Il 10 giugno del 2013 usciva l’ultima fatica in studio dei Black Sabbath. Molto atteso il ritorno di Ozzy Osbourne anche se il batterista Bill Ward sarà assente. Un disco potente e ‘vintage’. La ciliegina sulla torta che chiude in ottimo modo la loro lunga carriera.
13 è l’ultimo disco in studio dei Black Sabbath. Si tratta del diciannovesimo album per la storica band britannica. Pubblicato il 10 giugno 2013 dalla Vertigo Records e dalla Republic Records, il disco segna l’importante ritorno di Ozzy Osbourne in studio, assente da Never Say Die! del 1978, e di Geezer Butler che in un disco dei Sabbath manca da Cross Purposes del 1994.
La strada verso il disco della reunion è piuttosto tortuosa. Verso la fine degli anni Novanta la band tiene una serie di concerti tra il 1997 e il 1998 per celebrare la reunion. Nel 2001 iniziano a lavorare a del materiale nuovo ma gli impegni solisti di Ozzy Osbourne fanno rallentare i progetti. Nel frattempo anche gli altri musicisti hanno impegni paralleli, come gli Heaven & Hell di Tony Iommi e Ronnie James Dio. Bisognerà attendere il 2011, con l’annuncio ufficiale di una nuova reunion ma poi ci saranno altri problemi di non poco conto, come la malattia di Tony Iommi.
La strada tormentata della reunion
All’inizio del 2001 i Black Sabbath iniziano a lavorare ad un nuovo disco col produttore Rick Rubin. A causa degli impegni solisti di Ozzy però i lavori slittano e gli altri membri della band si dedicano ad altri progetti paralleli. “Adesso è un po’ diverso registrare. Abbiamo fatto tutti così tanto” ricorda Iommi di quel periodo. “Prima non esistevano telefoni cellulari che squillavano ogni cinque secondi. Quando abbiamo iniziato, non avevamo nulla. Lavoravamo per la stessa cosa. Ora tutti fanno tante altre cose. È molto divertente, ma è davvero diverso, provare a creare un album insieme”.
I Black Sabbath si prendono una pausa fino al 2004 per poi tornare insieme in occasione dell’Ozzfest. Tra il 2005 e il 2006 ottengono importanti riconoscimenti per la loro carriera, entrando prima nella UK Music Hall of Fame e dopo nella Rock and Roll Hall of Fame. Una parte della band poi è impegnata con la raccolta The Dio Years, e registra anche degli inediti: il tutto sarà pubblicato nella primavera del 2007.
Forti del successo di questa pubblicazione i musicisti, gli stessi della la formazione del disco Heaven And Hell (Ronnie James Dio, Tony Iommi e Geezer Butler con Vinny Appice al posto di Bill Ward) partono per un tour mondiale. Per non creare confusioni però cambiano il nome in Heaven & Hell per distinguerla dalla formazione con Ozzy Osbourne. Con questa formazione i quattro realizzano anche un nuovo album in studio dal tiolo The Devil You Know che uscirà nel 2009, l’anno prima della scomparsa del celebre frontman Ronnie James Dio. Dopo questo grave lutto la formazione si scioglie.
Nel novembre 2011 i Black Sabbath tengono una cerimonia importante al Whisky a Go Go di Hollywood, California. Sono presenti tutti i membri della formazione originale e viene annunciata la reunion ufficiale. “Stiamo andando d’accordo, tutto ciò è davvero buono” ha detto Iommi durante la serata. E Butler fa sapere anche che il nuovo materiale ha lo stile dei vecchi Black Sabbath.
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I lavori per il nuovo album
La reunion annunciata nel novembre del 2011 va nella direzione di un nuovo album in studio. In veste di produttore troviamo sempre Rick Rubin. Alla batteria però non troviamo Bill Ward, che per via di dispute contrattuali non ha preso parte alla storica formazione. A febbraio Ward annuncia che non avrebbe preso parte alla reunion, e chiede un “contratto da firmare” in cambio. Non è chiara la natura della rottura, ma la band fa sapere che continuerà senza di lui, pur lasciandogli le porte aperte nella band. Pima di iniziare a lavorare sui nuovi brani nel mese di gennaio a Tony Iommi viene diagnosticato un linfoma e ciò causa non pochi problemi alla band. Le sessioni di registrazioni si tengono in Inghilterra invece che in California.
