Approfittando dell’uscita delle date del tour nordamericano ed europeo, vi parliamo di “A Light for Attracting Attention” dei The Smile, il gruppo spin-off dei Radiohead composto da Thom Yorke, Johnny Greenwood e Tom Skinner.
Formatosi durante la pandemia di coronavirus, nel 2021, la band sembra davvero voler ripercorrere le strade dei vecchi Radiohead, ma con la differenza fondamentale della presenza del batterista dei Sons of Kemet, che riesce a dare al disco e alla band una freschezza tutta nuova.
Ma la voglia di ascoltare Yorke & c. è tanta, e questo album è quanto più si possa avvicinare ad un disco della band inglese, anche e soprattutto perché non producono nulla dal 2016, anno di uscita di “A Moon Shaped Pool”.
Inoltre la produzione è nuovamente affidata a Nigel Godrich, storico produttore dei Radiohead. I primi brani li si possono ascoltare già dall’inizio del 2022, e i singoli usciti sono finora ben sei. La prima esibizione pubblica è stata il 22 maggio del 2021, data in cui il trio annuncia (online) di esistere e giorno del concerto a Glastonbury.
“A Light for Attracting Attention”
e’ un disco che vive una sua propria esistenza indipendente, eppure porta con sé un bagaglio che deriva da un sound che tocca “OK Computer” e “The Bends”, mostrandoci anche alcune intuizioni che rimandano ad “Amnesiac” e a “A Moon Shaped Pool”. Il bagaglio che i The Smile si portano dietro è completo, complesso, ma non pesante, perché i percorsi solistici di Yorke e Greenwood offrono una serie infinita di suggerimenti. La sensazione complessiva di “A Light for Attracting Attention” è quella di ascoltare un album nuovo, incredibile, ma riconoscibile e coerente.
L’attenzione su cui si focalizza il disco è il presente, inteso come momento del qui e ora. C’è attenzione ai cambiamenti climatici e alla devastazione che il mondo sta subendo, giorno dopo giorno.
Prendete la traccia iniziale, “The Same“, in cui Yorke prende di mira non spettatori ambivalenti né detentori del potere del male, ma le persone che subiscono tutto, stando in mezzo ai giochi.
In modo del tutto naturale, la traccia successiva è “The Opposite”. Un ritmo di batteria veloce e serrato crea la scena per l’ingresso della chitarra di Greenwood, con melodie che diventano sempre più sfocate. Fortunatamente, Skinner, un veterano del jazz, mantiene il ritmo.
Il primo singolo è anche il brano successivo
“You Will Never Work in Television Again”, è già uscito il 5 gennaio scorso. Con un riff che ricorda un bel po’ “Bodysnatchers” (da “In Rainbow”), la canzone, in meno di tre minuti, descrive il tipo di pessima condotta che ha afflitto l’industria dello spettacolo per decenni. È chiaro il riferimento al nostrano Bunga Bunga, ricordandoci, tra l’altro, che la moglie di Yorke è italiana.
“Pana-Vision” ci fa entrare in mondi musicali che fanno riferimento al minimalismo di Philip Glass. La voce di Yorke è dolce e sublime, ma questo ci indica solo che una bella voce non garantisce la leggerezza di una canzone. Dopo di che, una linea di basso orecchiabile ti costringe a provare a suonare “The Smoke“, una traccia che sembra quasi un bel blues divertente, prima di renderti conto che Yorke sta cantando della fine del mondo. “Ci diamo fuoco“, ripete, accompagnato dal suono degli ottoni.
Il fuoco pervade “A Light fo Attracting Attention“. Thom Yorke ci ha sempre messo in guardia dal cambiamento climatico, ma le nostre mosse hanno reso il nostro mondo solo più cupo – e più caldo. “La nostra città è in fiamme”, grida in “Speech Bubbles“. “Le fiamme si alzano”, nella seguente “Thin Thing“.
Uno dei momenti più avvincenti del disco
potrebbe essere dato dalla cupezza acustica di “Free In the Knowledge“, in cui la chitarra è supportata da poco più che sottili raggi di luce sonori, mentre Yorke riflette sobriamente annunciando che siamo “Liberi nella conoscenza / Un giorno questo finirà / Liberi nella conoscenza / Che tutto è cambiato“.
L’album dei The Smile continua virando tra il pungente e il sublime, e termina con “Skirting on The Surface“, una canzone che avvolge tutto il disco in una meditazione zen sulla transitorietà della vita; il falsetto di Yorke, le chitarre di Greenwood e una sezione ritmica che non sarebbe stata fuori luogo su “Blackstar” di Bowie, accennando alla possibilità di trovare la luce dietro a tutta questa oscurità.
Questo album non dice che l’amore è la risposta, o qualsiasi altra cosa. Non è nemmeno gioire nella promessa che le persone malvagie al potere avranno il loro giorno della resa dei conti. i The Smile ci chiedono di considerare la possibilità che la vita sia già diventata bella come non mai. “Skrting on the Surface” sembra suggerire che ci possa essere un certo tipo di pace, ma “Free in the Knowledge” non può immaginare uno scenario in cui non scendiamo a combattere. L’incertezza della vita, attraverso le canzoni.
L’unica cosa certa è invece la presenza dei The Smile in Italia, con i concerti al Fabrique di Milano, il 14 luglio; a Ferrara il 15 luglio; Macerata il 17 luglio; al Parco della Musica di Roma, il 18 luglio; al suggestivo teatro antico di Taormina, il 20 luglio.