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E se “Escapology” fosse il miglior disco di Robbie Williams?

Recentemente si è tornati a parlare di Robbie Williams a causa della sua homecoming exhibition a Vale Park in cui avrebbe interpretato la celebre “Don’t Look Back In Anger” di proprietà dei fratelli Gallagher, rivelando anche un simpatico retroscena riguardo la sua separazione dai Take That.

In altre parole, secondo quanto affermato dal britannico, l’aver partecipato alla performance degli Oasis in quel di Glastonbury nel lontano 1995 avrebbe costituito un motivo più che sufficiente a Gary Barlow per porre fine alla sua esperienza con la nota boy band. Salvo poi provvedere a reunion e riammissione dello stesso circa 15 anni dopo, ma questa è un’altra storia. Dopotutto, non siamo qui per discutere di un poco più che anonimo presente, quanto piuttosto di un glorioso passato da solista, perfettamente sintetizzato da un album come, appunto, “Escapology”

Brevi cenni storici

Correva l’anno 2002 e Williams era reduce da un nuovo contratto siglato con EMI dal valore di circa 125 milioni di dollari, all’epoca il secondo contratto più redditizio nella storia della musica dopo quello stipulato fra Michael Jackson e Sony nel 1991, per intenderci. Ebbene, “Escapology” fu proprio il frutto di quel singolare accordo, che avrebbe regalato al cantante ancora qualche soddisfazione prima del rovinoso declino sancito dall’insuccesso di “Rudebox” nel 2006.

Tanto per cominciare, ad anticipare il suo allora atteso quinto album in studio fu il singolo “Feel”, ancora oggi ricordato con affetto dai sostenitori più accaniti, e che riuscì a diventare il più grande successo internazionale del noto entertainer, raggiungendo la prima posizione in Germania, Austria, Paesi Bassi, Italia, Portogallo, Polonia, Romania e Ungheria. Inutile, quindi, ricordare quanto al tempo la giovane popstar stesse vivendo un totale stato di grazia in grado di portarlo ad un successo commerciale perennemente garantito in patria e non solo.

Un rapido tuffo nella tracklist

“Escapology”, in questo senso, avrebbe dovuto rappresentare la definitiva consacrazione musicale di Robbie Williams a livello internazionale, e in effetti – dati alla mano – fu esattamente ciò in cui si trasformò. Con una saggia combinazione di pop e rock music – molto più varia rispetto a quanto fatto nei dischi precedenti –, infatti, il quinto album in studio dell’ex Take That non fu altro che il trionfo del suo eclettismo artistico, perfettamente sintetizzato in ottimi brani come “Something Beautiful”, “Revolution”, “Love Somebody”, “Sexed Up” o “Monsoon”, che riuscirono a garantire una determinante qualità stilistica unita ad evidenti ed efficaci risvolti di natura commerciale.

Come dimenticarsi, poi, della sincera “Come Undone”, subito succeduta dal primo brano improntato sulla nobile arte dello storytelling mai scritto e interpretato dal Nostro, “Me And My Monkey”, in cui ad essere narrate sono le bizzarre avventure dello stesso e della sua scimmietta immaginaria, con tanto di rollerblade alle zampe. E una menzione d’onore a questo punto non può non essere spesa a favore della fantastica ghost instrumental track “How Peculiar (Reprise)”, la quale – come suggerito dal titolo – si fa carico di riprendere quanto già eseguito durante l’omonima opening dell’album, poco prima delle divertenti note conclusive di “I Tried Love”.

Robbie Williams in poche autoironiche parole

In altre parole, si tratta di poco più di 1 ora e 13 minuti della miglior versione disponibile del belloccio di Stoke-on-Trent su disco, nel quale non vengono risparmiati i suoi più acerrimi detrattori e tantomeno se stesso, come d’altronde è possibile riscontrare in tracce come “Handsome Man”, in cui afferma: “Non è così complicato, sono solo giovane e sopravvalutato”.

E pensandoci bene, dopo un attento ascolto dell’opera, non esisterebbe una frase migliore – appena dopo “Let Me Entertain You”, si intende – per poter descrivere il brillante, controverso e divertente personaggio Robbie Williams, qui al timone del suo più completo album da solista, a testa in giù e con il mondo ai suoi piedi.

— Onda Musicale

Tags: Robbie Williams
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