In estate cambiano i progetti per il tour mondiale e vanno avanti gli screzi con l’ex Bill Ward anche se la band sembra aver già pensato al suo sostituto. Ad agosto riprendono i lavori sul nuovo album, tra piccole anticipazioni su quello che sarebbe stato il titolo. Dopo l’annuncio del primo singolo God is Dead a gennaio del 2013 la band svela che il nuovo album si intitolerà 13 ed uscirà nel giugno seguente. Alla batteria viene annunciata la presenza di Brad Wilk, famoso per aver suonato nei Rage Against the Machine.
Nella primavere del 2013 i Black Sabbath si imbarcano in tour per l’Australia, dove mancavano dagli anni Settanta e poi suoneranno all’Ozzfest Japan il 12 maggio. Le date del tour sono state programmate in modo da consentire a Iommi di poter tornare nel Regno Unito per curare il linfoma. In estate, dopo la pubblicazione del disco, i Black Sabbath tengono un importante tour negli Stati Uniti per poi dedicarsi ai concerti in Europa tra il mese di novembre e dicembre.
L’ultimo ruggito dei Black Sabbath
L’ultimo ruggito dei Black Sabbath è cupo e potente. Già dal primo singolo pubblicato, God is Dead?, si intuisce quello che sarà il sound di 13 . Atmosfere tenebrose e apocalittiche martellate dai riff di chitarra di Iommi. Il brano puzza di anni Settanta e per molti è un ottimo odore. Il secondo singolo, pubblicato a ridosso dell’album è End of the Beginning, accompagnato da un videoclip. Cavalcata in pure stile heavy, il brano contiene un eccellente assolo di Iommi. Spicca anche The Loner, con un riff ossessivo che ricorda da vicino i primi album della band.
Nell’album non mancano le tematiche classiche dei Sabbath, la morte e la vita, il mistero e le tenebre, Dio (non il cantante) e la religione. Il sound è vintage ma ha in sé anche qualcosa di nuovo e questo è sicuramente merito di Rick Rubin. Le ritmiche fresche e precise di Wilk, il basso martellante di Butler che è magistralmente in forma. E poi Iommi, padre protettore del riff con la voce di Ozzy Osbourne, unica e adorabile. Un album in perfetto stile Black Sabbath, che non aggiunge nulla di nuovo ad una band straordinaria, ma è il degno epilogo di una band che ha fatto la storia della musica.
L’album ha un ottimo successo a livello commerciale. Ha debuttato infatti alla posizione n°1 della Official Albums Chart ed è il primo disco in vetta alle classifiche britanniche dai tempi di Paranoid del 1970. L’album è stato in vetta anche nella classifica di Billboard 200, con 155mila copie vendute durante la prima settimana. Nel 2013 l’album si è portato a casa il Metal Hammer Golden God. Con il singolo God is dead? hanno vinto il Grammy Award nel 2014 per la migliore performance metal.
La critica ha dato nel complesso un giudizio positivo. Le uniche note stonate sono quelle di alcuni critici che hanno puntato il dito contro il lavoro di Rick Rubin. Ben Ratliff del New York Times non ha infatti gradito il mastering dell’album: “Il nuovo album dei Black Sabbath è stato prodotto da Rick Rubin, che alcuni ritengono essere uno dei principali criminali nella storia recente della musica altamente compressa e ad alto volume, una delle cause principali dell’affaticamento dell’orecchio… 13 è padroneggiato anche ad alto volume; il suono della chitarra del signor Iommi plana verso l’esterno, lasciando pochissimo spazio, e la batteria rimane alta e presente nel mix. Le tue orecchie non hanno spazio per respirare”.
Critiche o meno 13 è un pezzo di storia dei Black Sabbath. Di lì a poco il loro tour d’addio con il concerto finale di Birmingham tenutosi il 4 febbraio del 2017. La band ha fatto sul serio e da quel momento non è più tornata insieme. Una perfetta lezione di stile.