con la forza per alimentare il lavoro nei campi negli Stati Uniti del Sud.
Da qui partì la più grande rivoluzione musicale contemporanea
Gli africani venivano utilizzati come forza lavoro nei campi di cotone, i ritmi erano estenuanti e l’unico sfogo per questi uomini era la musica. Gli urli (field older) le Worsong modello di canto isolato e gli Spirituals hanno preceduto il blues, le sue matrici devono ricercarsi proprio in queste citate rozze forme musicali, che non avevano una specifica connotazione ma erano solo nenie che accompagnavano gli schiavi durante la dura giornata lavorativa. Successivamente, tale disagio cominciò ad avere connotati musicali più precisi. La manodopera la sera cominciò a radunarsi e da qui prese piede la musica delle “dodici battute”.
Canto di una minoranza
Canto di una minoranza, quella afroamericana, il blues è stato – attraverso diverse trasformazioni e reincarnazioni – strumento di cronaca e catarsi, sopravvivenza e consolazione, tanto a livello comunitario – con le sue componenti di danza e intrattenimento – quanto a livello individuale, come incrocio tra confessione autobiografia e liturgica illuminazione del reale e come affermazione di una identità personale e artistica.
Dodici battute e tre accordi, una chitarra e l’introduzione della blues note insieme a tanta voglia di raccontare tramite la musica la triste situazione vissuta durante il giorno, fanno del blues un genere che non appartiene solo agli Stat Uniti del Sud, ma che – attraverso le sue molteplici diramazioni – ha formato la musica attuale. Il blues nasceva come una musica che descriveva uno stato d’animo (blue in inglese significa triste) che andava dalla malinconia fino alla più esasperata disperazione.
Il blues del Delta
Il blues geograficamente nasce nella cosiddetta area del Delta. Un blues verace e sanguigno, contraddistinto da un respiro impetuoso, da attacchi robusti e taglienti, che vedono la chitarra come strumento principale. Essenziali sono le figure di Robert Johnson, Charlie Patton e Blind Lemmon Jefferson che da soli costituiscono una vera e propria antologia.
Tra gli autori sopra citati quello che si affermò maggiormente – per il suo genio artistico – fu Robert Johnson che ancora oggi viene citato musicalmente da innumerevoli musicisti che sono stati contaminati dalla sua genialità a tratti ipnotica e psichedelica. Lo stesso Jimi Hendrix nell’intro di Red House cita il famoso bluesman. La sua Sweet Home Chicago, riproposta in chiave più pop dai Blues Brothers, è ancora un classico del repertorio blues attuale.
Poche note, tanta sofferenza, il blues si esprime così ed ancora oggi lo possiamo ascoltare – nelle sue diverse reincarnazioni – nella musica Rock attuale.
(articolo scritto da Marco Chiusolo)