William Thomas “Tommy” Emmanuel nasce a Muswellbrook (Australia) il 31 maggio del 1955 ed è un chitarrista considerato come uno dei migliori al mondo. E’ noto per la sua incredibile tecnica del fingerpicking, unita ai ritmi che egli esegue sul corpo della chitarra, essendo anche un percussionista professionista.
Eletto Miglior Chitarrista Acustico nel 2008 e nel 2010 dal magazine Guitar Player, durante la sua lunga carriera ha suonato con numerosi artisti tra cui Chet Atkins, Eric Clapton, George Martin, John Denver e anche con l’italiano Dodi Battaglia.
Tommy inizia a suonare la chitarra all’età di 4 anni, su richiesta di sua madre che voleva una chitarra d’accompagnamento mentre lei suonava la lap steel guitar. Successivamente (nel 1961) ascolta alla radio per la prima volta il brano Windy And Warm di Chet Atkins e rimane molto colpito dalla sua incredibile tecnica tanto da farne la sua più grande fonte di ispirazione. La figura di Atkins ha davvero un ruolo primario nella formazione di Emmanuel tanto che, ancora oggi, il grande chitarrista australiano lo ricorda spesso durante i suoi concerti.
Nella sua straordinaria carriera Tommy ha vinto innumerevoli premi e ha realizzato oltre 50 dischi. Nel 2000 si è esibito con il fratello Phil (scomparso nel 2018) in uno show dal vivo per la cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici Estivi a Sydney, trasmessa in mondovisione. Il suo stile ha influenzato milioni di chitarristi di tutto il mondo.
Lo abbiamo contattato per rivolgergli alcune domande a poche settimane della sua esibizione in Italia (11 agosto a Sora) e lui ci ha risposto con grande disponibilità. Ecco l’intervista esclusiva.
Se dovessi presentarti a chi non ti conosce, cosa diresti?
“Direi, Ciao mi chiamo Tommy e sono un chitarrista e un cantautore, lavoro nel “business della felicità”, cioè io suono e voi siete felici.“
Sei indiscutibilmente uno dei migliori chitarristi del mondo. Quanto studio e lavoro ci sono per arrivare al tuo livello?
“Ci vuole molto lavoro, mi impegno molto per diventare l’artista che sto ancora diventando. Non ho fatto studi formali, non so leggere la musica, suono tutto a orecchio. Ascolto molto, più invecchio e più imparo il valore di ascoltare attentamente. Quando ero più giovane e sentivo musica nuova che all’epoca mi faceva impazzire, la studiavo e imparavo pensando che la mia reinterpretazione fosse di buona qualità, ma quando anni più tardi mi capitava di sentire la stessa musica mi rendevo conto che da giovane non ascoltavo veramente bene e con attenzione e che non stavo percependo fino in fondo le melodie e gli accordi della canzone nei miei arrangiamenti. È stata un’importante lezione per cominciare a studiare anche l’ascolto. Per quanto riguarda l’effettiva quantità di studio e di esercizio necessari per arrivare al mio livello, questo può variare tanto da persona a persona. Io credo che l’esperienza sia importante in questo. Per tutta la vita io ho suonato la chitarra – con una buona padronanza – in tutti i generi musicali, ma faccio ancora molta pratica e molto esercizio per continuare a migliore. Se parliamo poi di come si diventa un artista di successo, che suona in tour e dal vivo sui palchi, credo serva un bel repertorio di canzoni e essere disposti a dare tutto su un palco e suonare con tutto il cuore quando si ha l’occasione.“
Ricordi quando è stato il tuo primo approccio alla chitarra?
“E’ stata mia madre a regalarmi la prima chitarra, per il mio quarto compleanno. Mi ha insegnato come una canzone viene costruita e strutturata, come contare le battute e come suonare i vari ritmi e a tenere il tempo. Tutto questo me lo ha mostrato mia madre quando avevo quattro anni.“
E’ davvero impossibile non farti una domanda su Chet Atkins. Che ricordo hai di lui e del suo straordinario modo di suonare?
“Chet era un tipo che spiccava, si distingueva. Quando ero un bambino e l’ho sentito suonare per la prima volta sono rimasto meravigliato, proprio dal suo sound. Il sound dei sui album, anche negli anni ’50, era meglio di qualunque altro, a volte è difficile spiegare alla gente il perché, ma lo era davvero. È lo stesso per Django Reinhardt, il suo modo di suonare era migliore di tutti gli altri, per questo eravamo tutti attirati da lui, le sue idee e la sua musica erano meglio di qualunque cosa avessimo mai sentito. Chet suonava sempre benissimo le melodie, era sempre felice quando suonava, e le sue idee erano molto interessanti da quello che mi ricordo. Alcune canzoni che ha scritto all’inizio erano geniali, si potrebbero suonare oggi e qualcuno potrebbe pensare che si tratta di musica di Django, ma invece è una canzone di Chet. Canzoni come “Main Street Breakdown” e “Galloping Guitar” sono travisabili per canzoni di Django ma non lo sono.“
Certamente Chet Atkins e Django Reinhard hanno significato molto per il tuo percorso di crescita professionale. Quali altri artisti o band ti hanno ispirato?
“Ci tengo a dire che sono molte le band e gli artisti e compositori che mi hanno influenzato. Ascolto molti generi musicali e non certo solo i chitarristi. Principalmente ascolto cantanti e sono interessato alla scrittura di canzoni, quindi quando compongo una melodia lo faccio pensando come un cantante. Sono influenzato da tutti quelli che ascolto, da Segovia a Django, a Les Paul. Ho “rubato” qualcosa da ogni musicista jazz che ho ascoltato (Wes Montgomery, George Benson, Herb Ellis, Joe Pass), esistono tantissimi musicisti incredibili. Crescendo ascoltavo musica country (Chet Atkins, Jerry Reed, Merle Travis, Joe Maphis, Albert Lee, James Burton, Roy Nichols con Merle Haggard). Ovviamente una delle più grandi influenze della mia vita sono stati i Beatles, e non solo George Harrison, ma i Beatles come band, come team di scrittura/composizione, come produttori musicali, come idee di scrittura geniale. Ho imparato moltissimo da loro, e se dovessi decidere chi mi ha più influenzato/ispirato come artista dovrei proprio dire i Beatles.“
Nel 2000 hai suonato in occasione della cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici a Sydney, in Australia. In quell’occasione c’era anche tuo fratello Phil. Che ricordo hai di quell’esibizione in mondo visione nella tua nazione?
“Questo è il mio ricordo. Per prima cosa sono stato molto onorato quando mi hanno domandato di suonare alla cerimonia di chiusura delle Giochi Olimpici nel mio paese natale, l’Australia, e volevo condividere l’onore con mio fratello, al quale devo moltissimo. Volevo che anche lui vivesse quell’esperienza, volevo condividerla con lui. Abbiamo preso la decisione di suonare “Back on Terra Firma” di John Jorgenson, una bella scelta. Abbiamo editato la traccia di base (backing track), perché noi avremmo suonato dal vivo. Non molti artisti suonano dal vivo in esibizioni importarti come la Cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici. Molti suonano in playback perché è uno show troppo importante, non è possibile tenere il tempo quando suoni in uno stadio così grande e il suono rimbalza ovunque. Io e mio fratello abbiamo indossato degli auricolari e, ascoltando la traccia in cuffia, abbiamo suonato dal vivo sopra quella. Non mi dimenticherò mai, giusto qualche istante prima dell’inizio della cerimonia, abbiamo sbirciato nello stadio e c’erano 30mila atleti e quasi 200mila spettatori la fuori, le luci e la folla, e ho detto a mio fratello ‘scatta una foto ricordo con i tuoi occhi, perché una cosa così non ci capiterà più nella vita’.“
Nella tua grandiosa carriera hai collaborato con moltissimi grandi musicisti di tutto il mondo. Vedi qualche giovane emergente che potrebbe mettersi in evidenza in futuro?
“Oh mamma mia, ci sono così tanti giovani artisti che ammiro, in tutti i generi. Io vivo a Nashville, una della patrie della musica country e bluegrass, e ci sono artisti come Sierra Hull, Molly Tuttle e tanti altri artisti bluegrass, musicisti e cantanti. C’è un giovanotto croato che si chiama Frano Zivkovic, che adoro, e suona molto come me ma compone anche davvero bene. Ce ne sono tanti la fuori, li apprezzo tutti, e cerco di ascoltarli il più possibile, e rubare più idee possibile.“
La prossima estate sarai in Italia con il tuo tour. Che cosa rappresenta per te il nostro Paese?
“La prima volta che ho visitato l’Italia erano gli anni ’90 e me ne sono innamorato. Amo il vostro stile di vita, la vostra cultura, il vostro cibo, e amo il modo in cui sostenete la musica. La gente in Italia è molto estroversa e dice quello che pensa, e questa è una cosa meravigliosa. Congratulazioni Italia, e grazie della vostra caloroso accoglienza di artisti come me.“
Gli ultimi due anni sono stati molto difficili per tutti, in modo particolare per il mondo della musica dal vivo. Come hai vissuto questi ultimi due anni di pandemia?
“Questa è stata la mia esperienza degli ultimi due anni. Per prima cosa ho dovuto cancellare tutti i miei tour e mi sono dovuto isolare nel mio appartamento in California. È stato molto difficile, perché io amo l’aria aperta, adoro andare in tournée e suonare. Quello che ho fatto per i primi 6 mesi è stato fare ogni settimana FacebookLive e InstagramLive, ho registrato dei video, e poi ho cominciato un bellissimo incarico di composizione della colonna sonora di un film “The tiger rising”, e ho scritto tutta la musica per quel film sul mio cellulare durante il lockdown. Sono anche riuscito a scrivere qualche nuova canzone. Appena ho avuto del tempo libero ho comprato un appartamento a Nashville e mi sono trasferito dalla California. Ero immensamente felice quando tutto è stato piano piano riaperto e ho potuto tornare a suonare dal vivo. Ho anche imparato a cucinare meglio, ho imparato a preparare cibo migliore per me stesso.“
Che progetti hai per il futuro?
“Sai che c’è un detto che dice “come si fa a far ridere Dio? Basta raccontargli i tuoi progetti futuri, così si fa ridere Dio”, quindi i miei piani per il futuro saranno sempre di continuare a migliorare come chitarrista, di migliorare come compositore, voglio migliorare come performer, ma voglio lasciare il mio futuro nelle mani di un potere molto più grande di me. Io vivo nell’oggi, per l’oggi, e tutto ciò che devo fare è affrontare l’oggi, non mi posso preoccupare del domani e devo trovare il modo di perdonarmi per gli errori commessi ieri, perché oggi è l’unico giorno importante.“
In conclusione, è stato davvero un grande onore poterti fare alcune domande e ti ringrazio chiedendoti di fare un saluto ai lettori di Onda Musicale
“Grazie mille! (detto in Italiano) Apprezzo molto che mi abbiate chiesto di rispondere a queste domande, grazie per il supporto e sostegno, grazie per l’affetto e grazie per esserci sempre stati per me, spero di aver donato un po’ di musica e un po’ di gioia all’Italia, voi me ne avete data tanta. Naturalmente mando un saluto a tutti i lettori di Onda Musicale. Ciao! Italy is my ‘amici per sempre‘.”